Corriere della Sera, 2 luglio 2025
Separazione delle carriere, è scontro L’accelerazione del centrodestra
Neanche uno ne passerà, degli emendamenti dell’opposizione. Come alla Camera. L’aula di Palazzo Madama ha approvato ieri, in seconda lettura, il primo articolo della riforma Nordio per la separazione delle carriere nella magistratura. Quello che introduce un doppio Csm, uno per i giudici e uno per i pm. Tutte bocciate le 35 proposte di modifica della minoranza. Maggioranza e opposizioni si sono scontrate anche sugli emendamenti all’articolo 2. Oggi si voterà, ma l’esito è scontato: saranno tutti respinti. L’obiettivo del centrodestra è di arrivare al più presto al secondo sì alla riforma.
Per raggiungere il traguardo, ieri, la maggioranza – con la forzista Licia Ronzulli a presiedere l’aula – ha messo in campo il «canguro», meccanismo che mette insieme più proposte di modifica che hanno temi comuni: bocciata la prima, eliminate automaticamente le altre. Un «supercanguro», per le opposizioni, che denunciano come siano state accorpate proposte che avevano in comune anche pezzi minimi. E che si sia arrivati a far votare e bocciare solo due parole: «Distinte esclusivamente». Tutti gli emendamenti che le contenevano sono stati cassati. «Qual è il significato normativo di queste due parole?», ha chiesto il dem Andrea Giorgis.
L’Anm protesta. Il «canguro» serve per «impedire la discussione e l’esame di tutte le proposte di modifica. Ridurre al massimo gli spazi di discussione non porterà a un sistema più efficiente e non gioverà ai diritti dei cittadini».
Le opposizioni, con Alessandra Maiorino (M5S), Alfredo Bazoli e Giorgis (Pd) accusano il governo di colpire i magistrati con questa riforma e non migliorare il servizio giustizia. Nessun ripensamento, però, dai partiti di governo. Con le opposizioni è muro contro muro. Anzi, più che altro è muro e basta: nessun senatore di maggioranza è intervenuto. Quasi un anticipo dei «no» che potrebbero essere dati anche agli emendamenti correttivi di norme in bilico. Sia il governo che il relatore Alberto Balboni (FdI) hanno confermato il parere negativo a tutti gli emendamenti. Inclusi quelli che recepiscono alcune richieste avanzate dall’Ufficio studi del Senato che in un dossier di accompagnamento al testo, ha sottolineato la necessità di «piccole limature» per rendere compatibile la riforma con altre norme della Costituzione. E si è anche soffermato sull’introduzione dell’Alta corte che giudica sul piano disciplinare i magistrati e le cui decisioni sono appellabili solo davanti alla stessa Corte. Un possibile contrasto con l’articolo 111 che prevede che contro le sentenze e contro i provvedimenti sulla libertà personale, pronunciati dagli organi giurisdizionali ordinari o speciali, «è sempre ammesso ricorso in Cassazione».
Ma accogliere quelle limature farebbe tornare il testo alla Camera per la conferma. La maggioranza lo sa. E non decelera. Dolores Bevilacqua (M5S) attacca: «La bocciatura degli emendamenti dimostra che il governo punta a mettere i giudici, in particolare i pm, al guinzaglio della politica».
E la tensione, sulla giustizia, sale. Con FI che respinge la proposta della Lega di un decreto sicurezza bis. E la Consulta che boccia il decreto Caivano: è incostituzionale escludere dalla messa alla prova chi compie reati di spaccio di lieve entità, ha stabilito con una sentenza depositata ieri.