il Fatto Quotidiano, 4 luglio 2025
Riarmo, i droni invece delle auto: così le aziende si riconvertono
Era successo già col Covid. Allora servivano mascherine, guanti e i dispositivi di protezione più disparati per evitare il contagio. Ora, con il nuovo assetto della Difesa e l’aumento della spesa militare dei Paesi Nato al 5% del Pil, la richiesta è radicalmente cambiata: si cercano pezzi per aerei e munizioni. E poi conoscenze e ricerche nel mondo cyber. Così parecchie aziende – proprio come avvenuto già ormai cinque anni fa – stanno pensando a una riconversione. Alcune hanno già avviato questo processo. C’è chi ha cominciato a fornire vernici per i droni e chi pezzi per elicotteri. Una trasformazione che sta interessando soprattutto il mondo dell’automotive, la filiera delle industrie coinvolte nella produzione automobilistica, entrata in piena crisi. Non ci sono dunque solo i big: per citarne uno, l’azienda pubblica Fincantieri che ora intende sviluppare produzioni di navi militari a Castellammare di Stabia e a Palermo. La trasformazione riguarda anche imprese di minori dimensioni.
Made in Italy Aiuti a imprese automotive già da fine anno
Alcune Regioni sono tradizionalmente legate al mondo della difesa e dell’aerospazio, come la Campania, che ospita ad esempio il sito di Pomigliano d’Arco del colosso Leonardo. Altre, invece, soltanto di recente stanno entrando in maniera più incisiva in questo mondo. E l’Emilia-Romagna può essere un laboratorio di ciò che avverrà di qui a poco, quando gli incentivi si concretizzeranno. Qui molte aziende che si occupano di automobili stanno allargando il proprio business, per far fronte a una domanda sempre maggiore. E a sostegno di questa trasformazione c’è anche il piano già annunciato dal ministro del Made in Italy Adolfo Urso per fronteggiare la crisi dell’auto, aggravata dalla transizione all’elettrico.
“Siamo un governo responsabile”, aveva detto Urso spiegando che l’obiettivo è quello di “mettere in sicurezza le imprese e tutelare i lavoratori”. Secondo quanto risulta al Fatto al Mimit si sta lavorando per finalizzare un piano con una serie di incentivi che, dunque, potrebbero arrivare già dalla fine del 2025. Ovviamente, precisano alcune fonti, è un processo che richiede un controllo sulle aziende che hanno bisogno di autorizzazioni, ma già prima della pausa estiva potrebbe essere convocato al Ministero un tavolo con i rappresentanti dell’automotive.
Alcune aziende che finora hanno lavorato nel mondo della Formula 1 o del MotoGp in Emilia Romagna hanno già conseguito le autorizzazioni per entrare nel business dell’aerospazio e della difesa. Una fotografia del fenomeno la forniscono i numeri dell’Anser, il Consorzio aerospaziale della Regione Emilia-Romagna, punto di riferimento nel settore aeronautico. Delle 24 imprese consorziate, ben 14 “che fino ad un anno fa erano prevalentemente nell’automotive, ad oggi hanno incominciato a fornire l’aeronautica e lo spazio”, spiegano dal Consorzio. Di queste 14 imprese, 13 hanno “la certificazione Uni En 9100 che è indispensabile per lavorare nell’aeronautica”.
Ovviamente si tratta di imprese che non producono armi, ma che si inseriscono nella filiera delle forniture per aerospazio (soprattutto) e difesa. C’è ad esempio un’azienda leader nella fornitura di avvitatori che lavora molto con la Formula 1, un’altra che occupa di fissaggi o un’altra ancora che invece produce rivestimenti.
