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 2025  luglio 03 Giovedì calendario

Migranti, «I cpr non rispettano la libertà personale»: la sentenza della Corte Costituzionale

Il trattenimento nei Centri di permanenza per i rimpatri implica un «assoggettamento fisico all’altrui potere», incidente sulla libertà personale del migrante. Lo ha stabilito la Consulta in una sentenza in cui, dichiarando inammissibile il ricorso del giudice di pace di Roma, sottolinea che la disciplina vigente sul trattenimento nei Cpr non rispetta la legge in materia di libertà personale, ma spetta al legislatore integrarla.
A chiamare in causa la Corte era stato un giudice di pace di Roma chiamato a convalidare il trattenimento in un Cpr di alcuni migranti:  aveva  lamentato l’omessa previsione di standard minimi di tutela giurisdizionale, con disparità di trattamento rispetto ai detenuti in carcere.
La sentenza ritiene la normativa in vigore del tutto inidonea a definire, con sufficiente precisione, quali siano i «modi» della restrizione, ovvero quali siano i diritti delle persone trattenute nel periodo – che potrebbe anche essere non breve – in cui sono private della libertà personale. D’altro canto il ricorso è stato giudicato inammissibile poiché non spetta alla Corte Costituzionale porre rimedio al difetto della legge. In materia di libertà e diritti personali spetta infatti al legislatore introdurre una normativa compiuta, la quale assicuri il rispetto dei diritti fondamentali e della dignità della persona trattenuta.