il Fatto Quotidiano, 2 luglio 2025
Stellantis minaccia Meloni e Ue al convegno di Tajani: “Cambiamenti o fabbriche chiuse”
Evidentemente la strategia della gentilezza e dell’appeasement con la politica avviata da John Elkann dopo la defenestrazione di Carlos Tavares non sta dando troppi frutti o forse al governo italiano e a quello dell’Ue serve una spintarella per mantenere le promesse fatte in questi mesi sull’ammorbidimento degli impegni verdi sull’auto. Come che sia, Stellantis torna alle minacce su produzione e occupazione e lo fa in un convegno sull’energia organizzato da Forza Italia, uno dei partiti di maggioranza, in Parlamento. A parlare è il responsabile per l’Europa della società automobilistica, Jean Philippe Imparato: “Servono decisioni urgenti per l’industria dell’auto, altrimenti le conseguenze potrebbero essere devastanti. Se le cose non cambiano dovremo prendere delle decisioni toste, come la chiusura delle fabbriche” (la citazione diretta è per quella di Atessa, in Abruzzo, dove si produce il Ducato).
A cosa si riferisce il manager Stellantis? Quali cambiamenti chiede? In parte il discorso verte proprio sull’energia di cui voleva parlare il partito guidato dal vicepremier Antonio Tajani: “In Francia il megawattora lo pago 65 euro, in Spagna 80, in Italia lo pago più di 180. E parliamo di competitività. Se per una volta possiamo fare squadra e abbassare questo costo sarebbe fantastico”.
L’altra questione è quella dei vincoli green, a partire dalle multe europee: “Bisogna evitare la bomba di fine anno con le sanzioni se non si raggiungono le quote di auto elettriche. Siamo a pochi mesi da un dramma industriale che pochi vedono – ha spiegato Imparato – mi chiedono di fare il 20% di vendite di elettrico in Europa, separando le autovetture e i commerciali. Oggi con i commerciali faccio un terzo della quota europea, per arrivare al 20% dovrei fare il 60% di quota con le auto. Chi fa il 60%? E ogni punto di mix che non faccio lo pago 150 milioni”. E pure la fuoriuscita nel 2035 dall’auto a benzina e diesel non va bene: “In Europa ci sono 256 milioni di macchine, 150 milioni hanno più di 10 anni”, dà i numeri il manager Stellantis, “facciamo qualcosa di adulto, rinnoviamo il parco circolante, a 15 milioni ogni anno. Non servono aiuti, ma ho bisogno di un’impostazione mentale diversa: bisogna farlo con tutte le auto che abbiamo, con l’industria che abbiamo”. In sostanza senza vincoli sull’elettrico, continuando per dieci anni a far uscire dagli impianti soprattutto motori termici.