il Giornale, 2 luglio 2025
Cgil e sindaco Pd contro Max Mara: salta un’operazione da 100 milioni
Dopo quella che definisce «una campagna caratterizzata da disinformazione, sensazionalismo e superficialità», che avrebbe leso la reputazione del gruppo, Max Mara annuncia il passo indietro rispetto a un investimento da 100 milioni di euro cruciale per la città di Reggio Emilia e per l’indotto del territorio. Una scelta «definitiva e irrevocabile» presa dal presidente del gruppo Luigi Maramotti, di rinunciare al nuovo Polo della moda che sarebbe dovuto sorgere nell’area delle ex Fiere di Reggio da riqualificare.
La scelta è stata comunicata con una lettera inviata al sindaco Marco Massari. È l’epilogo di settimane di tensione, di quello che viene descritto come «clima di divisione e strumentalizzazione» che avrebbe reso «impossibile la prosecuzione di un piano di sviluppo considerato strategico per la città».
Il gruppo della moda accusa il primo cittadino di aver contribuito in Consiglio comunale e con le sue dichiarazioni ad acuire le tensioni.
«È francamente impossibile immaginare di realizzare il progetto in un clima di divisione e strumentalizzazione come quello che si è progressivamente venuto a creare», ha attaccato il presidente.
Tutto nasce da proteste e scioperi messi in campo dalla Cgil di Maurizio Landini (foto), con 52 lavoratrici che avevano denunciato «condizioni oppressive di lavoro» nell’azienda Manifatture di San Maurizio controllata dalla casa di moda. Nella mobilitazione avevano lanciato accuse molto gravi con dichiarazioni come queste: «Ci hanno chiamate mucche da mungere. Ci hanno detto che siamo grasse, obese, e ci hanno consigliato gli esercizi da fare a casa per dimagrire. Ci pagano praticamente a cottimo e controllano anche quante volte andiamo in bagno, ma siamo tutte donne, abbiamo il ciclo: è disumano». Un quadro allarmante di fronte al quale hanno voluto reagire 68 lavoratrici del gruppo che hanno duramente criticato le colleghe della Cgil con una lettera pubblica: «Lo stabilimento di Manifattura di San Maurizio è un ambiente di lavoro curato e sicuro, con attenzione al benessere delle lavoratrici. Ciò che ci ha colpito maggiormente è stata la rappresentazione distorta del nostro ambiente di lavoro trasmessa da alcuni media e dalla politica che non rispecchiano in alcun modo il clima all’interno dello stabilimento né il vissuto della maggioranza di noi.
In particolare, riteniamo inaccettabili i toni aggressivi, le accuse personali e alcune espressioni utilizzate durante la protesta, come “schiave”, “obese” o “mucche da mungere”, che non rispecchiano in alcun modo il clima all’interno dello stabilimento né il vissuto della maggioranza di noi».
Al presidente del gruppo non era andato giù l’atteggiamento del sindaco, che aveva ricevuto le lavoratrici in municipio, aveva fatto una dichiarazione pubblica auspicando il miglioramento delle relazioni tra dipendenti e l’azienda. E nemmeno il clima di sospetto e diffidenza percepito in Consiglio comunale. «Ci è assolutamente incomprensibile perché il sindaco non abbia in nessun modo cercato di approfondire la fondatezza dei fatti riportati prima di esprimersi pubblicamente dice il patron del gruppo allineandosi con le affermazioni unilaterali di una singola componente sindacale». Il primo cittadino però non ci sta e oggi replica: «Ci siamo trovati di fronte ad alcuni lavoratori che andavano ascoltati e io credo che ci fosse la possibilità di instaurare un dialogo e una relazione assolutamente serena e tranquilla per superare questo impasse».
Interviene anche l’azzurro Maurizio Gasparri: «Il pregiudizio e la mancata disponibilità del sindaco oltre all’allinearsi alle sirene della Cgil Reggiana, hanno precluso un investimento di nevralgica importanza per il settore delle confezioni italiane».