ilsole24ore.com, 9 luglio 2025
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Di fronte a un sistema universitario nazionale percepito come rigido e in difficoltà nel collegamento con il mondo del lavoro, migliaia di studenti italiani guardano oltre confine per costruire il proprio futuro accademico. Un fenomeno che, però, riguarda anche i coetanei francesi e spagnoli.
Gli orizzonti degli studenti italiani si fanno sempre più internazionali. Dopo la maturità, cresce costantemente il numero di chi decide di iscriversi a un’università estera, attratto da una formazione più pratica, corsi in lingua inglese, ambienti multiculturali e, in molti casi, costi più sostenibili.
Secondo i dati Eurostat, nel 2021 erano circa 17 mila i giovani italiani impegnati in corsi di laurea triennale o master all’estero. Ma le cifre sono in rapida crescita: secondo Erudera, nel 2024 erano già oltre 77 mila.
In cima alla classifica delle destinazioni scelte troviamo il Regno Unito, con oltre 14 mila studenti italiani iscritti, seguito da Austria (9 mila) e Germania (8 mila). Anche la Spagna – meta storica per l’Erasmus – accoglie più di 6 mila studenti italiani, mentre i Paesi Bassi, noti per i loro atenei innovativi e fortemente internazionalizzati, ne ospitano poco più di 4.500.
I motivi della fuga: costi più bassi e corsi in inglese
Se Oxford e Cambridge richiedono circa 30 mila sterline l’anno, e i college americani oscillano tra i 40 e i 60 mila dollari, molti atenei europei rappresentano un’alternativa di qualità con rette decisamente più accessibili.
Il Trinity College di Dublino, ad esempio, propone corsi triennali a 3 mila euro l’anno. Le università di Amsterdam e Delft si aggirano sui 2.500 euro. In Germania, in media, si pagano circa 700 euro di tasse universitarie. Nei Paesi nordici, in particolare in Danimarca, la formazione universitaria è gratuita per i cittadini europei, con la possibilità di ottenere un sussidio per chi lavora part-time durante gli studi.
Il fattore linguistico è determinante: la diffusione di corsi in inglese in Paesi Bassi, Germania, Irlanda e Scandinavia rende più agevole l’inserimento accademico per molti studenti italiani. Ma conta anche l’approccio didattico: meno teoria, più laboratori, progetti di gruppo, stage integrati nel curriculum e orientamento concreto al mercato del lavoro.
Brexit e visti: l’effetto sulle scelte
La Brexit ha modificato l’accesso alle università britanniche. Gli studenti europei, italiani inclusi, devono ora richiedere una Student Visa per soggiorni superiori ai sei mesi, dimostrando la disponibilità economica per coprire le spese di permanenza. Le università inglesi, tuttavia, continuano ad attrarre, grazie al loro prestigio e all’ampia offerta formativa.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, dove studiano oltre 2.500 italiani, l’incertezza sulle politiche migratorie e sui controlli imposti agli studenti internazionali ha rallentato le iscrizioni, sebbene le università americane restino tra le più ambite al mondo.
I corsi più richiesti? Business, ingegneria e scienze politiche
Business, management e ingegneria restano tra le facoltà più scelte dagli studenti italiani che vanno all’estero, seguite da scienze politiche, biotecnologie, design e comunicazione. In molti casi si tratta di corsi offerti interamente in inglese e inseriti in contesti urbani vivaci e internazionali, capaci di attrarre studenti da tutto il mondo.
Gli studenti francesi: tra Belgio, Canada e Svizzera
Anche la Francia vede un numero crescente di giovani scegliere di proseguire gli studi universitari all’estero. Secondo i dati di Campus France, nel 2023 erano circa 100 mila gli studenti francesi iscritti a università fuori dal Paese.
Il Belgio è la prima destinazione: la lingua comune, la vicinanza geografica e la forte cooperazione tra i sistemi universitari hanno favorito nel tempo flussi stabili di studenti. Seguono la Svizzera, in particolare le università di Ginevra, Losanna e Friburgo, e il Canada, con un focus sulle province francofone come il Québec.
Il Regno Unito, nonostante il calo post-Brexit, rimane una meta strategica, soprattutto per chi punta a specializzazioni nel business e nelle relazioni internazionali.
Molti francesi sono attratti anche dai programmi dual degree e double diploma, che permettono di ottenere due titoli di studio riconosciuti in diversi Paesi. In crescita anche l’interesse per i Paesi scandinavi e per l’Asia, soprattutto Corea del Sud e Giappone, grazie a borse di studio e accordi bilaterali.
Gli studenti spagnoli: mete più europee, con Regno Unito in testa
Nel caso della Spagna, sono circa 55 mila gli studenti che scelgono di formarsi all’estero. In cima alla lista c’è ancora il Regno Unito, nonostante l’uscita dall’UE: università come King’s College, University College London o Manchester rimangono molto attrattive.
Seguono Germania e Francia, dove gli studenti spagnoli approfittano dei numerosi programmi Erasmus+ per iniziare un percorso che spesso si trasforma in una laurea completa fuori dai confini nazionali.
Sempre più spagnoli si orientano verso i Paesi Bassi, attratti dalla vasta offerta di corsi in inglese e da un modello universitario considerato all’avanguardia. In crescita anche l’interesse per Italia e Portogallo, complici la vicinanza culturale e linguistica.
Le facoltà più gettonate? Ingegneria, economia, scienze sociali e medicina. In generale, come accade per gli studenti italiani, anche gli spagnoli ricercano percorsi formativi più flessibili, internazionali, e strettamente collegati al mondo professionale.