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 2025  luglio 08 Martedì calendario

Dai jeans in Bangladesh agli iPad in Thailandia: così Trump ha scelto a chi inviare la lettera

Non c’è l’Unione europea né la Cina, con la quale un pre-accordo è stato comunque raggiunto dopo una escalation a tre cifre. Non ci sono neanche i vicini nordamericani, Messico e Canada, con i quali il presidente americano tratta separatamente. Né il Vietnam – intesa siglata pochi giorni fa – né Taiwan, mentre Giappone, Corea del Sud e Thailandia non sono stati risparmiati. Il nuovo gioco di Donald Trump è un risiko dei dazi in cui chi è di turno scrive un numero su un foglio di carta e lo gira ai propri partner commerciali. Poche regole: il turno non passa mai di mano e gli avversari non sanno se e quando saranno coinvolti.
Trump lunedì 7 luglio ha rispettato la promessa: dopo le 18 – ore italiane – sono arrivate 14 lettere, ad altrettanti Paesi, che fissavano i dazi imposti ai loro beni in arrivo negli Usa, rinviando l’entrata in vigore all’1 agosto. Bruxelles ha aspettato invano alcune ore, con gli ambasciatori dei 27 riuniti nel Coreper pronti a ricevere la missiva e studiare una risposta. La lettera è invece arrivata ad altri partner commerciali, alcuni di quelli più alti nella classifica del deficit commerciale con gli Stati Uniti. Ma anche altri Paesi con un volume di scambi insignificante per Washington.
La bilancia commerciale di Washington: un deficit da 800 miliardi di dollari
La Cina è il Paese con il surplus maggiore, oltre 270 miliardi di dollari, e Trump ha raggiunto con Pechino un accordo-quadro lo scorso giugno. Il Messico con 157 miliardi e il Canada con 55 miliardi sono il secondo e nono Paese con maggiore surplus con gli States, e da marzo pagano dazi al 25% sulle loro merci con diverse esenzioni. Con il Vietnam Washington ha un deficit commerciale di 117 miliardi (terzo in classifica), e ha siglato una settimana fa un accordo per dazi al 20%. Poi ci sono Irlanda (82 miliardi) e Germania (78), che fanno parte dell’Ue e non hanno ricevuto la lettera, così come l’Italia (40 miliardi, 12 esimo partner con maggior squilibrio). L’altro Paese alleato esentato dal primo round di missive è Taiwan (sesto con 68 miliardi).
Le lettere di Trump ai 14 Paesi: quelli con più surplus
A tutti i Paesi sovracitati, per ragioni diverse, non sono arrivate lettere. Ne sono state spedite, in questo primo round, 14, alcune delle quali hanno effettivamente colpito i partner con il maggiore surplus nei confronti di Washington. E sono state pubblicate su Truth non tutte insieme, ma un po’ alla volta. Sempre nella strategia trumpiana del dividi et impera. I primi due annunciati da Trump con la pubblicazione del testo sul suo social Truth sono Giappone e Corea del Sud. Settimo e ottavo Paese a vantare il maggior surplus con gli americani, rispettivamente 73 e 70 miliardi di avanzo commerciale.
A loro Trump ha imposto nuove tariffe al 25%, non chiudendo definitivamente a un accordo diverso. Ma intanto a essere colpito sarà un’altra importante fetta dell’export dei due Paesi verso Washington: dopo le auto, che sono la voce più importante e già daziata con tariffe specifiche, verranno sovra-tassati anche i 60 miliardi di dollari di macchinari.
Colpita con dazi al 36% la Thailandia, che è il decimo Paese con più surplus (45 miliardi), soprattutto derivato dalla vendita di prodotti di elettronica. La Apple, ad esempio, ha trasferito qui parte della produzione di iPad, MacBookPro e Apple Watch dopo la stretta agli scambi con la Cina decisa da Trump durante il suo primo mandato.
Anche Malesia (14 esimo, 25), Indonesia (15 esimo, 18), Cambogia (18 esimo, 13 miliardi), Sudafrica (21 esimo, 10 miliardi) e Bangladesh (24 esimo, 7 miliardi) sono alte nella classifica, seppur con importi non paragonabili ai partner maggiori. Nei Paesi del Sudest asiatico molte grandi aziende statunitensi – ma non solo – dell’abbigliamento e della manifattura hanno trasferito parte della produzione a basso valore aggiunto, e ora hanno tutto da perdere da tariffe maggiori.
Le lettere di Trump ai 14 Paesi: le sorprese
Tra i 14 Paesi colpiti ce ne sono poi alcuni con i quali gli scambi sono quasi omeopatici e anche il deficit di Washington è molto basso. Trump ha previsto tariffe del 25% al Kazakistan, che ha un surplus di circa 2 miliardi di dollari, del 25% alla Tunisia (circa 1 miliardo), 35% alla Serbia (meno di un miliardo), 40% a Myanmar (600 milioni di dollari) e Laos (650 milioni), 30% alla Bosnia ed Herzegovina (circa 200 milioni).
I dazi annunciati lunedì 7 luglio sono comunque uguali (per Thailandia 36%, Indonesia 32%, Sudafrica 30% Corea del Sud 25%,) o inferiori (Myanmar da 44 a 40%, Laos da 48 a 40%, Bosnia da 35 a 30%, Serbia da 37 a 35%, Bangladesh da 37 a 35%, Tunisia da 28 a 25%, Kazakistan da 27 a 25%) a quelli presentati ad aprile. Maggiore solo per la Malesia e Giappone, da 24 a 25%.