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 2025  luglio 04 Venerdì calendario

La serva serve

Se la padrona si giudica dai servi che si sceglie, la Meloni è messa maluccio. Bocchino, con grave sprezzo del cognome, l’ha appena candidata al Nobel per l’Economia. E chissà come l’ha presa Brunetta, che anni fa all’ambìto riconoscimento si era autocandidato, come i gatti che si leccano il culo da soli. O come B., che passava il tempo a congratularsi con se stesso: “Sono il miglior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni”, “sono l’unto del Signore”, “sono alto un metro e 71”, anticipando la vasta servitù che teneva a libro paga in FI, aziende, giornali, tv, case editrici. E che comunque non risparmiava la saliva: “È un ragazzo della via Paal: troppo buono” (Sgarbi), “Ha un aspetto fanciullesco che mi ricorda Mozart”, “è come Gengis Khan”, “un’opera pop” (Ferrara), “Ci parla proprio come un padre” (Fede), “Sono unilateralmente innamorato di lui” (Alfano). Letta era romanista e Fede juventino, ma per Lui passarono al Milan. Più o meno le stesse lingue umettarono poi, in sequenza, le terga di Napolitano (“va al cinema e paga il biglietto”, Corriere), Monti (ah, quel loden così sobrio!), Renzi (“il fidanzato d’Italia, quello strano fluido della Leopolda”, Rep), Mattarella (“È di filigrana sottile, il Cristo col sorriso dolce e amaro di una vita investita dalla tragedia”, Merlo, Rep), Draghi (“atterra con la sua astronave a Montecitorio già di mattina per studiare il terreno e gli abitanti del nuovo pianeta… Nella Sala dei Busti persino De Nicola e De Gasperi si guardano e sembrano sorridere”, Bei, Rep).
Ora da tre anni, tolte quelle defunte o avvizzite e aggiunte le novizie, si dedicano h 24 alla Meloni: “Madonna Giorgia” (Ferrara), “una fuoriclasse, avercene” (Concita De Gregorio), “può essere la nuova Merkel” (Bisignani), “una pop star internazionale”, “l’Uomo dell’Anno”, “la mamma di ferro” (Sechi), “Tam tam tra i migranti: ‘Ora c’è la Meloni, non partiamo più’” (Sallusti), “ha realizzato una specie di veni, vidi, vici in chiave moderna” (Folli), “I Meloneskin” (Foglio), “Regina Giorgia”, “Instancabile, lavora pure il dì di festa” (Corriere), “ex brutto anatroccolo trasformatosi in cigno” (Polito el Drito), “la più brava tra gli europei” (Tronchetti Provera), “la Papessa, tutti vogliono incontrarla” (Riformista), “premier senza ombre”, “Kingmaker d’Europa”, “Regina d’Europa” (Vespa). Ma anche, volendo, Madre purissima, Madre ammirabile, Sede della Sapienza, Causa della nostra letizia, Porta del cielo, Stella del mattino, Salute degli infermi, Rifugio dei peccatori, Consolatrice degli afflitti, Aiuto dei cristiani, Regina della famiglia, Regina della pace. E naturalmente Nobel per l’Economia. Diceva Benito Mussolini: “Come si fa a non diventare padroni di un Paese di servitori?”.