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 2025  luglio 01 Martedì calendario

Il disastro delle petroliere ombra legate alla Russia: l’ultima esplode al largo della Libia

Una petroliera (dal nome registrato di “Vilamoura”) che è stata in scalo due volte nei porti russi, il 7 aprile a Ust-Luga nel Mar Baltico, e a fine maggio a Novorossiysk, è esplosa al largo della Libia con un milione di barili di petrolio, e è in traino verso la Grecia. Lo riferisce la compagnia che gestisce la nave, TMS Tankers. Purtroppo non è la prima volta che incidenti o attentati del genere, connessi in qualche modo a petroliere che hanno legami con la Russia, o appartengono alla cosiddetta “flotta ombra” della Russia, funestano, nel Mediterraneo e non solo, l’ambiente e le nostre coste. Il disastro delle petroliere russe nei nostri mari merita una ricognizione attenta, perché potrebbe essere uno dai capitoli – o dei danni collaterali – della guerra ibrida della Russia all’Europa, che si porta dietro possibili sabotaggi ucraini.
La “Vilamoura”, nella notte tra il 26 e il 27 giugno, aveva improvvisamente deviato dalla sua rotta prestabilita e dichiarata alle autorità marittime. La mattina del 28 giugno un rimorchiatore antincendio (Boka Summit) si è portato sul luogo del misterioso incidente. Misterioso perché non è chiaro affatto cosa e come abbia causato l’esplosione, e la petroliera è ora rimorchiata in Grecia per tentare una prima valutazione dei danni. Bloomberg riporta che la petroliera trasportava circa un milione di barili di petrolio al momento dell’esplosione, che ha interamente allagato la sala macchine della nave. La situazione configura come minimo un grave rischio ambientale, oltre che per l’equipaggio.
La storia si sta ripetendo spesso, capitolo pericoloso (tra l’altro spesso nel Mediterraneo, o addirittura anche in Italia) e dimenticato della guerra nei mari. Nella notte tra il 14 e il 15 febbraio una grossa falla s’era aperta nella petroliera Seajewel, battente bandiera di Malta, che al momento dell’esplosione era ancorata al largo di Savona. La petroliera è stata portata al porto di Vado Ligure, e attualmente è aperta un’inchiesta a Genova su due presunte esplosioni (è stata trovata anche una seconda falla. Per fortuna entrambe le falle non avrebbero provocato lo sversamento della camera in cui è contenuto il petrolio: usiamo il condizionale perché alcune associazioni ambientaliste sostengono il contrario). La nave era era ormeggiata nel campo boe Sarpom, e registrata proveniente da Arzew, Algeria. “Ukrainska Pravda” scrive senza dubbio che la petroliera Seajewel fa parte della “flotta ombra” russa. E ora si trova anch’essa in Grecia perché la sua compagnia, la Thenamaris, è greca.
Esplosioni molto simili sono avvenute a un’altra petroliera della medesima società greca, la “Seacharm”, battente bandiera delle Isole Marshall, esplosa a fine gennaio al largo del porto di Ceyhan, Turchia. Drammatica violazione dei protocolli da parte delle petroliere della“flotta ombra” russa, che viaggiano al di fuori di ogni standard assicurativo e di sicurezza? O atti di sabotaggio ucraini contro il nemico, come sembra ritenere l’intelligence italiana? L’equipaggio della Seajewel, catena di comando di nazionalità bulgara e marinai semplici di nazionalità filippina, non è stato molto utile agli inquirenti, nelle sue deposizioni. Anzi è parso abbastanza reticente.
Esplosioni di natura piuttosto misteriosa sono avvenute anche dentro la Russia: la petroliera Koala battente bandiera di Antigua e Barbuda – che Greenpeace ritiene senza dubbi parte della “flotta ombra” di Putin – ha subito il 9 febbraio esplosioni che l’hanno messa fuori uso mentre era nel porto russo di Ust-Luga (nel Baltico). Un’altra nave, la Grace Ferrum, battente bandiera liberiana, proprietà della liberiana Grace Ferrum Shipping, è esplosa a Tripoli a febbraio.
Forse anche per il timore di sabotaggi ucraini sta cadendo ormai anche il velo della finzione, sulle petroliere della “flotta ombra russa”. Lunedì scorso, stando a quanto ha ricostruito Mark Douglas, analista di Maritime Domain Awareness, una società di intelligence marittima privata della Nuova Zelanda, navi da guerra russe hanno scortato petroliere sanzionate in acque europee per la prima volta. I sistemi di Identificazione Automatica (AIS) mostrano movimenti coordinati di tre navi dal 16 giugno: due sono petroliere ombra russa (Selva, anche nota come nota anche come Nostos/Naxos, e Sierra, anche nota come Suvorovsky Prospekt), entrambe sanzionate da Ue e Regno Unito, e la terza era la corvetta classe Steregushchiy Boikiy. Ormai queste navi sono così importanti che è arrivata a scortarle – nella Manica – senza tanti infingimenti direttamente la Marina russa.