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 2025  luglio 01 Martedì calendario

Intervista ad Ania Goledzinowska

«Sono tornata dall’inferno», sorride con gli occhi Ania Goledzinowska. I riflettori sull’ex modella e compagna del nipote di Silvio Berlusconi si spensero dopo una scena che fece il giro del mondo: era lei la ragazza bionda del jet set che usciva dalla torta di compleanno dell’allora premier. Da lì una «discesa negli abissi della possessione diabolica», la crisi lacerante che l’ha precipitata nella depressione più cupa e nella dipendenza, la fuga da Milano e il taglio netto con lo «sfavillante e vacuo» ambiente dello spettacolo.
Poi la conversione a una fede che non aveva mai avuto, le centinaia di ore di esorcismi fissati in video impressionanti, gli anni di convivenza con le suore di Medjugorje. Sette anni di totale invisibilità e di silenzio per costruire faticosamente una normalità mai conosciuta prima: tre anni di scuola professionale e il mestiere di consulente d’immagine e tecnico del colore. Ora vive in una cittadina di mare dell’Italia centrale dove due anni fa ha trovato anche l’amore. Una rinascita messa nero su bianco in un’autobiografia sconvolgente “Faccia a faccia con il demonio. Una storia vera” che Sugarco manderà in libreria a settembre.
Dai programmi tv con Marco Predolin, alle paparazzate con Emanuele Filiberto di Savoia, dalla lunga storia con il cantautore Francesco Baccini alle preghiere di liberazione di cui esistono registrazioni audio e video. Testimoniò uno degli esorcisti che l’hanno seguita: «Un caso serio di possessione, con segni preternaturali e soprannaturali che accompagnano il percorso. Dialoghi a tu per tu con spiriti maligni, ierognosi (la percezione di ciò che è sacro, ndr), conoscenza di fatti occulti su storie di dominio pubblico, esperienze extracorporee».
Quando ha ritenuto di aver bisogno dell’esorcista?
«Il male esiste anche se non si vede. Io non ero per nulla religiosa. Sono sempre stata razionale e pragmatica e quando sentivo parlare di possessioni diaboliche le attribuivo a disturbi psichiatrici. Appena scoppiò lo scandalo attorno alle frequentazioni di Silvio Berlusconi mi crollò il mondo addosso. Pur non essendo coinvolta nel “bunga bunga” né come indagata né come testimone iniziai ad essere terrorizzata dalle intercettazioni e avevo paura anche di usare la carta di credito. Ero la compagna di Paolo Enrico Beretta, il figlio di Maria Antonietta, sorella amatissima di Berlusconi. Facevo parte di una famiglia e di un mondo nel quale bisognava prestare una maniacale attenzione ad ogni parola, a qualunque comportamento, a qualsiasi gesto rivolto all’estero. Mi sentivo soffocare e cominciai a stare male. Scappai lontano da tutto e mi ritrovai davanti al padre cappuccino Cipriano De Meo, il decano degli esorcisti, benedetto da Padre Pio. Appena mi vide balbettare alle sue domande disse di portarmi da uno psichiatra. Mi mise una mano sulla testa e fu un disastro».
Quale fu la sua reazione?
«Disse “questa non è da esorcismo ma da ospedale psichiatrico” e quando mi impose le mani successe di tutto. Nella stanza c’erano sei persone e non riuscirono a fermarmi. La testa mi si girò di 180 gradi e mi scagliai contro padre Cipriano con una forza sovrumana insultandolo e inveendo contro di lui con voci maschili che nulla c’entravano con la mia. Da quel momento in poi ogni settimana andavo da lui per le preghiere di liberazione dal maligno. E dopo padre Cipriano si occuparono di me don Gabriele Amorth (fondatore dell’Associazione internazionale degli esorcisti e massima autorità in materia, ndr) e don Antonio Mattatelli. Tutti gli esorcismi sono stati filmati e riguardarli è come ricomporre un puzzle dell’orrore. Ho i brividi».
Lei si ricorda di ciò che accadeva durante gli esorcismi?
«Questo è l’aspetto più lacerante. Molte vittime di possessione dicono di non ricordare nulla. Io purtroppo ricordo tutto. Era come se il cervello si sdoppiasse. Tornare dopo gli esorcismi alla vita ordinaria era devastante perché si trattava di due realtà opposte. Un episodio particolarmente violento mi spinse a chiedere aiuto agli psichiatri. Mi sono anche fatta ricoverare due settimane in reparto, ma i referti erano netti: nessuna schizofrenia, zero disturbi psichiatrici. Per tre mesi presi psicofarmaci senza effetti».
Lei intanto abitava con le suore a Medjugorje?
«Sì e ogni settimana in traghetto tornavo in Italia per sottopormi agli esorcismi. Stavo ancora con Paolo Enrico quando morì sua sorella Sabrina, e io partecipai ai funerali dove c’era pure Silvio Berlusconi. Dopo conobbi una persona e lasciai Paolo Enrico ma lui mi disse con le lacrime agli occhi che meritavo di essere felice e se questa era la mia scelta lui la accettava. Se avessi avuto bisogno, lui per me ci sarebbe sempre stato. Parole sincere, non di circostanza».
Ne ebbe davvero bisogno?
«Sì perché il matrimonio con l’uomo conosciuto a Medjugorje durò poco e fu dichiarato nullo dalla Chiesa perché lui aveva taciuto delle verità importanti. Il demonio quando non riesce a distruggerti attacca le persone che ti stanno vicino portandoti via tutto. Mi sono ritrovata sola e sono tornata a Milano dove mi potevo permettere solo una cameretta in una casa con altre sette persone. I sei anni di esorcismi e la liberazione dal demonio sono stati l’uscita dal tunnel. Tornata a Milano, rifrequentai il nipote di Silvio Berlusconi. Abbiamo provato a ricostruire un rapporto ma non ha funzionato e siamo rimasti buoni amici».
In questi lunghi anni di silenzio ha più sentito nessuno del mondo dello spettacolo da cui si era allontanata?
«Nessuno. Solo con Paolo Brosio ci siamo incontrati a volte. Era quell’ambiente che mi faceva sentire male. Mi chiedevo cosa ci facessi in un mondo che pur dandomi tanto mi svuotava e non mi lasciava libera di essere me stessa. La ricchezza in cui ero immersa e la visibilità della situazione creavano in me un vuoto invece di colmarlo. Ho capito in seguito che ciò che mancava era la spiritualità. Puoi perdere tutto non la fede. Ciò che possiedi svanisce se come me ti senti violata nell’anima».
A cosa si riferisce?
«Lo scandalo del “bunga bunga” mi ha violato, non c’entravo nulla ma mi ritrovai nei fogli delle intercettazioni. Il diavolo mi teneva incatenata. Poi a Medjugorje e grazie agli esorcismi sono rinata. Sono uscita dalla possessione, ho terminato tre anni di scuola professionale e oggi ho un lavoro e un amore normali. Vengo chiamata a Roma negli atenei pontifici e alle conferenze internazionali degli esorcisti per raccontare la mia vita e ho deciso di scrivere un’autobiografia affinché nessuno pensi di essere un caso irrecuperabile. Nel libro si trovano anche trascrizioni autentiche di dialoghi tra il demonio e l’esorcista, visioni, manifestazioni inspiegabili e riferimenti inquietanti a fatti di cronaca nera, come il caso Elisa Claps menzionato in un esorcismo. Pagine che sono un atto di coraggio, una denuncia spirituale, un viaggio dentro l’abisso per mostrare che la salvezza è reale. L’ultima parola ce l’ha sempre Dio, non il diavolo».