Avvenire, 9 luglio 2025
Amministratori locali «sotto tiro» Crescono intimidazioni e minacce
«La mia Renault Clio aveva solo 12mila chilometri, ma si era già accesa una spia. Poteva essere un problema meccanico, certo non così grave da far scoppiare il motore. Eppure, quando prese fuoco nel parcheggio davanti al comune, pensai potesse essere effetto di un’auto combustione...». Dall’estate del 2017 Alessandro Cammarata, attuale vicesindaco del Comune piemontese di Carmagnola, non crede più a certe coincidenze: «Ero da poco entrato nella Giunta della mia città come assessore ai lavori pubblici, i Vigili del fuoco lo reputarono un incidente. Ma un anno dopo, quando le fiamme distrussero nuovamente la mia auto, anche altri rappresentanti della Giunta avevano assistito al rogo delle proprie vetture. La nostra amministrazione era sotto attacco della criminalità organizzata...».
Cammarata ha subito due attentati incendiari e diversi atti intimidatori e minacce. A mettere nel mirino la sua Giunta sarebbero stati uomini vicini ai clan della ’ndrangheta, imputati e condannati due anni fa nel processo Carminius. Fatti gravi che si ripetono, da Nord a Sud, con una frequenza preoccupante. In tre lustri di “censimento”, l’associazione Avviso Pubblico ha annotato infatti un numero altissimo di episodi del genere: 5.716 atti intimidatori o vicende di minaccia o violenza nei confronti di amministratori locali, funzionari e dipendenti pubblici e personale della pubblica amministrazione. La media, davvero inquietante, è di 381 intimidazioni l’anno, 32 ogni mese, una al giorno. I dati, aggiornati al 2024, sono contenuti nel rapporto «Amministratori sotto tiro», il quindicesimo stilato dall’associazione di enti locali, presentato ieri a Roma.
Incendi, aggressioni, messaggi social e mail
Nel 61% di casi, il bersaglio sono i sindaci. E le mafie minacciano soprattutto i piccoli Comuni. Nel campionario criminale, spiccano gli incendi (17% ), seguiti da lettere, mail o biglietti intimidatori (13%); utilizzo dei social network (13%); danneggiamenti di auto, case o altre proprietà (12%); scritte offensive su muri e strade cittadine (12%); e aggressioni fisiche (11%).
Al Sud oltre la metà degli episodi
Dal dossier si evince come Sicilia, Calabria, Campania e Puglia, le quattro regioni d’origine delle mafie nostrane (cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra e sacra corona unita) faccciano registrare il 57.5% del totale nazionale (3.286 casi dal 2010 al 2024). Nel resto d’Italia, la prima regione è la Lombardia (337 casi), seguita da Lazio, Toscana e Veneto. Nelle province di Napoli, Cosenza, Reggio Calabria e Palermo (uniche a superare i 200 episodi annui) sono stati censiti in tutto 1.168 atti intimidatori, oltre il 20% del totale. Roma sta al sesto posto (con 180 casi in 15 anni). Nuoro al decimo (139). Milano al 12esimo (126) e Torino al 14esimo (116). Gli amministratori locali sono «pressati dalla criminalita organizzata, sempre piu invasiva e capace di infiltrarsi nel tessuto economico e sociale», osserva il presidente di Avvviso Pubblico, Roberto Montà, lamentando come ciò avvenga in una fase in cui si registra un «drammatico calo d’affluenza alle urne» e una «difficoltà a comporre le liste elettorali».
Intimidazioni in crescita
Il rapporto fa suonare un altro campanello d’allarme. Dopo cinque anni consecutivi di costante calo, nel 2024 si sono contati 328 episodi (+4% rispetto al 2023, quando furono 315), al ritmo di uno ogni 27 ore. Un dato che non raggiunge il picco del 2018 (574), ma che segnala una ripresa da monitorare. Al contempo, nell’anno passato, si è registrato un ulteriore calo di Comuni interessati (206, – 2% rispetto al 2023) e province coinvolte (69, – 10%), nonché delle Regioni (16, mentre in 4 non sono stati registrati atti minatori: Basilicata, Molise, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige).
Piantedosi: tutelare gli amministratori locali
Nel rapporto, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi scrive che «gli amministratori locali devono supportati e tutelati davanti alle aggressioni, verbali o addirittura fisiche, che troppo frequentemente subiscono». Un impegno delle istituzioni nazionali ribadito dalla sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro e dalla presidente della Commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo, intervenute alla presentazione del dossier: «Noi dobbiamo evitare che prevalgano la solitudine e la paura dei singoli», conclude Colosimo, perché «i comuni sono il primo punto di approdo per il cittadino».