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 2025  luglio 02 Mercoledì calendario

Tittia, il fantino a caccia del record: “Così sono diventato principe del Palio”

Faceva un freddo polare quel giorno d’inverno di 22 anni fa a Siena. Troppo freddo per Giovanni Atzeni, giovane fantino appena maggiorenne, che si era messo in luce nelle corse in Sardegna e ora tentava il grande salto al Palio. “Appena arrivai, mi scappò un’esclamazione in sardo – ha raccontato tante volte nelle interviste – tipica degli anziani del mio paese. ’Tittiiiia!’ dissi, significa brivido freddo. Alcuni contradaioli mi sentirono e dissero: se correrai il Palio usa questo soprannome. E così fu”.
Venti anni dopo Giovanni Atzeni, nato in Germania da madre tedesca e padre sardo, muratore emigrato e appassionato di cavalli, è diventato il nuovo principe del Palio con il nome Tittia. Ne ha corsi 39, vincendone 10, cinque consecutivi, anche se intervallati dal buco nero del Covid che ha cancellato i 4 Palii di luglio e agosto del 2020 e del 2021. A 40 anni correrà la sua quarantesima Carriera oggi (2 luglio) nell’Oca, montando Diodoro, uno dei suoi cavalli. E cercando di salire un altro scalino per avvicinarsi al record di vittorie in Piazza del Campo. Appartiene ad Aceto, al secolo Andrea Degortes, fantino mito per tante ragioni, l’uomo che volle farsi re a Siena, vincendo 14 Palii e battendo nel luglio 1992 il primato di 13 trionfi, che apparteneva a Picino, per l’anagrafe Angelo Meloni, dal 1930.
Tittia è venuto a Siena grazie a un altro fantino che si è fermato a un passo dal primato di Aceto: Trecciolino, che colse il suo 13° trionfo nel 2012, e non riuscì più a vincere nei 12 Palii che corse dopo. “Avevo 17 anni e avevo già vinto varie corse in Sardegna. Incontrai Luigi Bruschelli, Trecciolino, che era il mio mito e il mio maestro. Perché non vieni a correre a Siena? mi disse. Feci le valigie e arrivai nella terra promessa di tutti i fantini”.
Con il triste crepuscolo dell’ippica e degli ippodromi in Italia, il Palio e Siena sono diventati il punto più alto della carriera di un fantino. Giovanni Atzeni è l’incarnazione perfetta del nuovo modello di professionista in Piazza del Campo. Niente vizi, innamorato della sua famiglia, sveglia presto, tanto lavoro in scuderia e poi a nanna. Non a caso è amico di lunga data del baronetto Frankie Dettori, il fantino più vincente della storia, anche con i cavalli della regina Elisabetta II. Dettori è venuto diverse volte a Siena a festeggiare le vittorie di Tittia.
Fino agli anni ’60 nel Palio c’erano dieci assassini che montavano a pelo cavalli su un anello di tufo con due curve da spavento. Venivano pagati bene, per gli standard della loro epoca. Per dare qualche unità di misura, si può raccontare la storia di Tabarre, Francesco Ceppatelli, stalliere in una fattoria di un nobile a Volterra, che a fine Ottocento, riuscì a vincere 11 Palii. Guadagnava bene, il Drago, contrada per la quale vinse due volte nel 1890, gli dette un compenso di 1.750 lire. Poteva comprarsi una bella casa con quei soldi. Lui si comprò un posto perpetuo nel cimitero di Volterra, una cappella per lui e sua moglie dove riposa dal 1921. Le storie raccontano che il nobile per il quale lavorava da cavallaio, gli dava le ferie per correre il Palio ma pretendeva metà dei suoi guadagni. Pochi giorni fa Volterra ha dedicato una piazzetta a ‘Francesco Ceppatelli detto Tabarre fantino volterrano’. Altra unità di misura, i 250 milioni di lire che Artemio Franchi, signore del calcio e capitano della Torre, capace di far vincere all’Italia il mondiale, versò proprio nel 1982 alla Contrada della Selva per portare il fantino Bastiano nella Torre, che aveva avuto in sorte Rimini, cavallo fortissimo. Artemio Franchi vinse tutto nel calcio, ma il Palio fu la sua nemesi. Rimini non corse perché si infortunò misteriosamente la notte prima della corsa. E l’anno dopo, il 12 agosto 1983 Franchi trovò la morte in un incidente stradale: la sua auto sbandò e si scontrò con un camion, stava andando a casa di Bastiano per convincerlo a montare ancora nella Torre.
Fu Aceto negli anni ’60 a dare ai fantini lo status di professionisti, di gente che viveva, e bene, grazie al Palio. Quando vinse la prima volta, nel 1965 nell’Aquila, i dirigenti e i contradaioli lo accompagnarono nel giro in città, a raccogliere i ‘regali’ dei commercianti per la vittoria, che buttavano banconote nello ‘zucchino’ (il cap con i colori della Contrada). Per lui fu un’elemosina umiliante, non la volle più fare e fu poi bravissimo a contrattare compensi sempre più alti per montare per una Contrada. Fu anche tra i primi a comprarsi una scuderia e un’azienda agricola nelle Crete Senesi, per investire i guadagni nel Palio. Oggi tutti i fantini, soprattutto quelli vincenti, usano i compensi per montare in Piazza (centinaia di migliaia di euro per ogni Palio corso, mezzo milione di euro almeno se vinci) per comprarsi scuderie e aziende agricole, rigorosamente nei dintorni di Siena. Dopo Aceto lo hanno fatto Bastiano, Pesse, Trecciolino, e oggi Tittia ha un allevamento con più di 30 cavalli a Taverne d’Arbia, a pochi chilometri da Piazza del Campo.
Il Palio è un affare non solo a Siena, ma in tutte le città che hanno riscoperto, rispolverato o reinventato tradizioni secolari e corrono palii con cavalli montati a pelo, senza sella. Da Asti a Legnano, da Fucecchio a Castelfiorentino, da Piancastagnaio a Casteldelpiano, le contrade di quei luoghi sono pronti a spendere sempre più soldi per aggiudicarsi i cavalli e i fantini che corrono a Siena. Un modo per legittimare la loro storia più recente, per esaltarsi con la polvere di stelle che emana l’unico Palio che si corre ininterrottamente, nello stesso modo e con le stesse Contrade, dal 1633 almeno. “A Siena ti osannano solo se vinci, ma quando perdi…” è una delle considerazioni amarognole di Tittia. Reduce dalla delusione cocente del 17 agosto 2024, lui grande favorito nell’Istrice su Viso d’Angelo, battuto dalla contrada rivale, la Lupa con Velluto su Benitos. Quello del 2 luglio 2025 sarà il Palio che celebrerà la grande finanza: dalle trifore di Palazzo Sansedoni, sede della Fondazione Mps, si affacceranno industriali e banchieri protagonisti della scalata del Monte dei Paschi a Mediobanca. Cinque anni fa nessuno avrebbe nemmeno sognato che la piccola e allora derelitta Siena potesse entrare nel salotto d’oro della finanza italiana. Ora quel sogno potrebbe avverarsi, basterà aspettare il Palio d’agosto per sapere come andrà a finire.