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 2025  luglio 08 Martedì calendario

Spese militari rapide no del Carroccio salta l’emendamento

Il progetto è fallito. Il ministero della Difesa aveva tutte le opposizioni contro ma soprattutto è stata la Lega a mettersi di traverso. Attraverso una proposta di modifica al decreto Infrastrutture, in discussione nella commissione Trasporti della Camera, si voleva aprire una corsia privilegiata all’acquisto e alla produzione di materiale bellico e militare. Dunque bombe, missili, radar, lanciatori, navi e treni militari. In che modo? Eliminando il filtro della Corte dei Conti e derogando, con il sigillo del segreto, alla normativa sugli appalti pubblici.
Il partito di Matteo Salvini, che rispetto al resto della maggioranza ha una posizione decisamente più cauta sul tema del riarmo e sulle spese militari, è salito sulle barricate. Sta di fatto che la proposta di modifica in questione non è mai approdata sul tavolo della commissione, che ieri fino a tarda sera ha esaminato il provvedimento.
In mattinata però non sono mancati momenti di tensione in un filo diretto tra dicastero della Difesa, palazzo Chigi e parlamentari di maggioranza, soprattutto i relatori Elisa Montemagni della Lega, Francesco Battistoni di Forza Italia, e Antonio Baldelli e Massimo Milani di Fratelli d’Italia.
Anche durante la riunione dell’ufficio di presidenza della commissione ha fatto capolino la questione delle armi. Il tema è stato posto con grande forza dalle opposizioni. Il deputato del Pd Andrea Casu ha chiesto garanzie al governo per scongiurare forzature e sorprese dell’ultimo momento. A lui ha risposto il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Tullio Ferrante, FI, dicendo che l’emendamento «per il momento» non è stato depositato. Un’affermazione che tuttavia non ha convinto del tutto le opposizioni poiché non sono state date certezze sul futuro. E anche perché l’idea di bypassare i controlli dei magistrati contabili è circolata in ambienti di governo, non a caso, due settimane dopo il vertice dell’Aja che ha fissato l’incremento delle spese militari al 5%. «Tutti usano il termine ‘velocizzare’ ma in realtà sarebbe più corretto parlare di elusione dei controlli su miliardi e miliardi di spesa militare», commentava ieri mattina Elisabetta Piccolotti di Alleanza verdi e sinistra dai microfoni diSkyTg24 : «Tra l’altro – per la deputata rossoverde – l’industria militare internazionale è un settore complesso e strategico, e la spesa si perde in mille rivoli su cui è bene avere assoluto controllo». Nel mirino era finita proprio la Lega «che si spacciava per pacifista e invece è in una maggioranza che punta solo su armi e riarmo per fronteggiare il drammatico clima internazionale».Dal ministero giurano che i controlli, nel caso in cui la norma dovesse tornare in campo, sarebbero superiori e non inferiori a quelli attuali. Per di più questa “corsia” privilegiata riguarderebbe solo il 5% dei contratti della Difesa. Di certo, per adesso, il testo non ha superato il muro leghista e a Montecitorio tutta la maggioranza si affretta a dire che in realtà l’emendamento «non è mai esistito». Un modo per gettare acqua sul fuoco e allontanare le voci di una spaccatura tra i partiti di governo. L’opposizione resta in allerta sospettando che dopo il cambio di rotta sui pedaggi, il governo abbia voluto evitare, solo per adesso, un nuovo scontro interno sulle armi e sui controlli legati all’acquisto e alla costruzione. Il Movimento 5 Stelle era stato durissimo nel definire «inquietante» l’emendamento «a tutto a beneficio dei signori delle armi, delle lobby e dei fondi di investimento a supporto». Ma il ministero della Difesa non aveva fatto i conti con la reazione ostile della Lega.