il Fatto Quotidiano, 2 luglio 2025
Meloni fa la spending review: tagli a periferie, Sud e sociale
Una spending review da 30 milioni di euro solo nel 2024. Che va a incidere anche su alcune spese più care alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: le periferie del Mezzogiorno, i contesti urbani marginalizzati, il sostegno agli enti del terzo settore. A fronte di questi tagli, in alcuni casi anche lineari, Palazzo Chigi nell’ultimo anno ha dovuto fare i conti con l’aumento delle spese per il personale, gli staff, le strutture di missione ma anche i viaggi all’estero e gli affitti per immobili.
È questo il contenuto del rendiconto della Presidenza del Consiglio firmato il 10 giugno scorso da Giorgia Meloni che Il Fatto ha letto in anteprima: 504 pagine in cui viene riportato lo stato dei conti di Palazzo Chigi al 2024, con il relativo raggiungimento degli obiettivi, dipartimento per dipartimento.
Nella relazione, che il governo ha trasmesso alle Camere nei giorni scorsi, si fa una premessa: per quanto i dati macroeconomici negli ultimi mesi siano stati positivi, anche nel 2024 si è deciso di tenere un approccio “improntato a criteri di particolare prudenza ed essenzialità” e quindi alla spending review: se ai ministeri nel 2024 è stato chiesto di tagliare 1,2 miliardi, Palazzo Chigi ha contribuito con una riduzione della spesa di 29 milioni di euro. Cifre simili dovranno essere tagliate nel 2025 e 2026. Per quanto riguarda gli stanziamenti totali del 2024 sono superiori a 15 miliardi, con entrate poco sopra i 6 miliardi.
Ogni dipartimento di Palazzo Chigi – in tutto si tratta di 21 “centri di responsabilità” – ha contribuito a ridurre le spese nel 2024. Tra i principali capitoli oggetto di riduzione dei costi compaiono alcune voci significative: le risorse destinate al Fondo per i comuni marginali è passato da 163 a 20 milioni (-143) mentre il Fondo complementare Pnrr legato agli “ecosistemi per l’innovazione al Sud in contesti urbani marginalizzati” da 70 a 33 milioni, con un calo di circa 36. A questi si aggiungono i fondi per il monitoraggio delle grandi opere che subiscono una riduzione ben minore (pari a 42 mila euro) mentre rispetto al 2023 non sono state previste le risorse per il Fondo a sostegno degli enti del Terzo settore e degli enti religiosi utili a far fronte ai costi energetici. La voce di spesa “comunicazione” si riduce del 46% soprattutto per la riduzione del fondo straordinario per l’Editoria che nel 2023 era di 140 milioni. Una riduzione dei costi si registra anche sul fronte del contenzioso che scatta per il mancato rispetto di direttive comunitarie o condanne della Corte europea dei Diritti dell’uomo: nel 2024, Palazzo Chigi ha speso 52 milioni in meno rispetto agli 87 del 2023.
I voli di Stato, sia quelli utilizzati dalla presidente del Consiglio che dai ministri, sono stati utilizzati meno del previsto: se gli stanziamenti sono aumentati passando da 140 a 200 mila euro, la capacità di pagamento è inferiore del 27% dovuta al “minor utilizzo del servizio”. Quanto ai dipartimenti gli unici che hanno tagliato i fondi sono Affari europei (che risponde al ministro Tommaso Foti) e Riforme (Maria Elisabetta Alberti Casellati), mentre per tutti gli altri la spesa è in crescita. I singoli ministri però hanno deciso anche di ridurre le spese non ritenute necessarie: il titolare dei Rapporti col Parlamento Luca Ciriani, per esempio, non ha fatto richieste di acquisto di giornali e riviste e spese di rappresentanza, stessa cosa del collega Foti. Il dipartimento del Programma guidato dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari invece ha preferito fare riunioni online al posto di missioni sul territorio.
A fronte dei tagli, però, Palazzo Chigi nel 2024 ha dovuto aumentare le spese relative al funzionamento della Presidenza del Consiglio specie per personale e cosiddetti servizi strumentali. Dunque, nel 2024 è aumentata la spesa per il personale passando da 311 a 346 milioni di euro. Questo è dovuto, si legge a pagina 39 del rendiconto, soprattutto perché Palazzo Chigi ha dovuto “far fronte alle gravi carenze di organico cumulatesi negli anni a causa dei numerosi pensionamenti avvenuti in vigenza di politiche di blocco del turnover del personale, in un’amministrazione caratterizzata da un’età media elevata”. In questo comparto aumentano le spese per gli uffici di diretta collaborazione – cioè gli staff a chiamata diretta – con un incremento di 76 mila euro mentre le strutture di missione legate al Pnrr passano da 17 a 19 milioni di euro.
Tra le altre spese a cui Palazzo Chigi ha dovuto far fronte c’è l’aumento per l’affitto dei locali della Presidenza del Consiglio che passa da 7 a 11 milioni di euro per i nuovi immobili in via Sicilia e via Sardegna con relativo aumento di personale. Tra gli incrementi di spesa c’è anche la manutenzione degli apparati tecnologici (da 10 a 18 milioni), le spese per esperti e studi (da 14 a 16), pulizia e facchinaggio (da 1 a 1,3 milioni) e gli eventi istituzionali da 450 a 900 mila euro.