La Stampa, 8 luglio 2025
Anime alla conquista di Netflix La nicchia ora è un fenomeno pop
Il prodotto più di successo su Netflix? Non è Squid Game. E nemmeno Mercoledì o il true crime. Sono gli anime giapponesi. All’Anime Expo, svoltosi a Los Angeles dal 3 al 6 luglio, il colosso dello streaming ha rivelato che, negli ultimi cinque anni, le visualizzazioni dell’animazione nipponica sono triplicate a livello globale. Oggi più del 50% degli abbonati, ovvero 150 milioni di famiglie, stimate in 300 milioni di spettatori, guardano anime. I numeri parlano chiaro: nel 2024 ben 33 titoli sono apparsi nella Netflix Global Top 10. Più del doppio rispetto al 2021.
Un altro dato interessante è che più dell’80% degli spettatori guarda le versioni doppiate. Per far fronte alla richiesta sempre maggiore, Netflix ha quindi cominciato a far doppiare gli anime in più di 33 lingue. Tra i prodotti più apprezzati degli ultimi mesi ci sono Sakamoto Days e Cyberpunk: Edgerunners 2, sequel dell’Anime of the Year ai Crunchyroll Anime Awards del 2023 (per capirci: il premio più importante del settore, l’equivalente degli Oscar del cinema).
Vi starete chiedendo: ma come sono passati da fenomeno di nicchia a fenomeno globale? In parte c’entra anche la pandemia di Covid. Durante il lockdown del 2020 la vendita di biglietti cinematografici in Usa è diminuita dell’80%, in Giappone del 45%. Non è successo però lo stesso al mercato degli anime, che ha subito una contrazione solo del 3,5%, con un valore di mercato di circa 21,3 miliardi di dollari. Nello stesso anno, sempre in Giappone, è uscito il più grande successo cinematografico di tutti i tempi nella storia del paese: Demon Slayer the Movie: Mugen Train, che ha in cassato più di 500 milioni di dollari nel mondo. E, indovinate un po’? È sempre un anime. Nel 2021 i tre più grandi successi del cinema giapponese sono stati, ancora, tre anime: il primo è Jujutsu Kaisen 0, film basato sull’amatissimo manga di Gege Akutami.
Secondo Parrot Analytics la richiesta di questi titoli nel mondo è aumentata del 118%, rendendolo il settore in maggior crescita dalla pandemia in poi (lo studio combina non solo il numero di visualizzazioni, ma anche l’attività social e le ricerche su internet). Il segreto sta nell’aver coinvolto un pubblico con una demografica vastissima. Al contrario di quanto molti continuano a pensare in Italia (e non solo), ovvero che fumetti e «cartoni animati» siano destinati principalmente ai bambini, l’animazione giapponese punta a un pubblico più adulto. E non solo «otaku», quelli che in Occidente potremmo chiamare «nerd». Gli anime oggi sono visti da persone di tutte le età, sesso ed estrazione sociale. Come dicevamo, da nicchia sono diventati un fenomeno pop. È un po’ quello che è successo ai videogiochi negli Anni ‘90: da passione per pochi, sono arrivati nelle case di tutti. E il bello è che adesso chiunque ne vuole parlare: per fortuna sono lontani i tempi in cui si veniva bollati come «strani» se si leggeva Dragon Ball o Sailor Moon.
Questo perché le storie sono sempre molto originali e trattano temi forti e sentiti da tutti, come l’ansia sociale, la paura di non essere accettati, il sentirsi diversi, il cambiamento climatico e il confronto tra esseri umani e tecnologia. Il tutto con personaggi presi in prestito al folklore e alla fantascienza, come maledizioni e mostri, ma comunque sempre estremamente legati alla realtà. Come ha detto nel 2023 Guillermo Del Toro, accettando l’Oscar per il suo bellissimo Pinocchio in stop motion: «L’animazione è cinema. Non è un genere. Ed è pronta a fare il passo successivo». Indovinate chi l’ha prodotto? Sempre Netflix. Il potenziale è enorme: pensiamo a tutto il mercato di gadget collegato. Non stupisce quindi che a marzo 2022, all’AnimeJapan convention di Tokyo, Netflix abbia detto che nei prossimi anni avrebbe lanciato più di 40 nuovi titoli. Ci hanno visto lungo.