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 2025  luglio 07 Lunedì calendario

Intervista a Matteo Giuggioli

Non ama le vacanze, arriva dalla provincia milanese, è un romanticone, passa dai toni leggeri a quelli drammatici, sicuramente uno degli astri nascenti del cinema e della serialità italiana è lui: Matteo Oscar Giuggioli. Non ancora 25enne, l’attore nato a Rho è diventato popolare e pluri-premiato grazie alla serie andata in onda su Sky sulla nascita del successo degli 883. Lui interpretava il biondino, Mauro Repetto, quello che a un certo punto era sparito. Dopo quel ruolo – che avrà un sequel le cui riprese iniziano oggi, ha avuto tantissime richieste.
Tutto inizia a sedici anni, quando frequenta corsi di canto e danza e poi si iscrive al suo primo corso di recitazione («in una sala di teatro mi sento più sincero, libero e a mio agio che di giorno quando vivo. L’ho scoperto quando ho iniziato a fare i primi corsi di teatro»), ottenendo subito diversi ruoli in spettacoli teatrali fra cui Lady Oscar, Don Chisciotte e Medea. Nel 2017 ha debuttato al cinema nel film Gli sdraiati, dove interpreta Lombo, il miglior amico del figlio di Claudio Bisio: il film era tratto dal celebre romanzo di Michele Serra. Due anni dopo ottiene la parte di Klaus nella serie Un passo dal cielo 5.
Nel 2020 ha interpretato il ruolo di Tommy nel film Netflix Sotto il sole di Riccione. Dal 2021 recita nel ruolo di Jacopo Borghi nella serie TV su Canale 5 Buongiorno, mamma!, mentre l’anno seguente è protagonista della serie Rai Vostro onore con Stefano Accorsi. E ora che è famoso rispunta un bel film girato prima della serie che l’ha consacrato. Si chiama Suspicius Minds, in onda su Paramount +, con la regia di Emiliano Corapi.
Suspicius mind racconta l’intreccio di due coppie che reagiscono in modo diverso al tradimento – anzi al sospetto del tradimento –. Lei si rivede più nella coppia matura o in quella giovane?
«Sto provando a essere più maturo, ma ragiono come un giovane».
In amore, nei sentimenti, nelle corna, la verità è sempre bene saperla?
«Non è sempre bene sapere la verità, anzi. Se la bugia è bianca e ha il fine di non arrecare dolore, ben venga. Da piccoli ci dicono delle bugie, vero? Non è una cosa sbagliata. Tipo ci raccontano l’esistenza di Babbo Natale».
Cosa l’aveva convinta della sceneggiatura quando ha accettato la parte nel film, in cui lei è fidanzato con una ragazza che pensa l’abbia tradito?
«Mi piace il racconto di una storia d’amore tra ventenni, se ci pensiamo bene l’età universitaria non è molto raccontata. Si passa da essere figlio ad avere dei figli, non c’è qualcosa alla Normal People in Italia. I vent’anni sono l’età di tantissime prime volte. L’età in cui tutto brucia forte. Tutto è una questione di vita o di morte. L’amore a vent’anni è scomodo. Si poteva lavorare sul personaggio in modo tridimensionale».
In effetti non sarebbe una brutta idea se l’Italia girasse la versione nostrana di Normal People tratto dal best seller di Sally Rooney.
«Magari non proprio un remake, ma benvenga. Sarebbe una scelta intelligente. Se ci pensiamo, le cose che raccontano i giovani funzionano per tutti, perché si tratta di un’età, di un passaggio che tutti hanno attraversato. Pensiamo a Dieci capodanni, mia mamma ne è fan. L’Italia è un popolo di romantici, sfruttiamo questo cliché. Un film in meno sulla mafia, uno di più sull’amore. Un film che ho amato molto, sul tema, è Ricordi con Luca Marinelli».
Dopo i premi conquistati con la serie sugli 883 – il David di Donatello come Rivelazioni Italiane e il Nastro d’Argento come Rivelazione dell’anno – chissà quante proposte ha ricevuto.
«Sarà, in effetti, un 2026 molto intenso. Girerò un film che si chiama Figli perduti, un’opera prima, è la storia vera di Daniel Zaccaro, una persona che ne ha combinate tante, quando ha toccato il momento più basso è rinato grazie a un po’ di persone. Raccontiamo una storia molto dura, di comunità, di amicizia. Poi il 25 gennaio al teatro San Babila di Milano facciamo la data zero di Destinatario sconosciuto, spettacolo tratto da un romanzo epistolare, è la storia di questi amici fraterni, Max e Martin. Max è un ebreo e vende opere d’arte. È la storia di un’amicizia costretta a cambiare. Lui passa da liberale e poi inizia a sposare il regime nazista. Mi occupo per la prima volta della regia, ma non da solo: come me ci sarà il mio maestro Massimiliano Mancia».
Come si spiega l’enorme successo e affetto per la serie sugli 883?
«Innanzitutto penso che abbiamo risposto ad alcune domande che le persone si facevano sugli 883, tipo: “il biondo che fine ha fatto?”. La serie poi racconta la storia di una amicizia, al di là del fatto che poi Max Pezzali e Mauro Repetto sono diventati gli 883. La serie è uscita anche in Inghilterra, un paese in cui loro due non sono famosi, sono un gruppo qualsiasi. Due ragazzi non destinati alla grandezza, ma ce la fanno, sbattendoci la testa, compensandosi a vicenda. Anche se ho 24 anni li conoscevo bene. Sono della provincia di Milano, per me sono cultura».
Perché cultura?
«Raccontano in termini semplici le dinamiche della provincia, l’amicizia, la noia».
Mauro Repetto, dopo questa serie, è tornato in auge. Ha sentito la sua hit estiva?
«Io lo amo, sono un fan da sempre. Ma non ci siamo mai né sentiti né visti, né messaggiati. Una sera si presenta un ragazzo che mi dice: “Ciao, sono l’assistente del manager di Mauro, facciamo un video?”. Chissà se era vero. Faccio un appello: “Mauro, ti prego, ti supplico, vediamoci”. Ma nessuno lo deve sapere».
E cosa gli direbbe?
«Vorrei sapere se l’ho interpretato bene. Ho letto il suo libro dieci volte. Vorrei guardarlo negli occhi e chiedergli: “Ti sei rivisto?”, “come faccio a raccontarti meglio?”. La sua è una bellissima storia, a 24 anni ha mollato tutto all’apice della popolarità per rincorrere un sogno più grande di lui. Non è cosa da tutti».
Invece Max Pezzali lo ha conosciuto?
«Sì, è sempre carino. Il primo self tape (ossia provino, ndr) l’ho fatto per interpretare Pezzali. All’inizio era un progetto top secret, dovevo dare il volto a un “Massimo” generico, non avevo dettagli, poi ho collegato».
Con Elia Nuzzolo, che poi ha interpretato Max Pezzali, siete amici?
«Sì, viviamo insieme. A breve torneremo sul set della seconda stagione, di cui non posso dire nulla. In questo momento sono qui con lui, siamo davanti agli studios ad aspettare Al Pacino per un autografo».
Non va in vacanza?
«Non mi piace andare in vacanza. Mi piace fare fotografie, impegnarmi in qualcosa. Non mi piace l’ozio».