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 2025  luglio 04 Venerdì calendario

Smartphone vietati a scuola Anche i giovani dicono sì

Niente più TikTok sotto al banco. Niente notifiche a metà equazione. Nessun selfie rubato tra i banchi. Sembra incredibile, quasi un controsenso, ma a volerlo sono proprio loro: gli studenti. A settembre potrebbe arrivare la svolta. Il divieto dell’uso degli smartphone in classe oggi in vigore per elementari e medie sarà esteso anche alle scuole superiori. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha firmato una circolare a metà giugno che proibisce l’utilizzo dei cellulari al liceo, spiegando come «questa misura sia ormai improcrastinabile, viste le conseguenze negative ampiamente dimostrate dalla ricerca scientifica sull’uso eccessivo o scorretto degli smartphone, che incidono sulla salute, il benessere e il rendimento scolastico degli adolescenti». Per Valditara, la soluzione più efficace è «abituare i ragazzi a disintossicarsi, riportandoli all’uso del libro, della carta e della penna». Ma la vera novità è il largo consenso che accompagna il provvedimento: il 76% degli italiani è favorevole, inclusi molti under 34. Un segnale culturale, forse inatteso, che racconta una generazione diversa da quella narrata.
LA GEN Z
La ricerca, realizzata da Swg – e commissionata dal Ministero dell’Istruzione – su un campione rappresentativo di 1.396 italiani (con un focus specifico su 450 genitori con figli in età scolastica), rivela un quadro nitido: la stragrande maggioranza degli studenti approva il divieto del cellulare negli istituti. E non si ferma qui. Il 77% degli intervistati sostiene anche il divieto dei social ai minori di 15 anni, come in Australia, e il 68% tra i 18 e i 34 anni è d’accordo. Altro che ribellione digitale. Chi pensava che la generazione Z sempre online, perennemente connessa fosse in difesa del “tutto e subito”, dovrà forse aggiornare il suo sguardo. I giovani di oggi sono cresciuti dentro la connessione, ma stanno imparando a separarsene. Non rigettano la tecnologia, ma sembrano chiedere regole, contesti, equilibrio. La sobrietà digitale diventa così un nuovo valore. E se da Bruxelles si discute di una direttiva europea che limiti l’uso dei telefoni fino ai 14 anni, in Italia l’opinione pubblica è già pronta a questo passo: un vero plebiscito con il 76% di consensi.
I PERICOLI
I pericoli ci sono, e sono sotto gli occhi di tutti. L’uso incontrollato dello smartphone espone gli adolescenti a rischi concreti. Il 73% degli italiani teme che i ragazzi possano entrare in contatto con sconosciuti pericolosi; il 77% è preoccupato per la condivisione incauta di dati personali che mette a rischio privacy e sicurezza; il 74% segnala episodi di cyberbullismo e l’accesso precoce a contenuti inappropriati come la pornografia. E non è solo una questione di rete. Il 66% riconosce nell’abuso da cellulare una delle principali cause dei disturbi del sonno tra i più giovani. A questi si sommano dipendenza, isolamento, ansia da disconnessione. Un uso che, sempre più spesso, sfocia nel disagio. Sorprende, quindi, come le preoccupazioni emotive e relazionali superino quelle legate al rendimento. Lo stesso principio si applica a un altro tema caldo: l’intelligenza artificiale in classe. Il 41% dei genitori non la vuole tra i banchi, ma quando si ipotizza un uso consapevole da parte degli insegnanti, il consenso schizza al 71%. Non è un no alla tecnologia. È un sì alla responsabilità. I ragazzi e le famiglie temono un uso dell’IA che sostituisca lo sforzo. Ma se la tecnologia serve a personalizzare l’insegnamento, la prospettiva cambia. L’immagine dell’adolescente ribelle e indisciplinato, incollato allo schermo, ostile alle regole oggi sembra dissolversi. Da Roma a Milano, la tendenza è chiara: i cellulari stanno per uscire dalle aule. E per una volta, studenti, genitori e istituzioni sembrano d’accordo sul silenzio digitale.