ilfattoquotidiano.it, 29 giugno 2025
La follia di Trump su Haiti “paese sicuro”: 500mila rischiano la deportazione nell’inferno umanitario
Siamo all’apice della disconnessione dalla realtà, che evidentemente non suscita più alcun interesse. Non nell’amministrazione di Donald Trump, che ha annunciato la revoca dello status di protezione temporanea (TPS) per centinaia di migliaia di haitiani, negando ogni evidenza per sostenere che Haiti sia ora “sufficientemente sicura” ai fini del loro rientro. La dichiarazione, veicolata dal Dipartimento per la Sicurezza Interna (DHS) con la giustificazione di “ristabilire l’integrità del sistema d’immigrazione”, cozza violentemente con le raccomandazioni dello stesso Dipartimento di Stato americano, che continua a sconsigliare i viaggi ad Haiti “a causa di rapimenti, criminalità, disordini civili e assistenza sanitaria limitata”. Una contraddizione, l’ennesima, che evidenzia la follia di decisioni che ignorano la catastrofe umanitaria in corso.
La revoca del TPS per gli haitiani, la cui scadenza è fissata per il 3 agosto, diventerà effettiva il 2 settembre e si inserisce nella più ampia strategia per limitare l’immigrazione. Concesso originariamente dopo il terremoto del 2010 e prorogato negli anni, riguarda fino a 500 mila haitiani residenti negli Stati Uniti, alcuni da oltre un decennio. Parallelamente, il numero due della diplomazia statunitense, Christopher Landau, ha minacciato il ritiro degli Stati Uniti dall’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), attaccandola per la sua “inazione” su Haiti. “Se l’OSA non è disposta o non può svolgere un ruolo costruttivo ad Haiti, ci chiediamo davvero perché esista”, ha dichiarato Landau, ricordando come il contributo americano finanzi circa la metà del budget dell’organizzazione.
Ritorno alla realtà – Oltre la bolla trumpiana, la situazione ad Haiti è tutt’altro che “sufficientemente sicura”. Secondo l’ultimo rapporto di Human Rights Watch, nel 2024 “la crisi multidimensionale di Haiti ha raggiunto livelli catastrofici”. La violenza è dilagante, con gruppi criminali che hanno “intensificato attacchi su larga scala e coordinati che hanno paralizzato il Paese”, arrivando a controllare “circa l’85 per cento della capitale Port-au-Prince” e le sue aree metropolitane. I rapporti sono impietosi: l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) ha registrato almeno 5.601 persone uccise e 1.494 rapite nel 2024. La violenza sessuale, usata dalle gang “per punire, diffondere paura e soggiogare la popolazione”, è diventata “diffusa”, con 5.400 casi di violenza di genere segnalati tra gennaio e ottobre, il 72% dei quali di natura sessuale. I bambini sono particolarmente vulnerabili: secondo HRW, “la crescente fame e la povertà estrema hanno costretto i bambini a unirsi a gruppi criminali, dove affrontano abusi, incluso lo sfruttamento sessuale”. Sono circa mezzo milione i minori che vivono sotto il controllo di queste bande.
Condizioni di vita al collasso – Amnesty International ha recentemente documentato come “l’insicurezza alimentare abbia raggiunto un livello allarmante, il sistema sanitario sia orami al collasso e le scuole costrette a chiudere a causa della violenza”. Quasi la metà della popolazione necessita di assistenza umanitaria, con 5,4 milioni di persone che affrontano un’insicurezza alimentare acuta e 2 milioni in “livello di emergenza”. Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) ha identificato Haiti come uno dei paesi con la più alta percentuale di persone in condizioni di fame acuta, con 8.400 individui che hanno raggiunto il livello “catastrofico”. Il sistema sanitario è “sull’orlo del collasso”, con appena il 40% delle strutture funzionanti a livello nazionale e oltre 40.000 operatori sanitari fuggiti. La chiusura delle scuole, nel frattempo, ha privato circa 1,2 milioni di bambini dell’istruzione.
Sfollati e respinti – La violenza ha generato una crisi di sfollati interni, con quasi 703 mila costretti ad abbandonare le proprie case. Le condizioni precarie li espongono a ulteriori violenze ma, parallelamente, chi cerca rifugio all’estero si scontra con politiche di “ritorno forzato e illegale” da parte di Paesi come gli Stati Uniti e la Repubblica Dominicana. Nel 2024, quasi 200 mila persone sono state rimpatriate ad Haiti, nonostante i rischi per la loro incolumità in un Paese dove anche il sistema giudiziario è “praticamente in stallo”, garantendo impunità per gravi violazioni dei diritti umani. La missione multinazionale di supporto alla sicurezza (MSS), guidata dal Kenya e approvata dall’ONU, è ostacolata da “mancanza di fondi e personale”. Il Kenya stesso ha minacciato di ritirarsi a causa del “grave fallimento della comunità internazionale nel rispettare i propri impegni”, avendo ricevuto solo l’11% dei finanziamenti stimati necessari. Per questo le parole di Trump non sono solo fuorvianti, ma minano gli sforzi internazionali per affrontare una delle crisi umanitarie più gravi al mondo, che politiche di rimpatrio forzato e indebolimento delle strutture multilaterali non faranno altro che peggiorare.