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 2025  luglio 01 Martedì calendario

La critica militante. Lustrare e illustrare

Vedo sulla rivista digitale Snaporaz un simpatico dialoghetto di Luca Ricci. Un critico telefona a uno scrittore per annunciargli che ha appena consegnato al giornale la recensione del suo nuovo romanzo. Lo scrittore ne è felice e manifesta la sua stima incondizionata al critico: dopo alcuni convenevoli, il recensore fa presente che del libro ha fatto un’analisi molto accurata concedendosi però di esprimere una «piccola riserva». Lentamente l’autore si fa rodere dal tarlo e richiama il critico per avere lumi. Fatto sta che, telefonata dopo telefonata, la «perplessità» sulla tenuta del testo diventa un «giudizio severo». Lo scrittore si meraviglia nel venire a sapere dal critico che in un romanzo la struttura, lo stile e il tema devono essere «elementi intrecciati tra loro». Una banalità di cui l’autore non sembra consapevole e quando legge l’articolo richiama subito l’amico per lamentarsi della stroncatura «crudele e disumana». Il critico sospira: «Sì, ma non dirmi che non ti avevo avvisato». La breve parabola comica di Ricci si presta ad alcune osservazioni sullo stato attuale della critica. Intanto, quello che ormai diffusamente si chiama l’amichettismo delle patrie lettere è sotto gli occhi di tutti: per altro è anche difficile sottrarvisi. È un mondo talmente piccolo, privo di autorità e tutto sommato inoffensivo… La stroncatura, anche senza essere «crudele e disumana», non esiste quasi più salvo casi eccezionali (alcuni, ammirevoli, proprio su Snaporaz). Tutto è mediamente buono, e senza riserve. Semmai, basta esprimere, con tutte le cautele, una minima perplessità per guadagnarsi il risentimento dell’autore offeso. Intendiamoci, le amicizie sono sempre esistite: Giuliano Gramigna sul «Corriere» recensiva sempre Arbasino, ma lo faceva motivando il suo favore, con analisi e ragionamenti. Oggi esistono ottimi critici occasionali ma non c’è più la critica militante, intesa come selezione ragionata; resta la critica come adesione e illustrazione (nel senso di lustrare l’oggetto, dargli il lustro che si merita e non si merita). Illustrazione fa rima con promozione. Per vendere, però, contano di più una presenza in tv (meglio se dieci, venti presenze a reti unificate) oppure un video su TikTok. Il declino della critica letteraria è simmetrico al declino della critica culturale: tutto bene, Madama la Marchesa, si illustra e non si critica.