la Repubblica, 1 luglio 2025
Il piano del Guardasigilli detenzione in comunità per i tossicodipendenti
Aspettando i nuovi penitenziari, l’inferno continua e i suicidi restano una macabra certezza, con già 37 morti. Il governo ricorda oggi che «solo sul sostegno psicologico» sta impegnando «3 milioni di euro all’anno a partire dal 2025». Una goccia nel mare? Forse meno. Vale anche per gli altri versanti del carcere che uccide.
Se il sovraffollamento – che oggi significa 62mila e 761 persone stipate nelle celle, lì dove esistono solo 46mila e 792 posti effettivamente disponibili – ha superato il tasso record del 134 per cento e continua a seminare sofferenze, rivolte, insicurezza per chi è recluso e per chi ci lavora, è perché il grande Piano, tra nuovi moduli e nuove costruzioni, annunciato a settembre, promesso per gennaio, «è finalmente in dirittura d’arrivo», raccontano ieri dal Ministero della Giustizia dopo l’impietoso allarme di Mattarella. Si prevedono, tra le misure tampone: 384 posti letti. distribuiti in 9 istituti, cubi di cemento al prezzo di ben 32 milioni di euro. «Grande è l’attenzione per le parole del presidente», sottolinea subito il Guardasigilli Carlo Nordio. Che parla di «criticità del sistema penitenziario», laddove il Capo dello Stato ha usato le parole «inadeguate, gravi, insostenibili».
Che ci sia stato un pressing, in questi mesi, da parte di Palazzo Chigi, sui tempi e l’impegno della struttura di via Arenula e sul lavoro del commissario straordinario Marco Doglio non è un segreto. Questione di giorni, si affrettano a spiegare adesso: anche se pare difficile che l’ok definitivo che si attende dal ministero delle Finanze e la firma della presidente Meloni in calce al “programma” firmato Nordio e Doglio possano produrre effetti visibili, nel giro di pochi mesi, sul dramma che si consuma, e di giorno in giorno logora i principi costituzionali su cui dovrebbe reggersi il sistema.
Un ulteriore dato tra gli altri: i posti già disponibili si sono ulteriormente assottigliati. «Abbiamo contato oltre mille posti in meno», denunciano i garanti. Stefano Anastasia, in particolare, dal Lazio, elenca una sfilza di promesse mancate e parla di «valzer delle ipocrisie».
Intanto sono quattro le direzioni su cui si stanno muovendo al ministero, come riconosce lo stesso Nordio. «Detenzione differenziata per i tossicodipendenti; espiazione della pena per gli stranieri presso i paesi di origine; strutture di accoglienza per i detenuti che hanno i requisiti per l’accesso alle misure alternative alla detenzione ma sono privi delle condizioni socioeconomiche». In aggiunta, e prima, ci sarebbe poi l’intervento sulle norme, visto che il Guardasigilli è impegnato sulla «riforma della custodia preventiva per i reati non di criminalità organizzata: infatti – ricorda ieri – più del 20 per cento» di chi è recluso «è in attesa di giudizio, e una buona parte di loro alla fine viene assolta». Tutte voci su cui grava la distanza che separa i progetti rilanciati mediaticamente dalla vita delle persone.
La detenzione differenziata, ad esempio: sulla popolazione carceraria dei 62mila, un terzo è composta da tossicodipendenti. Eppure, a scorrere il decreto carceri dello scorso anno, i posti disponibili su cui si ragiona sono solo 280. Una discussione, apertasi anche all’interno della maggioranza, riguarda i termini entro cui dovrebbe realizzarsi la collaborazione tra pubblico e privato. Nel Coordinamento nazionale delle comunità accoglienti (il Cnca) i posti sono 700, ma non è chiaro con quali regole e a quali costi sarebbe possibile “privatizzare” un segmento dell’esecuzione penale del Paese. L’altra vertenza riguarda la mancata disponibilità delle Asl a sostenere i costi dei trasferimenti di centinaia di detenuti. Le stesse incognite che gravano sui senza fissa dimora. Intanto, dovrebbero essere le nuove celle-bunker in arrivo, quelle del commissario, a dare un po’ di respiro? Il primo grande piano carceri fu finanziato nel 2010, c’era Berlusconi. Mai realizzato.