Corriere della Sera, 1 luglio 2025
Come l’AI cambia il nostro modo di parlare
Ora che uno studio del Max Planck Institute for Human Development ha svelato come ChatGPT stia influenzando anche il linguaggio dei canali accademici di YouTube con l’uso ripetuto di parole e verbi come «meticoloso», «regno», «approfondire» ed «esperto» (siamo diventati un mondo di esperti di tutto in pochi minuti, laddove Charles Darwin impiegò otto anni e perse quasi la vista per diventare un esperto di cirripedi) la vera domanda da porsi non è tanto come parliamo ma come parleremo tra pochi anni: è pacifico che i social e in particolare il (defunto) micro-blogging alla Twitter abbiano ucciso la punteggiatura, la stessa che tanta fatica era costata ad Aldo Manuzio, l’inventore del libro tascabile ma anche l’architetto della grammatica dei punti e virgola vari. E certo anche Google non ci ha spinti ad essere fini e sofisticati linguisti con i suoi schemi analfabetici di ritorno delle «parole chiave» più diffuse. Eppure ora siamo nel campo della comunicazione tribale: siamo tornati al linguaggio parlato delle agorà? Ci piace pensarlo, ma forse tra qualche anno parleremo come un algoritmo di massimizzazione delle probabilità con parole prigioniere della media della curva di Gauss: tutti un pochino più stupidi ma forse anche tutti un pochino più contenti di capirci con un metalinguaggio da chatbot. Saremo tutti «meticolosamente esperti di un qualche regno da approfondire». Dimenticando per comodità e pigrizia un aforisma attribuito a Churchill (uno degli scrittori più prolifici della sua generazione che vinse il premio Nobel per la Letteratura, anche se più come riconoscimento per aver sconfitto il nazismo che per meriti letterari): «Se vuoi che faccia un discorso di un’ora devi darmi un paio di giorni (...) per uno di cinque minuti ho bisogno di un mese». Oggi basta un click su ChatGPT. La sensazione è che tutto cambierà affinché nulla cambi: sembreremo ancora tutti felici su Facebook, tutti in vacanza su Instagram, tutti arrabbiati su X, tutti «esperti» su TikTok ma tutti alla ricerca di un nuovo lavoro su LinkedIn.