il Fatto Quotidiano, 4 luglio 2025
L’autunno in volo di Meloni. E ora cerca un nuovo aereo
Chissà che Giorgia Meloni, osservando l’amico Donald Trump, non abbia provato un po’ di invidia per il Boeing 747-8 con ufficio privato, undici bagni e cinque cucine che il Qatar ha appena regalato al presidente degli Stati Uniti per un valore di 400 milioni di euro. La presidente del Consiglio italiana non aspirerebbe a tanto, ma a qualcosa in più dell’Airbus 319 del 31° stormo con cui viaggia all’estero, sì.
Il suo, in dote a tutti i predecessori, è ormai considerato un velivolo vecchio e scomodo per chi ci viaggia. Non gode di particolari benefit (si dorme in poltrone non ripiegabili, stile economy), ci sono pochi posti (spesso i collaboratori della premier, oltre ai giornalisti, devono raggiungerla con aerei di linea) e non ha un’autonomia per fare lunghi viaggi oltreoceano, come per esempio l’Air Force One in dote al presidente degli Stati Uniti, obbligando la delegazione italiana a fare pause-rifornimento nei luoghi più sperduti del mondo. Ad ogni fermata carburante sono tutti obbligati ad affacciarsi, salutare la delegazione locale che, anche nel cuore della notte, si fa prontamente trovare con un mazzo di fiori e qualche grand commis in cerca di una foto. Gli omologhi europei – dal francese Macron allo spagnolo Sanchez – viaggiano su aerei molto più forniti.
Per questo, negli ultimi mesi, la premier Meloni si è spesso lamentata con i suoi collaboratori delle condizioni con cui viaggia. E a Palazzo Chigi sarebbero iniziate le ricerche per un nuovo aereo che goda di maggiori comodità, anche alla luce del fatto che la premier ha viaggiato molto all’estero da quando è diventata presidente del Consiglio (38 missioni solo nel 2024).
L’idea, rimasta a lungo sotto traccia, ma che Il Fatto è in grado di rivelare, sarebbe arrivata a un punto piuttosto avanzato. Un’ipotesi era stata quella di seguire l’esempio del papa: ovvero prendere in affitto un velivolo di linea Ita Airways e trasformarlo in una sorta di charter privato. Questo avrebbe permesso di ospitare più persone a bordo – fino a un centinaio circa – ma senza risolvere il problema della comodità (il papa non ha uno stanzino privato quando viaggia). Per questo sarebbero iniziate anche interlocuzioni che avrebbero interessato il 31° stormo dell’Aeronautica per un nuovo aereo, ma finora rimaste tali.
Il vero problema di un’operazione di questo genere, infatti, è tutta politica e comunicativa. Come spiegare all’opinione pubblica una scelta così impopolare? Tanto più che alla premier verrebbe rinfacciata la campagna contro il cosiddetto “Air Force Renzi”, l’aereo Airbus A340-500 voluto dall’ex premier che fu preso in leasing e il cui contratto fu stracciato nel 2018 dal M5S. Oggi il velivolo è fermo all’aeroporto di Fiumicino e non si sa come smantellarlo. Il costo è di 7 milioni di euro l’anno.
Resta il fatto che a Chigi il problema esiste eccome e si stanno interrogando su come risolverlo. Anche alla luce del fatto che sarà un autunno di viaggi in giro per il mondo per la premier, che da qui a novembre resterà a Roma, sì e no, per un mese. Il 28 e 29 luglio prossimi, Meloni sarà ad Addis Abeba, in Etiopia, per il vertice Onu sui sistemi alimentari. Poi la premier andrà in ferie e ripartirà il 29 agosto per un lungo viaggio di dieci giorni nell’Indo-Pacifico.
Ufficialmente, per l’Expo di Osaka, ma Meloni toccherà 5 nazioni: oltre al Giappone, andrà in Bangladesh, Vietnam, Corea e Singapore. Una volta tornata dovrà subito ripartire per New York per l’Assemblea dell’Onu. Tra ottobre e novembre, poi, Meloni dovrà non solo prendere parte al Consiglio Ue informale di Copenaghen, ma anche al vertice Ue-Celac (Comunità degli Stati latinoamericani e carabici) a Santa Marta, in Colombia, il 9-10 novembre. Sotto legge di Bilancio, Meloni non potrà perdersi le missioni in Brasile, a Belem, per la Cop30, e il G20 in Sudafrica.