Avvenire, 5 luglio 2025
Al via da oggi la corsa ai saldi. E si punta sui turisti stranieri
Scatta ufficialmente da oggi, in tutta Italia (ad esclusione della Provincia autonoma di Bolzano) la grande corsa ai saldi estivi: secondo le stime degli studi di Confcommercio ogni famiglia spenderà in media 203 euro pari a circa 92 euro pro capite, per un valore complessivo di 3,3 miliardi di euro. Di questi, mezzo miliardo solo in Lombardia, con Milano che la fa da padrona. E ad approfittarne, non ci saranno solo gli italiani. Le grandi città turistiche come Roma, Firenze e Venezia ma anche e soprattutto, appunto, il capoluogo lombardo, sono pronti ad accogliere per lo shopping scontato inglesi, tedeschi, ma anche americani e giapponesi.
Le vendite di fine stagione continuano ad essere un appuntamento sentito per cittadini, turisti, imprese del settore e altre attività economiche che beneficiano dell’indotto come alberghi, bar e ristoranti. Vendite spinte anche da aperture serali ed eventi organizzati, spesso con il coinvolgimento dei Distretti del commercio.
«I saldi sono un momento importante per fare shopping di qualità, risparmiando e vivendo appieno la vitalità delle nostre città. Nonostante le difficoltà legate alla situazione internazionale, l’arrivo di 19 milioni di turisti stranieri negli aeroporti italiani offre segnali di speranza» dichiara Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia di Confcommercio. «L’estate 2025 si preannuncia come la migliore del terzo millennio in termini di turismo – aggiunge – e auspichiamo che lo sia anche per gli acquisti nei negozi di moda». Intanto, come sempre avviene con l’avvio delle vendite a prezzi scontati, ecco il decalogo per il consumatore e per non farsi fregare. La prima regola è naturalmente l’indicazione del prezzo: c’è infatti l’obbligo da parte del commerciante di indicare il prezzo normale di vendita lo sconto e il prezzo finale. È importante però confrontare i prezzi prima dei saldi. Se si è puntato un prodotto in particolare, è importante annotare il prezzo prima dell’inizio degli sconti. Alcuni negozi lo aumentano poco prima dei saldi per poi fingere grandi ribassi. Per quanto riguarda invece gli acquisti online, il vademecum suggerisce sempre di verificare l’affidabilità degli e-commerce. Acquistare solo su siti sicuri (https://), con sede nell’UE, contatti reali e recensioni attendibili. Attenzione invece a portali poco conosciuti, pubblicità aggressive e valutazioni sospette. La legge obbliga le piattaforme a dichiarare chiaramente se le recensioni provengono da acquirenti verificati, e come viene effettuato il controllo (es. solo chi ha davvero acquistato può recensire). Se questa informazione non è presente, meglio diffidare, ci si potrebbe trovare davanti a commenti falsi o manipolati.
La possibilità invece di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato in negozio è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato. A differenza degli acquisti nei negozi fisici, in quelli online è possibile restituire il prodotto o effettuare cambi entro 14 giorni dal ricevimento a prescindere dall’esistenza di un vizio. Mai dare per scontato che si possano provare i vestiti che intendiamo acquistare: il diritto alla prova in negozio infatti non è garantito per legge ed è ancora una volta a discrezione del negoziante. Infine, per quanto riguarda il pagamento, il cliente può scegliere liberamente come farlo: se con contanti o bancomat e carta di credito. I pagamenti digitali sono un diritto. I commercianti non possono rifiutare pagamenti con carte o bancomat, né imporre costi aggiuntivi. In caso contrario, è possibile segnalare l’irregolarità alle autorità competenti.
«Il sentiment delle reti di vendita è positivo anche grazie all’arrivo nel nostro Paese di milioni di turisti stranieri, che possono aiutare a salvare gli incassi degli esercenti e impedire la desertificazione delle città» sottolinea Mario Resca, presidente Confimprese. «Bisogna normare e fare rispettare anche all’online – aggiunge – le regole e le molteplici tassazioni che devono pagare i negozi fisici, senza che le piattaforme online facciano accordi di favore con Stati esteri».