la Repubblica, 2 luglio 2025
Il caso tangenti scuote la Spagna Sánchez resiste alla Moncloa
C’è un’immagine che da due giorni tormenta la Spagna: mostra Santos Cerdán, l’ex numero tre del Partito Socialista (Psoe), del quale il premier Pedro Sánchez è segretario, che a bordo di un cellulare della polizia entra nella prigione di Soto del Real. Così ha deciso la Corte suprema nell’ambito delle indagini sulla presunta rete di appalti pubblici truccati in cambio di tangenti, nella quale l’ex braccio destro del premier è indagato per associazione a delinquere, corruzione e traffico di influenze. Un’immagine che evoca ferite mai rimarginate – come il caso tangenti che nel 2018 portò al tramonto del governo popolare di Rajoy e all’inizio dell’era Sánchez – e che stringe l’assedio intorno al riluttante premier socialista che alla resistenza ha dedicato il suo manuale biografico.
Già sotto pressione per le indagini sulla moglie e sul fratello e senza essere riuscito a capitalizzare la mossa anti-Nato sul riarmo, il caso Cerdán rischia ora di essere la pietra tombale del capo di governo che, tramite la portavoce Pilar Alegria, ha ribadito ieri l’assenza di indizi di finanziamento illecito del Psoe, chiesto perdono ai cittadini ma confermato di voler andare avanti fino al termine della legislatura del 2027 – nonostante il mancato obiettivo dell’approvazione della finanziaria – continuando però a negare una doppia evidenza: da un lato i dubbi morali della coalizione di governo, dall’altro l’assedio feroce delle opposizioni che chiedono dimissioni e elezioni anticipate.
In attesa dell’incontro di oggi tra Psoe e Sumar, socio di minoranzanell’esecutivo, la leader e vicepremier con delega al Lavoro Yolanda Díaz ieri è intervenuta parlando di «una situazione molto grave», di «un problema del Paese». Problema che il Partito popolare (Pp), del capo dell’opposizione Alberto Núñez Feijóo, ha cavalcato contattando i partiti che appoggiano l’esecutivo in parlamento in vista di una possibile mozione di sfiducia che al momento è stata esclusa sia da Podemos, che dal Blocco Nazionalista Galiziano che da Erc. Gli indipendentisti catalani di Junts, guidati da Carles Puigdemont, hanno sfidato Feijóo a parlarne fuori dalla Spagna – dove il leader vive dal 2017 dopo il caso presunta malversazione di fondi pubblici e nonostante l’amnistia – ma i conservatori hanno già rifiutato.
Non resta che attendere il doppio appuntamento di sabato con la riunione del comitato del Psoe, che dovrebbe definire la nuova leadership, e la convention straordinaria del Pp convocata da Feijóo per testare il suo ruolo da candidato premier. Sul bipartitismo iberico pesa però un’ombra di corruzione mai così cupa (nella primavera del 2026 inizierà il processo a ex alti dirigenti del Pp accusati di aver distrutto prove compromettenti contro il partito), e a beneficiarne stavolta potrebbe esserel’ultradestra di Vox.