il Fatto Quotidiano, 6 luglio 2025
Stipendi al palo, su i debiti: i prestiti a rate sono il 20%
Sarà a volte il risultato di una scelta, o più probabilmente frutto della necessità, fatto sta che gli italiani comprano a rate più degli altri cittadini europei. Il problema è che, quando lo fanno, sono costretti a pagare tassi più alti rispetto a Paesi come la Francia e la Germania. I prestiti sotto forma di crediti al consumo continuano a crescere in Italia, tanto che nel primo trimestre del 2025 hanno superato i 171 miliardi, registrando nel giro di un anno un aumento in volume del 5,4%. Tra i dati più preoccupanti, il costante aumento delle cosiddette “cessioni del quinto” dello stipendio, pratica che in alcuni casi potrebbe essere l’unica opzione disponibile per ottenere un finanziamento.
Nei nuovi dati rielaborati dalla Fondazione Fiba della First, sindacato dei bancari della Cisl, emerge una conferma: siamo ai primi posti per la quota di crediti al consumo sul totale dei prestiti. Che sia per acquistare lo smartphone, l’auto o la moto, la lavatrice, il frigorifero, il nuovo divano, si tende a indebitarsi e a pagare invece che l’intero importo subito, per non intaccare i risparmi da usare per eventuali spese improvvise. Sarebbe sbagliato cercare un’unica spiegazione a questo fenomeno, ma sicuramente la debolezza dei nostri salari è un fattore determinante.
Negli ultimi trent’anni, l’Italia è l’unico Paese Ocse che non registra crescita nelle retribuzioni, e il recupero di potere d’acquisto dopo la fiammata inflazionistica è iniziato solo a fine 2023. Non è riuscito a coprire tutta la perdita, tanto che le attuali buste paga reali (cioè al netto del carovita) sono ancora ben lontane rispetto a quelle del 2021. I dati sui prestiti al consumo forniscono un altro tassello. Di fronte a questa incertezza, infatti, per gli acquisti più costosi si tende a contrarre nuovi prestiti, a costo di pagare interessi elevati. A maggio 2025, il tasso annuale effettivo globale (Taeg) sulle nuove operazioni di prestito personale ha raggiunto da noi il 10,18%, mentre in Francia è pari al 6,58% e in Germania all’8,3%. Bisogna ricordare che in Italia è più ampia la forbice tra il Tan, cioè il tasso di interesse sulla cifra prestata, e il Taeg, che comprende anche altri costi come la spesa per la pratica e le polizze assicurative. Questo contribuisce a far sì che gli italiani paghino interessi più alti sul prestito. In Italia, il 19,1% dei prestiti totali è costituito da credito al consumo, mentre in Germania la percentuale si ferma al 9,5% e in Francia al 12,7%. In tutta l’area Euro, siamo invece all’11,2%. A erogare questi prestiti in Italia sono le banche per poco meno di 123 miliardi e le finanziarie per poco più di 48 miliardi.
Continua a crescere in maniera sostenuta anche la quota di prestiti garantiti dalla cessione del quinto dello stipendio. A inizio 2011 erano 10,3 miliardi, mentre nell’ultima rilevazione sono arrivati a 18,3 miliardi (+1,3% rispetto a un anno fa). In parte, è dovuto anche all’aumento del numero totale di lavoratori dipendenti nel nostro Paese, ma il dato va analizzato con attenzione. “Quando correlato ai consumi – fa notare la First Cisl – questo denota implicazioni sul terreno sociale che non possono non destare preoccupazione”. Ricorrere a questa forma di finanziamento, in cui le rate vengono pagate con un automatico prelievo del 20% dello stipendio, può essere una scelta ma può anche essere dovuto al fatto che non si ha la possibilità di ottenere un prestito tradizionale, più flessibile. Ecco perché questi numeri in crescita possono indicare una maggiore difficoltà di accesso al credito e a far fronte a spese ordinarie e necessarie.
Per quanto riguarda i mutui per l’acquisto di casa, in Italia i tassi sono in linea con l’area Euro: 3,58%, e leggermente inferiori a Germania e Francia. Nei prossimi tempi, sarebbe interessante indagare un altro fenomeno: quello dei pagamenti a rate dei prodotti che costano anche solo poche centinaia di euro, per esempio vestiti o cosmetici. Una possibilità offerta da servizi come Paypal e Klarna, spesso a tasso zero. Sapere quante persone la utilizzano racconterebbe molto sugli stili di consumo soprattutto dei più giovani e del loro (scarso) potere di acquisto.