ilfattoquotidiano.it, 4 luglio 2025
“Il 60% degli spagnoli vuole le dimissioni di Sanchez”. E per risollevare i socialisti il premier nomina una donna ai vertici del Psoe
Il partito che perde terreno nelle intenzioni di voto (27%) mentre i Popolari avanzano (34%), l’ex ministro dei Trasporti, il consigliere di quest’ultimo, l’attuale ministro della Giustizia, il fratello del premier, la moglie del premier travolti dalle inchieste e ora anche la maggioranza degli spagnoli prende posizione contro il presidente del governo Pedro Sanchez. Il 60% dei cittadini, secondo quanto emerge da un sondaggio della casa demoscopica 40db, pubblicato da El País e Cadena Ser, incentrato sull’impatto della crisi politica che affronta il principale partito di governo, crede che il mandato del premier socialista non possa proseguire. Nello specifico, il 41% degli intervistati ritiene che Sánchez dovrebbe “convocare le elezioni il prima possibile”, mentre il 18% che debba “dimettersi” e proporre per la carica “un altro leader socialista”. Il 14% ritiene invece che il premier debba sottoporsi a una questione di fiducia in Parlamento per confermarne eventualmente il sostegno e solo il 21% che debba proseguire il mandato senza altre misure. Gli elettori più scontenti della situazione sono i simpatizzanti di partiti di destra, ma anche il 21,1% degli elettori socialisti e il 36,4% di quelli dell’alleato di sinistra Sumar credono che Sánchez debba dimettersi o passare il testimone a un altro leader.
Proprio il Psoe, secondo il sondaggio, è il partito ora più castigato in termini di intenzione di voto: il partito di Sánchez perde 1,8 punti percentuali in consensi rispetto a un mese fa e 4,7 rispetto al risultato ottenuto alle elezioni 2023, scendendo al 27%. D’altro canto, il Partito Popolare si conferma come formazione in testa alle preferenze attuali con il 33,3% (guadagnando 0,5 punti in un mese). Ma i più avvantaggiati dalla situazione attuale sono gli ultraconservatori di Vox, che ora potrebbero essere appoggiati dal 15,2% degli elettori (con un balzo in avanti di 1,3 punti in un mese) e sono l’opzione indicata come preferita dall’elettorato under 35 (insieme all’astensione), con oltre il 25% dei consensi. Il sondaggio è stato realizzato negli ultimi giorni di giugno su un campione di 2.000 interviste online.
Per cercare di risollevare il declino dei socialisti, il partito ha annunciato l’annuncio di un nuovo comitato direttivo, con la nomina di Rebeca Torrò Soler, attuale segretaria di Stato per l’Industria, a numero 3 del partito, come responsabile di organizzazione al posto di Santos Cerdan, in custodia cautelare per presunta corruzione, associazione per delinquere e traffico di influenze. Un tentativo, deciso alla vigilia del Comitato federale socialista convocato per il 5 luglio, che è un tentativo di arginare la grave crisi aperta dalle inchieste di corruzione, che coinvolgono oltre a Cerdan, il suo predecessore nell’incarico ed ex ministro José Luis Abalos e l’ex consigliere, Koldo Garcia, e che hanno messo a dura prova la leadership del presidente del governo. Rebeca Torrò, avvocatessa valenziana ed ex portavoce socialista nel Consiglio regionale valenziano, sarà affiancata da tre nuovi segretari aggiunti: Anabel Mateo Sanchez (coordinamento territoriale), Francisco J.Salazar Rodriguez (Analisi e azione elettorale) e Borja Cabezon (Trasparenza e azione democratica), informano fonti del Psoe, riprese dai media iberici, fra cui El Pais. La decisione di anticipare le nomine giunge nel clima rovente per “l’indignazione” provocata dallo scandalo fra gli alleati del governo Sanchez e all’interno dello stesso partito socialista.
In questo contesto, il premier e segretario generale del Psoe presiederà nel pomeriggio un incontro con le principali dirigenti del partito, per riaffermare l’impegno sui valori femministi e proporre misure e sanzioni interne contro la prostituzione, dopo le espressioni vessatorie e le espressioni “sessiste” emerse dalle intercettazioni dello scandalo che ha coinvolto Cerdan, Abalos e Garcia. Tuttavia, molti analisti ritengono che tali iniziative di ‘rigenerazione interna’ non sarebbero sufficienti a mettere a tacere il crescendo di voci che invocano le dimissioni del premier resiliente – che affronta la peggiore crisi dei 7 anni al secondo mandato – e la convocazione di elezioni anticipate, a cominciare dall’ex premier socialista Felipe Gonzalez, fino allo scrittore e saggista Javier Cercas.