Avvenire, 6 luglio 2025
Posti letto in calo. E aumentano le strutture trasformate in Rsa
L’invecchiamento della popolazione lascia il segno anche nel settore dell’ospitalità religiosa in Italia. Che fra 2024 e 2025 registra un arretramento del 4% in termini di posti letto messi a disposizione: una diminuzione dovuta principalmente alla riconversione di una parte delle strutture in residenze sanitarie assistenziali per anziani. Una scelta, quella fatta da diocesi, parrocchie, congregazioni e istituti religiosi, che viene incontro alla crescente domanda di servizi rivolti alla terza età. Mentre dare un futuro a case per ferie, case alpine, ostelli, convitti, colonie, foresterie di monasteri e conventi e via dicendo – e dare accoglienza con stile cristiano, e magari con un occhio di riguardo ai chi è più fragile o fa più fatica ad arrivare a fine mese – è una sfida sempre più impegnativa. Anche in un anno speciale – e ricco di motivi di speranza – come quello del Giubileo.
Accogliere pellegrini e turisti. È questo lo scenario che emerge dal “Rapporto 2025 sull’ospitalità religiosa in Italia” pubblicato dall’Associazione “Ospitalità religiosa italiana”, realtà non profit il cui scopo è assistere e promuovere l’accoglienza offerta da strutture ricettive religiose e laiche senza fini di lucro, e che collabora con l’Ufficio nazionale Cei per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport. Il Rapporto prende in esame «le strutture ricettive destinate a chi viaggia per motivi spirituali, turistici, lavorativi e di studio», spiega il report, ed elaborando i dati raccolti grazie al portale ospitalitareligiosa.it restituisce un ritratto di questo particolare ambito.
Un Paese che invecchia. In tutta Italia le strutture ricettive legate al mondo dell’ospitalità religiosa risultano essere 2.940 per un totale di 190.947 posti letto secondo i dati del portale, aggiornati all’aprile del 2025. Di quelle strutture, 1.368 sono gestite direttamente da soggetti religiosi (per un totale di 80.375 posti letto), 1.054 (per 75.284 posti letto complessivi) sono di proprietà di soggetti religiosi ma a gestione laica, 432 (per 25.598 posti letto) sono di proprietà e gestione laica non profit. Le rimanenti ottantasei (per 9.690 posti letto) hanno proprietà e gestione laica commerciale. Fra 2024 e 2025 i posti letto sono calati del 4%. E addirittura del 25% rispetto al 2019. Se la pandemia ha lasciato il segno, ancora più ha inciso l’invecchiamento della popolazione italiana – sottolinea il report – con la conversione di parte delle strutture in Rsa.
La mappa dei posti letto. Riguardo alla geografia dell’ospitalità religiosa: in testa c’è il Lazio con 32.897 posti letto, seguito da Veneto (22.115), Lombardia (16.834) ed Emilia-Romagna (15.834). La piccola Umbria, con i suoi 11.481 posti letto, segue a ruota regioni più estese come Piemonte (13.118) e Toscana (12.892) e precede addirittura Sicilia (5.792) e Campania (5.661). L’ancor più piccola Valle d’Aosta, con 3.174 posti letto, guida la classifica della «frequenza dei posti letto sul territorio»: nella Vallée c’è infatti un posto letto ogni 39 abitanti. La segue l’Umbria con un posto letto ogni 74 abitanti. All’altro capo la Campania con un posto letto ogni 988 abitanti. Riguardo alla collocazione di queste strutture: il 34% ha sede nel centro storico di una città o di un paese, il 27% sta in montagna, il 24% in zone urbane semicentrali, il 23% in collina, il 14% in zone di bosco, il 13% in località di mare e il 13% in periferie urbane.
Senza campo. Ma “connessi” davvero. Quali servizi offre, oggi, il mondo dell’ospitalità religiosa? Il 52% delle strutture dichiara di essere accessibile a persone con disabilità. Altro dato emblematico: quello del rapporto con la tecnologia. Il 70% delle strutture è dotato di wi-fi per gli ospiti. E il restante 30%? Non sempre si tratta di realtà che sono “rimaste indietro”, sottolinea il Rapporto 2025. Tutt’altro: in genere si tratta di strutture che hanno scelto di essere offline per qualificare la loro proposta di ospitalità. E per offrire all’ospite, dunque, la possibilità di “staccare la spina” davvero, di disconnettersi dalla rete per riconnettersi più in profondità con sé stessi, con gli altri, con il creato. E con Dio.
Pregare, leggere, giocare. A questo proposito: il 60% delle strutture ha una cappella, il 41% una chiesa, il 30% offre una vera e propria assistenza religiosa. E se il 56% ha una sala tv, solo il 19% ha una biblioteca. Il 69% ha un giardino, il 37% un parco, il 28% un’area giochi per i bambini, il 20% un campo di calcetto, il 19% uno di pallavolo. Nel 40% delle strutture è possibile pagare con bancomat e carte.
Tradizione secolare, sapori nuovi. Plurale la tipologia degli alloggi: si va dall’81% di strutture che dispone di camere doppie, al 72% che ha camere singole, fino al 31% che offre camerate per gruppi. Il 23% spazio all’aperto per tende, il 22% letti per sacchi a pelo, il 17% spazi a terra per sacchi a pelo. E se il 79% offre la possibilità del pernottamento, il 58% il pernottamento con colazione, il 46% la pensione completa e il 45% la mezza pensione, il 45% offre la formula dell’autogestione. Pensione completa e mezza pensione, sottolinea infine il Rapporto 2025, permettono di condividere e gustare “quel che passa il convento”, «rendendo così l’esperienza del soggiorno più coinvolgente. Una tradizione secolare in cucina che oggi gode anche di una “contaminazione” grazie alla sempre più frequente presenza di religiosi e religiose provenienti da altri continenti».