lastampa.it, 3 luglio 2025
Giorgia Soros
Italo Bocchino, probabilmente in un eccesso di zelo, o in un accesso di humor, ha suggerito Giorgia Meloni per il conferimento del Nobel per l’Economia, considerato l’andamento dei conti pubblici italiani, dei dati sull’occupazione, sul potere d’acquisto, lo spread e così via. Lo hanno preso in giro tutti, povero Bocchino. Anzi, qualcuno si è proprio indignato. Non so se, investito dell’incombenza, prenderei in considerazione la candidatura, ma il proponente mi ispira fiducia: fu il colonnello della destra moderna e moderata di Gianfranco Fini, e adesso è il bardo della destra antica e stentorea della premier. Anche se poi tanto stentorea non è, e questa è una delle spiegazioni, forse la più solida, se la barca galleggia.
Bisognava ribaltare l’Ue, uscire dall’euro, combattere i mercati, distruggere le banche, o almeno così diceva Meloni quand’era all’opposizione, e adesso fa tutto con l’Ue, in funzione dell’euro, in sintonia coi mercati e sottobraccio alle banche. Non voglio dire nient’altro che: brava! Per essere accusata di fascismo, è una che sembra avere rubato la politica economica al Pd, diciamo versione Paolo Gentiloni. E infatti Gentiloni, quand’era presidente del Consiglio, fu accusato da Meloni di essere in combutta con George Soros per sostenere l’immigrazione e così favorire la sostituzione etnica con cui abbattere i salari per le tasche degli imprenditori vampiri. Bene: appena approvato un decreto flussi per le aziende da mezzo milione di immigrati, il secondo del suo governo, per il totale di un milione. Nobel non saprei, ma che deliziosa radical chic mi è diventata!