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 2025  luglio 02 Mercoledì calendario

“Niente sciopero”: trasportare armi diventa servizio essenziale

“Abbiamo proclamato uno sciopero contro l’invio di un carico di missili dall’aeroporto di Brescia Montichiari e il Garante ci ha chiesto di revocarlo. Sostiene di fatto che il trasporto di armi sia un servizio di pubblica utilità e che, al massimo, potrebbe essere escluso solo da un accordo coi sindacati validato dalla stessa commissione. È folle”. A denunciare l’episodio è l’Usb, sindacato di base che il 24 giugno aveva scoperto l’arrivo di un lotto di armi in partenza dallo scalo bresciano alla volta di Doha, proclamando immediatamente uno sciopero molto particolare: in pratica ha invitato all’astensione solo i lavoratori addetti al carico del materiale bellico, chiedendo loro di restare comunque a disposizione dell’azienda per eventuali altri compiti diversi dal trasporto delle armi.
La mattina dopo, la Commissione di garanzia degli scioperi ha subito comunicato l’apertura di un procedimento, che potrebbe anche culminare con una sanzione. In sostanza, la delibera del Garante dice che solo un accordo sindacale omologato dalla commissione può escludere una attività, come il trasporto di armi, dall’applicazione della legge sui servizi pubblici da garantire e che, siccome quell’accordo non c’è, il carico di missili su un aereo ricade nelle attività necessarie e quindi soggette a una serie di obblighi per i sindacato: i tempi di preavviso dello sciopero, il tentativo di conciliazione per evitare l’astensione, il divieto di concentrare troppi scioperi dello stesso settore in un tempo limitato (la cosiddetta “rarefazione”). La Commissione ricorda anche una precedente delibera per cui “tutti i soggetti che concorrono all’erogazione del servizio di movimentazione delle merci in ambito aeroportuale rientrano nel campo di applicazione della citata regolamentazione provvisoria”.
Per l’Usb questo è un punto inaccettabile: “La questione non è se nel regolamento rientrino i lavoratori, ma se vi rientrino le armi…”. Il sindacato ricorda che nella legge 146 del 1990 vengono elencati i servizi pubblici essenziali e, tra questi, non viene mai citato il trasporto di materiale bellico. Si parla infatti di servizi “volti a garantire il godimento dei diritti della persona, costituzionalmente tutelati, alla vita, alla salute, alla libertà ed alla sicurezza, alla libertà di circolazione, all’assistenza e previdenza sociale, all’istruzione e alla libertà di comunicazione”. Nel secondo comma si va nello specifico, si parla per esempio di “merci deperibili”, ma non di armi e affini. Il sindacalista Usb, Francesco Staccioli, sostiene anche che, in un caso come questo, dovrebbe subentrare il diritto all’obiezione di coscienza, a disobbedire per affermare una posizione etica e politica: tanto più, dice Usb, laddove queste armi vengano inviate “verso zone di guerra o dove è in atto un vero e proprio genocidio”.
La questione è delicata. Il Garante ritiene che non esista un accordo che escluda le armi dalle merci sulle quali si applica la legge sui servizi pubblici essenziali. L’Usb afferma invece che gli armamenti sono già esclusi dalla legge in quanto non menzionati e non serve un ulteriore accordo. Per il sindacato, peraltro, è anche assurdo imporre l’obbligo dei tempi di preavviso: un’attività del genere viene comunicata ai lavoratori a poche ore dall’effettivo svolgimento, quindi sarebbe impossibile scioperare. E ancora, quale sarebbe la controparte con cui tentare una conciliazione: “Il ministero degli Esteri? – si chiede il sindacato – Quello della Difesa?”.
Il ragionamento della Commissione si basa comunque su precedenti delibere, alcune anche vecchie oltre vent’anni. Da tempo i sindacati, quelli di base in particolare, lamentano un atteggiamento troppo severo da parte del Garante, un’Authority che è in effetti espressione della maggioranza, nominata dai presidenti delle Camere. La stessa Commissione ha ammesso di aver introdotto nuove interpretazioni restrittive delle norme e preannunciato ulteriori strette sugli scioperi generali. L’impressione è che episodi simili a quello dell’aeroporto di Brescia si ripeteranno nei prossimi mesi.