il Fatto Quotidiano, 7 luglio 2025
Ma mi faccia il piacere
Dependence Day. “Noi e gli Usa parliamo la stessa lingua” (Giorgia Meloni, premier FdI, 2.7). Eseguiamo gli ordini prim’ancora che arrivino.
Di corsa. “Il ritorno di Formigoni alla convention di FI: ‘Con lui la Lombardia correva di più’” (Corriere.it, 29.6). Dal Pirellone al carcere di Bollate fu un attimo.
Senti chi parla. “Italia Viva votò La Russa presidente del Senato per avere la Vigilanza Rai” (Carlo Calenda, leader Azione, Stampa, 12.4.23). “Alla prossima legislatura si vota per il Quirinale, io non voglio La Russa presidente della Repubblica” (Matteo Renzi, leader Iv, 3.7.25). Lo preferisce presidente del Senato.
Che tempo che fa. “Bonelli dà la colpa alla Meloni perfino per l’estate afosa” (Libero, 2.7). Non piove, governo ladro.
Diversamente disarmo. “Chi si oppone al riarmo dica cosa fare, non solo cosa non fare… La difesa non sono solo missili, ma cybersicurezza, militari che aiutano la società in emergenze e calamità, più risorse per tutti… scudi e computer” (Beppe Severgnini, Otto e mezzo, La7, 26.6). “Carri e sottomarini, corsa alle acquisizioni” (Stampa, 2.7). “Il riarmo dell’industria italiana. I missili raddoppiano. Accordi per droni e carri armati” (Foglio, 5.7). E niente, nessuno che compri un computer o uno scudo.
Un altro nemico. “Nelle prigioni bielorusse è rinchiuso anche il futuro dell’Europa. Per questo il riarmo è ben più di una voce di spesa” (Foglio, 4.7). Ah ecco a cosa servono quei 70 miliardi in più all’anno per le armi: a bombardare le carceri bielorusse.
Nuove reclute. “L’Europa suddita degli Usa favorisce l’abbandono dell’Ucraina” (Nathalie Tocci, Stampa, 3.7). “Lo stop alle armi a Kiev è un regalo al Cremlino. Dal destino dell’Ucraina dipende il nostro” (Paolo Gentiloni, Stampa, 4.7). Forza, adesso o mai più: arruolatevi.
Un pesce di nome Zanda. “Schlein e Conte senza il carisma per aspirare alla leadership” (Luigi Zanda, ex senatore gentiloniano Pd, Corriere della sera, 4.7). Vuoi mettere un Gentiloni o uno Zanda?
Mar di Papeete. “Conte non esitò a guidare i suoi due governi appoggiandosi a maggioranze differenti: la prima volta con il leghista Salvini; la seconda, buttato a mare il capo del Carroccio, con il Pd… Egli sa bene che la memoria dell’opinione pubblica è alquanto corta” (Stefano Folli, Repubblica, 2.7). C’è persino chi s’è scordato che nell’agosto del 2019 fu Salvini a buttare a mare Conte e non viceversa.
Wanted vivo o morto. “Obiettivi e astuzie dei proclami di Conte… Ha individuato un paio di spunti ricorrenti, nei quali si rifugia abilmente… Il primo è il riarmo… il secondo è la povertà… Egli argomenta, s’infervora, dà l’idea di credere in quello che dice… Si presta a interviste televisive e cartacee, confronti a due, a tre e a quattro… La missione di Conte consiste nel fare il pieno di consensi” (Folli, ibidem). Roba da matti: un leader che ha un programma chiaro, si appassiona, crede in ciò che dice, va pure in tv a confrontarsi con altri (anche due o tre alla volta), il tutto non per perdere consensi, ma guadagnarli. Ed è ancora a piede libero.
Reo di pace. “Conte, il legale siberiano del M5S” (Aldo Grasso, Corriere della sera, 29.6). “L’anti-summit di Conte che specula sulla sicurezza” (Luiza Bialasiewicz, Domani, 24.6). “Conte alla guida del residuato bellico pentastellato, un relitto post-grillino” (Mario Sechi, Libero, 29.6). “Conte ‘Masaniello’ dell’antimilitarismo in pressing su Schlein” (Dubbio, 1.7). Ma infatti, non si vergogna?
Fatti una pista. “La sinistra riscrive le stragi d’Italia. L’ideologia offusca la verità storica. Guai a parlare delle piste che portano al terrorismo palestinese: la tragedia di Ustica e l’esplosione alla Stazione di Bologna…” (Giuliano Cazzola, Riformista, 3.7). Ma infatti: Mambro, Fioravanti, Bellini e Gelli erano fedayin dell’Olp.
Il titolo della settimana/1. “Demagogia e ‘fake news’: come possiamo resistere?” (Luciano Fontana, direttore Corriere della sera, 30.6). Si potrebbe cominciare smettendo di leggere il Corriere della sera.
Il titolo della settimana/2. “Mosca minaccia l’Occidente: ‘Non riuscirà a batterci’” (Giornale, 30.6). Quindi, per non minacciarlo, Mosca dovrebbe dire: “Riuscirà a batterci”.
I titoli della settimana/3. “Un anno fa Il Cremlino lanciava in un mese i droni che ora lancia in un giorno” (Foglio, 2.7). “L’Ucraina teme l’assedio a Sumy: 50 mila russi pronti alla battaglia” (Corriere della sera, 1.7). Niente paura: saranno i famosi ubriaconi a dorso di mulo e di motorino.
Il titolo della settimana/4. “Di Napolitano si ricordino pure la fermezza opposta ai pm dello ‘Stato-mafia’ e la lettera ad Anna Craxi” (Francesco Damato, Dubbio, 1.7). Giusto, non bisogna dimenticare le vergogne.
Il titolo della settimana/5. “Ania Goledzinowska: ‘Dalla torta di Berlusconi agli esorcismi: così ho sconfitto il demonio e sono rinata’” (Stampa, 1.7). Perciò ora verrà torchiata nell’inchiesta-bis su Garlasco.
Il titolo della settimana/6. “L’odio di Donald per la stampa libera” (Alan Friedman, Stampa, 27.6). Quindi almeno Friedman è fuori pericolo.