Molte di queste imprese che ora stanno andando verso nuovi business lavorano da tempo con Ferrari, Formula 1 o Moto Gp. Come la Nanoprom, una delle società fondatrici del consorzio Anser. Il titolare di questa realtà imprenditoriale, Gian Luca Falleti, spiega: “La nostra azienda è un centro di ricerca della rete di alta tecnologia della Regione Emilia-Romagna. Abbiamo brevettato il ciclo di verniciatura più leggero al mondo. Lavoriamo con Formula1 e MotoGp. E siamo arrivati ora con un prodotto al 100% assente da plastiche”. Da qualche tempo questa azienda lavora nel settore dell’aeronautica. “Riusciamo a fare un elicottero molto leggero. Un velivolo che normalmente ha 8 kg di verniciatura, noi lo abbiamo portato a 900 grammi di vernice siliconica. Significa che abbiamo tolto così 8 chilogrammi di plastica”. L’azienda lavora anche per la verniciatura dei droni. “Nel drone di un nostro importante cliente – aggiunge Falleti – siamo passati da 17 chilogrammi di verniciatura a 3,5. Un drone di sorveglianza resta in volo 24 ore. Ciò vuol dire che grazie al ‘risparmio’ sul peso dovuto a una verniciatura più leggera si potranno aggiungere su quel drone 13 chilogrammi di carburante in più. Allo stesso modo stiamo lavorando con i satelliti”. La riconversione nel settore dell’aerospazio per questa azienda è iniziata “nel 2023”. Da quel momento anche i fatturati per quel che riguarda questo settore sono cresciuti: “All’inizio abbiamo fatturato 25-30 mila euro all’anno. Poi siamo passati a 70 mila e nel 2025 abbiamo una commessa di ricerca per 700 mila euro”. Per il fondatore di Nanoprom, però, questa crescita non è dovuta alla situazione internazionale: “L’avremmo avuta lo stesso anche alla luce degli investimenti fatti per arrivare fin qui. Nel 2022 il Financial Times ha scritto che siamo la prima azienda chimica italiana e la quarta in Europa in questo comparto”.
Altra azienda consorziata Anser è la Pradelli Srl, specializzata nella fresatura e tornitura di precisione di titanio, alluminio e altri materiali. Il direttore generale Marco Pradelli spiega: “Abbiamo aumentato il lavoro in quella direzione. Noi ci occupiamo di lavorazioni meccaniche di precisione, quindi ad esempio fresature. La nostra però non è proprio una riconversione, diciamo che abbiamo riallacciato con quel settore. Peraltro avevamo già cliente Leonardo (azienda controllata dal Mef, ndr). Non abbiamo mollato il nostro business: ci occupiamo sempre di lavorazioni meccaniche più sbilanciate per il Motorsport, Formula1, MotoGP e competizioni in pista”. L’intensificazione del lavoro con il settore dell’aerospazio è dovuta anche al nuovo assetto internazionale e alla maggiore richiesta? Pradelli spiega: “Sì, anche se è un’attività in linea con le nostre capacità, non abbiamo dovuto sviluppare chissà che cosa”. Chiediamo se la società produrrà, ad esempio, pezzi per aerei. E Pradelli: “Dipende, io però non so dove vadano tutti i pezzi richiesti. Trasporto, telecomunicazioni soprattutto, ma di preciso non lo so dire”.
Campania “Autorizzazioni per altre 20 società”
E qualcosa si sta muovendo anche in Campania. Qui il Dac, il Distretto aerospaziale nato nel 2012 con 200 soggetti consorziati, sta lavorando per l’aumento delle certificazioni alle aziende affinché entrino nel nuovo business della difesa. Luigi Carrino, presidente del Dac Campania, spiega: “La nostra Regione, a differenza delle altre, ha già una cultura avanzata in tema di aerospazio e difesa. Basti pensare che ci sono aziende che stanno già fornendo materiale per la costruzione del sistema di difesa aereo Gcap (prodotto da Leonardo con gli inglesi di Bae Systems e i giapponesi di Jaiec, ndr). Nel nostro consorzio fanno parte anche aziende leader della difesa come Leonardo, Mbda, Elettronica: intorno a queste si sta rafforzando la filiera aerospaziale regionale nel suo impegno per la sicurezza e la difesa. Così, oltre quelle che già le hanno, stiamo lavorando su una ventina di imprese affinché acquisiscano le autorizzazioni necessarie per entrare in questo mondo”.
“Accanto all’aumento delle certificazioni – aggiunge Carrino –, stiamo intervenendo in altri due ambiti: digitalizzazione e cybersicurezza. L’obiettivo finale è allargare il numero di imprese campane che sono in condizioni di collaborare nel mondo dell’aeronautica militare. Alcune stanno già lavorando agli aerei ipersonici sia nella loro versione civile che militare”.