Avvenire, 3 luglio 2025
I Woodhall e l’atletica come storia d’amore
Quando sei un campione non hai bisogno di 50 anni per festeggiare le nozze d’oro, basta andare alle Olimpiadi e vincere le due medaglie più preziose. È quanto hanno fatto i “Woodhalls”, moglie e marito campionissimi nelle loro specialità dell’atletica leggera, giovanissimi e dopo solo due anni di matrimonio si sono regalati una medaglia d’oro a testa. Sono ormai leggende dello sport, e un romanzo con ancora tanto da scrivere per la loro vita privata: uniti in matrimonio e uniti nell’essere super campioni. Prima le presentazioni: lei è Tara Davis, classe 1999, saltatrice in lungo statunitense che ha conquistato l’oro olimpico l’estate scorsa sulla pedana di Parigi 2024, gara dove la nostra Larissa Iapichino si piazzò quarta. Già campionessa del mondo under 18 appena sedicenne nel 2015, primatista universitaria negli Usa, sesta ai Giochi di Tokyo 2020, argento ai mondiali di Budapest 2023, oro mondiale indoor a Glasgow 2024 e un primato personale di 7,18 metri. Qualcosa di straordinario. Dal 2022 è la signora Davis-Woodhall perché ha sposato Hunter Woodhall, anche lui nato in Usa nel 1999, un altro pezzo da novanta dell’atletica leggera. Anzi della paratletica, perché Hunter ha la caratteristica, anzi l’unicità come ama affermare, di essere un atleta paralimpico. Nato in Georgia è cresciuto poi a Syracuse nello Utah e a soli 11 mesi di vita a causa della emimelia fibulare, grave e rara malattia congenita, condizione in cui le ossa della fibula, nella parte inferiore delle gambe, non sono riuscite a formarsi. Malattia che ha costretto i genitori a prendere la decisione di amputargli entrambe le gambe. Ma Hunter è una roccia, cresce ancor più forte e seppur bullizzato a scuola per via della sua disabilità non si perde d’animo e inizia a praticare diversi sport come calcio, baseball, basket, wrestling e football.
«Mi ci è voluto del tempo per capire che essere diversi è ciò che ci rende unici. Qualcosa per cui ero diventato vittima del bullismo è diventato uno dei più grandi punti di forza che possiedo. Ho anche fatto affidamento molto sui miei amici e sulla mia famiglia che mi hanno sostenuto per tutto il tempo». La scintilla con l’atletica arriva dopo una corsa di 5 km con la sua famiglia, non si è più fermato, ci ha creduto. Arrivano le vere protesi sportive, inizia a gareggiare nella squadra di atletica del liceo dove fu cinque volte campione statale dello Utah e stabilì dei record nei 400 metri e nella staffetta 4x400. Di tanto in tanto veniva criticato per l’uso delle gambe da corsa perché erano diverse da quelle che usava quotidianamente, «Ho incanalato quella negatività e mi sono affidato al sostegno della famiglia e degli amici per diventare un corridore migliore». Da lì i sogni diventano realtà dove ancora liceale e diciassettenne conquista il bronzo nei 400 metri e un argento nei 200 metri, categoria T44, ai Giochi Paralimpici di Rio de Janeiro 2016. In suo onore il sindaco di Syracuse City definì il 15 settembre “Hunter Woodhall Day” e, altra particolarità, dopo il diploma, Woodhall è diventato il primo atleta di atletica leggera con doppia amputazione a guadagnare una borsa di studio atletica NCAA divisione I, che ha accettato presso l’Università dell’Arkansas. A Tokyo 2020 non va oltre al bronzo sempre nei 400 metri, mentre l’oro arriva alle Paralimpiadi parigine. Tara e Hunter, i Woodhalls hanno conquistato il mondo con la semplicità dei loro gesti, lei appena vinto l’oro olimpico è saltata letteralmente dalla pedana alla prima fila della tribuna dove Hunter era a tifare e poi, gesto ricambiato, qualche giorno dopo è Tara ad essere in tribuna con cappellino e occhiali da sole a sostenere un Hunter vincente nei 400 metri. Lui con le sue protesi sotto il ginocchio appena dopo il traguardo senza esitazione corre da lei, Tara è lì che lo attende in prima fila per un abbraccio in mondovisione che ha il sublime sapore dell’amore profondo, dell’assoluta condivisione dei sogni, del cammino e della visione comune di una vita insieme. Si sono conosciuti nel 2017 in una gara al liceo, amore a prima vista, leggenda narra che Tara abbia chiesto subito un abbraccio al primo incontro, allora come oggi quel bisogno di sentirsi stretti, uniti e vicini, insieme anche se uno è in tribuna a tifare e l’altro è in pista a dominare la gara. Campionissimi e fonte d’ispirazione per migliaia di tifosi che li amano, star dei social dove hanno anche un profilo condiviso e lui anche imprenditore con una grande certezza: «Solo stando insieme possiamo raggiungere questi risultati. Facciamo tutto insieme, palestra o pista d’atletica, cuciniamo la sera insieme, stessi orari, stesse visioni e sogni» hanno raccontato al mondo. Sabato saranno in gara in Diamond League nel meeting Prefontaine di Eugene in Oregon. Lui nei 200 metri paralimpici alle 12.24, poi c’è da giurarci siederà in tribuna per tifare Tara che alle 12.38 inizierà la gara del lungo. Il mondo si aspetta un nuovo abbraccio, così come è tanta l’attesa per i Giochi di Los Angeles 2028, Stati Uniti, la loro nazione, dove saranno senz’altro indiscusse star.