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 2025  luglio 01 Martedì calendario

“Basta letteratura Lgbt+”: la Cina arresta 30 giovani scrittrici per i loro romanzi “danmei”

Basta al danmei. Da febbraio, la polizia cinese ha arrestato almeno 30 giovani scrittori (quasi tutte donne under 30) per la pubblicazione di romanzi danmei (boys’ love), ovvero narrativa erotica LGBTQ+ focalizzata su relazioni tra uomini. Molti e molte di loro avevano pubblicato i propri lavori su Haitang Literature City, una piattaforma con server ospitati a Taiwan nota per ospitare racconti del genere. Su Haitang Literature City guadagnano tra i 27.000 e i 56.000 dollari statunitensi ciascuna. Molte scrittrici sono state rilasciate su cauzione o sono in attesa di processo, ma alcune sono ancora in custodia cautelare, e in generale rischiano fino a 10 anni di carcere, oltre a multe fino al doppio dei profitti. Le autrici sono accusate di aver violato la legge cinese sulla pornografia per “produzione e distribuzione di materiale osceno”.
La legge cinese del 1997 vieta la “produzione e diffusione di materiale osceno”, includendo anche i racconti scritti. Se il contenuto genera profitto, può portare a pesanti condanne. Operazioni recenti, in particolare la “Operation Qinglang” del 2021 avviata dal Cyberspace Administration of China, hanno intensificato il controllo sul contenuto online considerato dannoso per i minori – e il danmei rientra tra questi.
La legge prende di mira in particolare “le descrizioni esplicite di sesso gay o altre perversioni sessuali”. Le rappresentazioni eterosessuali hanno spesso più margine di manovra: le opere di acclamati autori cinesi, tra cui il premio Nobel Mo Yan, contengono scene sessuali esplicite, ma sono ampiamente disponibili. Le autorità considerano le opere LGBTQ+ più “oscene” di quelle eterosessuali, sostenendo che minacciano i “valori tradizionali” e si oppongano alla promozione della famiglia e della natalità, oggi al centro dell’agenda del governo visto l’inizio del calo demografico.
Il danmei è un genere di narrativa romantica ed erotica che racconta storie d’amore – talvolta esplicite – tra uomini, spesso scritte da donne per un pubblico femminile. Sebbene abbia radici nel yaoi giapponese, il danmei ha sviluppato uno stile proprio nella Cina continentale, con trame complesse, ambientazioni storiche, fantasy o scolastiche, e una forte componente emozionale. I romanzi danmei più popolari ottengono milioni di letture e spesso vengono adattati in serie TV, fumetti e audiolibri. Il genere occupa una zona grigia tra immaginazione, desiderio e dissidenza sociale. In una società ancora fortemente eteronormativa, con un governo che promuove “valori tradizionali” come il matrimonio, la natalità e la virilità maschile, il danmei rappresenta una “deviazione” agli occhi delle autorità. Il timore del Partito comunista non è morale ma politico: che identità collettive non riconducibili alla narrazione nazionale possano creare comunità autonome e forme di mobilitazione.
Già negli scorsi anni ci sono stati alcuni casi. Nel 2018, l’autrice nota come Tianyi fu condannata a 10 anni di prigione (più multa) per aver venduto copie del suo romanzo Occupy, con oltre 7.000 copie distribuite. Nella provincia dell’Anhui, nel giro di qualche mese più di 50 autrici sono state arrestate per “materiale osceno” correlato al danmei, con condanne fino a 4–5 anni di carcere, e multe salate in base ai guadagni. Gli autori hanno avviato strategie di autoprotezione: spostano contenuti espliciti su server esteri, cancellano persone o tag, usano canali criptati. Piattaforme come Jinjiang hanno vietato parti esplicite da anni, mentre l’autopubblicazione è sopravvissuta in zone grigie e circuiti offline presso Taiwan e Hong Kong. Con l’ultima ondata di arresti il loro spazio è destinato a ridursi ulteriormente.