Avvenire, 2 luglio 2025
È record di traversate nella Manica. Così Mansour alla fine ce l’ha fatta
«Non avevo il giubbotto di salvataggio, non so nuotare, ero terrorizzato» confida Mansour, ora che è al sicuro. Ci ha provato più di venticinque volte, e alla fine ce l’ha fatta questo giovane egiziano di fede cristiana, che chiede di non usare il nome vero per proteggere la sua identità. È arrivato sulle coste britanniche dopo avere attraversato la Manica una notte di metà giugno a bordo di un gommone con una cinquantina di altre persone. Nella stessa settimana, secondo i dati ufficiali dell’Home Office, il dipartimento dell’interno del governo di Londra, oltre duemila migranti sono sbarcati come lui, in un periodo di flussi davvero intenso per quel tratto di mare tra Francia e Regno Unito. Da inizio anno sono approdati in 19.982 segnando un nuovo record e un incremento del 48% rispetto agli stessi mesi del 2024, quando gli arrivi erano stati 13.489 (nel 2023 erano 11.433).
Mansour racconta ad Avvenire la sua traversata, rispondendo alle domande da un centro per richiedenti asilo di Londra. «Vivevo nelle jungle (gli accampamenti informali nella boscaglia della periferia urbana, ndr) con altre persone che attendevano di partire. Ho aspettato tre giorni consecutivi vicino alla spiaggia prima di imbarcarmi», spiega. Lo avevamo incontrato nel mese di maggio a Calais, insieme a famiglie e a ragazzi soprattutto sudanesi, iracheni, iraniani, kuwaitiani, siriani, afghani, etiopi, eritrei, che puntavano a raggiungere il prima possibile il Regno Unito. Chi per riunirsi con parenti emigrati prima di loro, chi per la fascinazione di quella destinazione, ma molti semplicemente perché si sono visti respingere la richiesta di asilo in un Paese dell’Ue, e ora sono costretti, per avere qualche chance di protezione, a presentare da capo la domanda fuori dall’Unione. È così anche per Mansour. Con i compagni di viaggio, ha preso il mare da Boulogne-sur-Mer, a una trentina di chilometri a sud ovest di Calais. «A bordo c’erano arabi, africani, mediorientali, curdi, turchi. Anche donne e bambini. Abbiamo iniziato a muoverci dopo mezzanotte. Era buio quando siamo saliti sulla barca, faceva molto freddo ed è stato orribile» racconta. «La traversata è durata circa cinque o sei ore. In certi momenti le onde erano davvero alte e l’acqua entrava nell’imbarcazione. Per passare il tempo, alcuni musulmani pregavano, anche alcuni cristiani pregavano, altre persone litigavano. Così abbiamo cercato di risolvere i litigi. Alcuni si sono sentiti male, erano storditi, molti hanno vomitato. La guardia costiera francese ci ha raggiunto ed è rimasta fino ai confini marittimi internazionali, finché le autorità britanniche non ci hanno prelevati dalla barca». A maggio, nella zona tra Calais e Dunkerque, avevamo ascoltato numerose testimonianze di raid della polizia sulle spiagge e soprattutto degli odiati gas lacrimogeni lanciati indistintamente contro gruppi che contavano anche bambini e donne in gravidanza. Una volta che i gommoni lasciano la riva, però, le autorità francesi in genere non intervengono. Scortano a distanza di sicurezza i migranti nel caso questi si trovino in pericolo di vita, ma non sono operativi in acqua, sostenendo che le leggi marittime impediscono di intraprendere azioni che potrebbero mettere a rischio chi è in mare. Il Segretario alla Difesa di Londra John Healey, dopo i picchi di approdi d’inizio giugno, non ha nascosto la propria frustrazione, criticando l’incapacità dei vicini francesi di bloccare le partenze. Anche perché, per impedirle, il Regno Unito ha un accordo da 480 milioni di sterline in tre anni con Parigi. Le attuali regole d’ingaggio delle intercettazioni in mare sembrano, però, avere i giorni contati. In occasione del vertice francobritannico dell’8 luglio, quando il presidente Emmanuel Macron sarà a Londra, i due Paesi dovrebbero annunciare le novità nel dettaglio. La modifica delle norme consentirebbe alle autorità di intercettare le imbarcazioni dei migranti fino a 300 metri dalla costa, per ostacolarne la partenza. Quindi non solo sulla spiaggia, ma anche in mare.
Sono diversi i fattori che hanno contribuito agli aumenti degli arrivi. Secondo il Ministero dell’Interno britannico tra questi, di certo, c’è anche il clima. I dati ufficiali riferiscono che tra il 1° gennaio e il 30 aprile di quest’anno si sono contati sessanta giorni di condizioni meteo favorevoli, in cui velocità del vento, altezza delle onde e carenza di pioggia rendevano gli attraversamenti probabili o altamente probabili. Nello stesso periodo dell’anno scorso erano stati solo ventisette, cioè meno della metà. «Il prezzo medio per la traversata», racconta Mansour, «è di 1.000 euro». Ma delle nazionalità del trafficante e della persona che ha calato in acqua il gommone non vuole parlare. «Mi dispiace, non posso rispondere», dice e conclude: «Una volta sulla nave della guardia costiera, mi sono fermato e mi sono voltato indietro per vedere la costa francese da lontano, tra la nebbia. Finalmente mi sono sentito al sicuro».