Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  luglio 06 Domenica calendario

L’estate da incubo di Sánchez: un fedelissimo accusato di molestie

Pedro Sánchez chiede scusa ma non molla. «Il capitano non fa marcia indietro davanti alle difficoltà. Resta per affrontare la tempesta». Peccato che nel giorno in cui il premier spagnolo progettava di salvare il Partito socialista dal naufragio degli scandali, un altro tonfo lo ha fatto precipitare tra i marosi. Ancor prima di insediarsi, si è dimesso il nuovo vicesegretario organizzativo del Psoe, e suo stretto collaboratore, Francisco «Paco» Salazar, accusato di «comportamento inappropriato» dalle sue stesse «compagne socialiste», come le ha poi definite Sánchez. Intervistate dal quotidiano El Diario, diverse donne hanno parlato di commenti osceni sul loro abbigliamento e sul loro fisico, inviti inopportuni a cena o addirittura a casa di Salazar. In altre parole, «molestie sessuali e abuso di potere».
Una vergogna politica per un partito che del femminismo ha fatto la sua bandiera e che già doveva difendersi dalle intercettazioni piccanti dell’ex ministro José Luis Abalos e del suo assistente Koldo Garica: i protagonisti dell’ultimo mega-scandalo, oltre alle tangenti, progettavano pure di scambiarsi le prostitute, con commenti volgari. A mali estremi, estremi rimedi. Per contrastare il sospetto di «machismo», il Psoe ha messo al bando il sesso a pagamento, almeno tra i suoi: d’ora in poi, sarà espulso chiunque usufruirà dei servizi di una squillo. «Se crediamo che il corpo di una donna non sia in vendita, non può esserci spazio all’interno del nostro partito per comportamenti contrari», ha detto ieri Sánchez durante il comitato federale. Ancora non è chiaro come effettuerà il controllo di moralità.
Pedro il resistente ha chiesto scusa per le bustarelle che hanno portato in carcere l’ex numero tre del partito Santos Cerdán – sostituito da una donna, Rebeca Torrò Soler —, ha promesso di combattere la corruzione ma ha escluso le dimissioni. «Mi presento davanti a voi con il cuore pesante ma con la stessa voglia di affrontare le avversità e superarle di nuovo. Non ci tireremo indietro da questa sfida», ha dichiarato, prima di chiedere perdono per «aver riposto la mia fiducia in persone che non la meritavano».
I popolari in pressing
Il premier dalle sette vite è sicuro di cavarsela ancora, benché altri scandali stiano inseguendo il governo, e sua moglie. Puntando ancora sulla politica estera, ha definito il Psoe «l’ultimo grande difensore di un ordine internazionale basato sulle regole» e ha ribadito che Israele «sta compiendo un genocidio» a Gaza. Anche nel Psoe, però, è sempre più forte il disagio. Lo ha espresso, apertamente, il presidente della iunta regionale di Castiglia-La Mancia, Emiliano García-Page: «Vi chiedo di considerare la possibilità di chiedere il voto di fiducia, che riconosciamo di non avere in Parlamento, e l’opzione di indire elezioni», ha detto.
Dall’opposizione, il Partito popolare cerca in tutti i modi di tornare al potere. Anche scendendo a patti con l’odiatissimo Carles Puigdemont, il leader dei separatisti catalani di Junts, latitante in Belgio. «Non vedo quale problema ci sarebbe nel raggiungere un accordo con Junts su una mozione di censura per la convocazione immediata di elezioni», ha detto Xavier Garcia Albiol, che ieri presiedeva il congresso del Pp a Madrid.