corriere.it, 8 luglio 2025
Mario Balotelli: «Alcuni compagni in nazionale non sapevano l’inno e mi arrabbiavo. Vacanze in Thailandia a fare muay thai, mi alleno alle 8 tutti i giorni: a Palermo andrei volentieri»
Mario Balotelli, ospite del canale Youtube del giornalista Sandro Sabatini (con lui anche il fratello Enock e il grande amico Emiliano Viviano), si è raccontato a 360 gradi tra passato, presente e un futuro ancora da scrivere: svincolato dopo l’esperienza non felice al Genoa, cerca una squadra ed è stato accostato, tra le altre, anche al Palermo. Ossia la città in cui è nato, prima di trasferirsi a 3 anni a Brescia dove venne adottato dalla famiglia Balotelli.
L’ultimo capitolo, al Genoa, ha occupato la prima parte dell’intervista: «C’erano squadre estere, lontane, interessate a me in autunno ma volevo stare in Italia: il Genoa mi voleva, specie con Gilardino c’era un contatto diretto, così ho scelto loro. Io casinista? Potete chiedere ai miei compagni di squadra, nessuno può affermarlo. Sono arrivato in ritardo, forse quattro volte nella mia vita. Gli ultimi mesi li ho fatti tutti a parte, Vieira mi ha messo ai margini dopo che gli ho scritto un lungo messaggio in seguito a un Lecce-Genoa nel quale mi sono scaldato tutto il secondo tempo senza mai entrare. Non mi ha mai risposto e negli ultimi due mesi non avevo neanche il preparatore: Vieira non ne voleva sapere di me. Non c’erano attriti o litigi passati all’Inter, al Manchester City (sono stati compagni, da calciatori) o al Nizza, dove mi aveva allenato, anche se pure lì nell’ultimo mese ero finito fuori squadra: poi andai al Marsiglia e gli feci gol subito”.
Ora il presente, dopo un periodo di vacanza: «Fino a una settimana fa ero in Thailandia a fare muay thai, adesso mi sto allenando tutti i giorni. Mi sveglio alle 7, alle 8 inizio a fare palestra e allenamento perché altrimenti fa troppo caldo. Oggi sono un po’ più propenso ad andare all’estero, ma non escludo l’Italia. Palermo? Mi piacerebbe, perché no? Sarebbe una piccola chiusura del cerchio, di recente ci sono stato per ritrovare dopo tanti anni la madrina del mio battesimo che ho ritrovato attraverso i social network».
La nazionale: «Un sogno, in azzurro cambiavo completamente»
Lungo il capitolo dedicato alla maglia azzurra, quella a cui è stato più legato: «Non c’è più la nazionale di prima, per noi era un sogno e adesso per molti è un obiettivo perché è più facile arrivarci. Io portavo a casa persino le calze da allenamento, le mutande, le portavo orgoglioso a mia madre. Io in nazionale cambiavo, anche nel modo di giocare, completamente. Mi sentivo più in dovere di altri di far vedere quanto fossi attaccato alla nazionale. Ogni tanto arrivavano giocatori che non sapevano l’inno e io mi arrabbiavo, ci rimanevo male. Il Mondiale del 2014? Partimmo bene, ma andò male. A mezzogiorno non si riusciva a respirare, gli altri andavano a 200 all’ora e noi non riuscivamo invece a fare uno scatto, io sbagliai anche un gol facile contro la Costarica. Con Buffon ho sempre avuto un buon rapporto. Le critiche di Chiellini nel suo libro? Poi ne abbiamo parlato, mi ha chiamato, non aveva intenzione di offendere».
«Sergio Ramos è il difensore più forte che mi abbia mai marcato: i più forti difensori con cui ho giocato sono stati invece Samuel e Materazzi. Simone Inzaghi a me piace, ha fatto due finali Champions e poi nella gara secca può succedere di tutto. Mi piace anche Kean come attaccante, è migliorato tantissimo».
«La lite con Boban? Era successa a Roma dopo una sconfitta con il Milan. Già non volevo andare, ma mi aveva obbligato Galliani. Ha iniziato a fare domande di m...., in quel momento ero arrabbiato per la sconfitta e lui aveva iniziato ad attaccarmi personalmente. Così abbiamo litigato».
«A Brescia, quando mi hanno messo fuori squadra, davano colpa a me: ora dopo quanto è successo alla società hanno capito che forse la colpa era del presidente».
«Non ho Sky e Dazn, solo digitale terrestre: vedo quelli che vendono le case oltre ai canali tradizionali».
«Allegri riconosce i calciatori di qualità e li lascia liberi, mi sono trovato bene con lui al Milan. Non è assolutamente un difensivista».
«La maglia dell’Inter lanciata contro il Barcellona? Mi avevano insultato e ho avuto una reazione da ragazzino».