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 2025  giugno 30 Lunedì calendario

Russia, “operazione speciale” contro gay e persone trans: già 101 condanne in un anno e mezzo per “estremismo”

Per parafrasare un termine utilizzato in Russia negli ultimi tre anni, si potrebbe parlare di “operazione speciale”. Stavolta ad essere colpito non è un nemico in armi di una nazione come l’Ucraina, ma una fascia di persone sgradite al governo: coloro che si ritrovano sotto la sigla Lgbtq. I tribunali russi hanno emesso 101 condanne con l’accusa di “estremismo” nei confronti di persone che avrebbero preso parte ad iniziative del “Movimento LGBT Internazionale” o per averne esposto i simboli.
A rivelare la cifra è Human Right Watch che nelle scorse ore ha pubblicato un dossier. Una denuncia che arriva ad un giorno di distanza dalle tensioni che sono state registrare a Budapest in occasione del pride. Su 101 procedimenti, 98 sono di carattere amministrativo e 3 di carattere penale. Per HRW questa attività di repressione “dimostra la determinazione delle autorità russe a penalizzare, perseguitare e mettere a tacere le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender e i loro sostenitori”. È necessario fare un passo indietro: nel 2023 la Corte suprema aveva indicato il “Movimento internazionale Lgbt” come “organizzazione estremista”. Il pronunciamento è divenuto operativo da gennaio 2024.
Ma è dal 2013 che la legge russa indica la “propaganda gay” un reato amministrativo. Dunque, la decisione della Corte Suprema ha permesso un “salto di qualità” nelle accuse, passando ai procedimenti penali. Per finire nei guai, scrive Humah Right Watch, basta esporre una bandiera arcobaleno, o indossare un paio di orecchini. Ecco alcune storie: nel gennaio 2024, un tribunale di Nižnij Novgorod ha condannato Anastasia Ershova a cinque giorni di detenzione per aver indossato orecchini multicolori a forma di rana. Anastasia era stata aggredita mentre era in compagnia di un’amica, e il responsabile l’aveva filmata e pubblicato il video sul web. Lo stesso tribunale ha multato un insegnante per aver esposto la bandiera arcobaleno nello spazio scolastico progettato per promuovere la tolleranza. A novembre 2024, un tribunale di Jakutsk ha imposto una pena aggiuntiva a un detenuto per aver presumibilmente mostrato la bandiera arcobaleno ad altri ospiti della struttura; lo scorso maggio, gli stessi giudici hanno condannato un carcerato per aver disegnato un’immagine su un quaderno usando i colori dell’arcobaleno.
Se si finisce dietro le sbarre, in genere le condanne spaziano da una a due settimane, ma ci sono situazioni più complesse, come quelle di tre editor che rischiano fino a 12 anni di carcere per aver diffuso romanzi a tema omosessuale. C’è chi non resiste: Andrei Kotov si è suicidato lo scorso dicembre; era detenuto in attesa di processo, la polizia lo accusava di aver gestito una agenzia di viaggi per soli uomini: dunque una “organizzazione estremista” per la polizia. I terreni di caccia delle autorità sono soprattutto le piattaforme: Telegram a VKontakte WhatsApp, Facebook, Instagram e persino chat private: in questo caso è finito nei guai il direttore di una campagna regionale che sosteneva un candidato dell’opposizione alle elezioni presidenziali del 2024.
Le vicende personali di chi si trova ad affrontare un procedimento amministrativo o penale non si esauriscono con l’ammenda o la condanna: in un sondaggio del 2024 condotto da Sphere e Coming Out e rivolto a persone Lgbt in Russia, l’82% di queste ha dichiarato di aver subito rischi personali dopo la definizione di “estremista” da parte della magistratura, e l’88% ha dichiarato di essere stato “colpito dalla censura lgbt+ del governo”. Può dare tanto fastidio una bandiera arcobaleno? In realtà sono proprio i simboli che non si conformano alla società, impostata su certi binari, a preoccupare le autorità: Human Rights Watch ha registrato un parallelismo con quanto è avvenuto a Alexei Navalny, dissidente morto in carcere nel febbraio 2024, e alla sua organizzazione o quelle che gravitavano nella sua orbita: dopo che era stata definita “estremista” nel giugno 2021, i magistrati hanno emesso 194 condanne per illeciti amministrativi. “I tribunali – si legge nel dossier di HRW – hanno arbitrariamente definito ‘estremisti’ simboli, nomi e loghi delle organizzazioni stesse, quelli di iniziative di opposizione correlate, immagini di Navalny o del suo nome e slogan a sostegno dei prigionieri politici, o contro il presidente Vladimir Putin”.