corriere.it, 2 luglio 2025
Ogni goccia conta, tutta l’acqua che abbiamo (e sprechiamo)
Da alcuni giorni lo si vede e lo si ascolta un po’ ovunque. È uno spot che una volta avremmo definito di pubblicità-progresso. Riguarda il consumo responsabile dell’acqua. Curioso che si impieghi l’aggettivo che generalmente viene associato al consumo degli alcolici. La scelta è appropriata. Anche perché qui non si tratta di bere responsabilmente (anzi generalmente di acqua ogni giorno ne beviamo troppo poca). Si tratta di non buttarla, di avere quelle minime attenzioni, nella vita quotidiana, per ridurre i consumi. Ogni italiano ha bisogno ogni giorno (ma ne ha veramente bisogno?) di 215 litri d’acqua.
Siamo al terzo posto in Europa e al settimo se si tiene conto dell’impatto idrico dei beni e dei prodotti di cui facciamo uso. Una delle qualità dello spot governativo è quello di ricordare che anche le attività digitali hanno un loro corrispettivo di consumo d’acqua (nel raffreddamento dei server che conservano una quantità di dati e fotografie spesso inutili e ridondanti). «Ogni goccia conta» è il messaggio del Commissario straordinario per la crisi idrica che casualmente – ma potremmo considerarla una garanzia in più – si chiama Nicola Dell’Acqua. E lo constatiamo soprattutto in questi giorni di super caldo e di temporali estremi.
Di acqua o ce n’è poca, pochissima, o ce n’è talmente tanta da produrre danni devastanti. Davanti al riscaldamento sembriamo tutti impotenti. Ma se fossimo almeno un filo più responsabili nell’uso e, soprattutto nel riuso, di una risorsa che tendiamo a considerare gratuita e abbondante, il grado di civiltà del nostro Paese ne risulterebbe migliorato. Poi vi sono tutti gli aspetti legati agli investimenti in infrastrutture, agli impieghi efficienti in agricoltura, ovvero alla produttività, che sono affrontati in uno studio approfondito da Giulio Boccaletti nel suo Acqua (Mondadori). Poi l’acqua è potere e lo è ancora di più quando non c’è. Per esempio, quando viene portata in alcune zone del Sud con le autobotti da chi ha tutto l’interesse a non riparare gli acquedotti. Peraltro pieni di buchi (in alcuni casi la dispersione arriva al 50 per cento) che purtroppo non scandalizzano più nessuno.