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 2025  luglio 05 Sabato calendario

Sicurezza carceri, il piano FdI: guardie 007 infiltrate in cella

“Operazioni sotto copertura per la sicurezza degli istituti penitenziari”. Nasce con queste parole, e pure per decreto, il nuovo Servizio segreto nelle carceri. Il testo è già pronto ed è nelle mani giuste in via Arenula. È previsto che approdi a Palazzo Chigi in un paio di settimane. Con una norma del genere, che di fatto potrebbe trasformare alcuni uomini della polizia penitenziaria in agenti segreti, non sarebbe anomalo trovarsi di fronte anche a un possibile “detenuto spia”, messo in cella apposta per raccogliere notizie, anche se ovviamente il decreto non entra, né può entrare, in questi dettagli.
Ma proprio del decreto è protagonista, ancora una volta, il sottosegretario meloniano alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, che dal suo insediamento in Via Arenula persegue sistematicamente l’obiettivo di dare sempre maggiore potere alla “quarta forza di polizia” italiana. Tant’è che, giusto nello stesso decreto, la Penitenziaria raggiunge un altro agognatissimo traguardo, una sorta di “libro dei sogni”, e cioè vedersi assegnato un ruolo di vertice nel Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, dove sarà previsto un ulteriore vicecapo, rispetto all’unico finora esistente, che sarà sempre di sua esclusiva pertinenza. C’è già il nome giusto per occuparlo, quello di Augusto Zaccariello, vicedirettore generale del Personale, ex comandante del Nucleo investigativo centrale, direttore del Gom, una lunga carriera alle spalle come comandate di carceri.
Ma torniamo al nuovo Servizio segreto nelle carceri. Il cui ruolo, potere, possibilità di azione andrà ben al di là di quello che oggi svolgono il Nic (Nucleo investigativo centrale) e il Gom (Gruppo operativo mobile). Perché il governo prevede di estendere alla Penitenziaria quanto è previsto dall’articolo 9 della legge 146 del 2006, e cioè la ratifica della Convenzione Onu contro il crimine organizzato, in particolare la non punibilità per le operazioni sotto copertura e l’uso di identità fittizie, a condizione che il pm ne sia stato informato. Un ruolo, appunto, da agente segreto, che verrebbe affidato agli agenti scelti della Penitenziaria.
Inevitabile che proprio adesso, dopo la perquisizione ordinata dalla Procura di Caltanissetta nelle tre abitazioni dell’ex procuratore Gianni Tinebra per l’ipotesi investigativa di suoi rapporti con la massoneria, la nascita di un servizio segreto delle carceri faccia tornare in mente, come suggestione, il “Protocollo Farfalla”. Un accordo del 2004 sintetizzato in sei pagine in cui il Dap, di cui era divenuto direttore Tinebra, s’impegnava a passare al Sisde, che vedeva al vertice l’ex comandante del Ros Mario Mori, le notizie in arrivo dai detenuti al 41-bis, ma bypassando i pm. Ma la futura storia degli agenti segreti penitenziari è ancora tutta da scrivere.