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 2025  luglio 02 Mercoledì calendario

Al mare o in piscina bracciate pericolose

Trecentotrenta morti annegati ogni anno in Italia. Più della metà nelle piscine, nella maggioranza bambini sotto i 12 anni. Numeri preoccupanti.
La penisola italiana è circondata dal “Mare Nostrum”, come gli antichi romani chiamavano il Mediterraneo, ma questa apparente e ingannevole familiarità con l’acqua non basta a proteggerci, a giudicare dai bollettini sulle vittime da annegamento, che si ripetono tutti i fine settimana d’estate. Per cercare di correre ai ripari e limitare i danni, l’Istituto Superiore di Sanità, insieme ad una serie di Regioni ha lanciato una campagna per cercare di mettere un freno a queste tragedie. L’ultima, domenica scorsa: una bimba di 10 anni è annegata mentre faceva il bagno con i fratelli nel fiume Piave.
LE ISTRUZIONI
Non è un caso, dunque, che a dare istruzioni nel video dell’Istituto Superiore di Sanità sia un cartone, il pesciolino Salvo (su Youtube “I consigli del pesciolino Salvo"). Oltre la metà degli annegamenti in piscina, dunque, riguarda bambini sotto i 12 come si legge nel rapporto dell’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti e incidenti in acque di balneazione. Il 12% di tutte le vittime di annegamento ha meno di 18 anni.
Molto spesso, alla base di queste tragedie, c’è una distrazione da parte dei genitori. Basta veramente poco, perché un bambino può annegare in una manciata di secondi. In uno studio riportato nel rapporto i genitori ammettevano, mentre sorvegliavano il loro bambino vicino all’acqua, di aver parlato con altri (38%), di dover sorvegliare un altro bambino, di essere occupati a leggere (18%), di mangiare (17%) e/o di parlare al telefono (11%).
Il pericolo, dunque, non viene necessariamente dal mare aperto e da acque profonde visto che è sufficiente una piscina domestica, di quelle gonfiabili per causare la tragedia. «L’acqua esercita un fascino irresistibile sui più piccoli, basta una pozza ad attirarli spiega il curatore del rapporto Fulvio Ferrara del Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque dell’Istituto Superiore di Sanità. Nelle piscinette casalinghe gonfiabili da giardino, il rischio che un bambino piccolo, che ha da poco cominciato a camminare, si rovesci dentro è molto elevato. E un bambino caduto in acqua, scomparirà dalla vista entro venti secondi».
Un errore commesso da molti è quello di pensare che un bambino in difficoltà nell’acqua possa attirare facilmente l’attenzione (come avviene per un adulto) con urla, schiamazzi, movimento vorticoso delle braccia o pianto, nel momento in cui si sente andare sott’acqua. Purtroppo questo non avviene quasi mai. Molto più comune è che il bambino anneghi rapidamente e in maniera silenziosa, anche in acque relativamente basse.
LA RIVA
I piccoli sotto i 5 anni spesso non sanno nuotare e neppure galleggiare in sicurezza nell’acqua. In compenso, sono attratti dall’acqua e tendono ad avvicinarsi alla riva del mare o al bordo della piscina per toccarla, incuriositi e ignari del pericolo. La chiave per evitare queste tragedie è la prevenzione, che ha come regola ferrea e principale quella di non lasciare mai incustoditi i bambini, nemmeno per pochi secondi.
Eppure, il 56% dei genitori di bambini tra 0 e 12 anni pensa che sia il bagnino il principale responsabile della supervisione del proprio bambino, mentre il 32% ammette di aver lasciato il proprio figlio completamente incustodito in piscina anche per più di 2 minuti. Per limitare questi incidenti, Istituto Superiore di Sanità e Regioni danno una serie di consigli, che vanno dall’immergersi se possibile in acque sorvegliate e con personale qualificato in grado di prestare i primi soccorsi in caso di emergenza, al controllare in maniera costante i bambini in acqua (o nelle immediate vicinanze), anche e soprattutto se si tratta di piscine domestiche o private. Molto importante è insegnare ai bambini a nuotare fin da piccoli e a comportarsi in sicurezza in acqua.
Il pesciolino Salvo dà un’idea da mettere subito in pratica: se si è un gruppo di amici o parenti indicarne uno he sorvegli i più piccoli e fare la staffetta tra adulti. Indossare un cappello o un segno di riconoscimento ma mai e poi mai distrarsi se il piccolo è in acqua o anche solo vicino all’acqua.
LA BANDIERA
Valgono invece soprattutto per gli adulti i consigli di evitare di fare il bagno in caso di mare agitato o in acque ove siano presenti importanti correnti (come nei fiumi). È sempre bene rispettare la segnaletica di pericolo sulle spiagge (le bandierine gialle o rosse). Da evitare assolutamente i tuffi dalle scogliere o in zone non protette.; Infine, bisognerebbe astenersi dall’entrare velocemente in acqua dopo mangiato abbondantemente o dopo un’esposizione prolungata al sole.