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 2025  giugno 30 Lunedì calendario

Newcleo fatica a realizzare le tante promesse di Buono

Per produrre energia, c’è chi l’atomo lo scinde e c’è chi vuole fonderlo. In entrambi i casi servono grossi investimenti, molto tempo e tanta fiducia. Quando i risultati latitano e i tempi si allungano, a risentirne sono le aspettative. Così la débâcle immobiliare della sua Planet Smart City sta mettendo sotto pressione Stefano Buono e lambisce Newcleo, start up che lo scienziato imprenditore ha fondato nel 2021 per costruire piccoli reattori nucleari, il cui prototipo dovrebbe vedere la luce nel 2030. Nel progetto a oggi hanno investito 535 milioni 700 soci, tra i quali alcune delle maggiori famiglie imprenditoriali italiane come gli Elkann-Agnelli attraverso Exor, i Malacalza, Paolo Merloni, l’ex presidente di Cassa depositi e prestiti Claudio Costamagna, Manfredi Lefebvre d’Ovidio di Silversea Cruises, società di crociere della quale a giugno 2018 ha venduto due terzi a Royal Caribbean per 1 miliardo di dollari). Molti di questi sono anche azionisti di Planet Smart City, dove monta la protesta dei piccoli soci per i risultati molto negativi. Mentre l’Unione Europea e numerosi governi finanziano la corsa ai piccoli reattori tramite i rispettivi campioni nazionali, in Italia Newcleo rischia di subire i contraccolpi del flop immobiliare del suo uomo-bandiera Buono, l’agguerrita concorrenza di Eni ed Enel e ora anche gli scontri nel governo di Giorgia Meloni.
Nato ad Avellino nel 1966, un decennio da fisico al Cern di Ginevra con il premio Nobel Carlo Rubbia, Stefano Buono è diventato ricco quando nel 2018 la sua Advanced Accelerator Applications (AAA), start up di medicina nucleare antitumorale quotata al Nasdaq dal 2015, fu acquisita dal colosso farmaceutico Novartis per 3,9 miliardi di dollari. Con le centinaia di milioni incassati, Buono entrò nel capitale di Planet Smart City e fondò a Londra Newcleo Ltd, holding del gruppo che progetta di costruire gli smart modular reactor (Smr), piccoli reattori di quarta generazione realizzabili in serie a costi inferiori e con tempi più rapidi rispetto ai grandi reattori fissi delle centrali. A marzo 2023 Newcleo ha lanciato un aumento di capitale fino a 1 miliardo per finanziare i progetti su Smr raffreddati al piombo e impianti per produrre combustibile Mox, miscela di uranio impoverito e plutonio esausto provenienti dalle centrali. Il progetto fa gola a molti governi come quello slovacco del premier Robert Fico, in buoni rapporti con Giorgia Meloni. A inizio giugno i due politici erano presenti alla firma della joint venture tra Newcleo (al 49%) e Javys, società di Stato che gestisce il combustibile nucleare delle centrali slovacche, per costruire 4 reattori alimentati da Mox a Jaslovské Bohunice.
Newcleo nel 2023 ha comprato società europee di sistemi a piombo liquido e pompe per l’industria nucleare e nel 2024 ha deciso di trasferirsi da Londra a Parigi, per dare la caccia ai finanziamenti della Ue e di Macron, che punta un miliardo sullo sviluppo di nuove tecnologie atomiche (ma metà della somma andrà al colosso francese Edf che ha propri progetti sugli Smr). La start up cerca 3 miliardi per realizzare entro il 2030 in Francia il primo reattore da 30 Mw e produrre Mox da scorie transalpine. Ne è seguito un turbinio di annunci di partnership in Italia, Ue e Regno Unito. Ma la buona reputazione di cui Newcleo gode su Sole 24 Ore, Repubblica e La Stampa (tra fervore comico e conflitti d’interesse, poiché Gedi è controllata dalla stessa Exor socia di Buono) fatica sempre più a mascherare le lentezze dello sviluppo della start up e il divario tra promesse e realizzazioni.
L’apporto da Newcleo Ltd di Londra alla newco Newcleo Holding Sa di Parigi della parte operativa del gruppo, in attesa del trasferimento totale, svela molte cose. Il Fatto ha scoperto la perizia di stima, datata 30 settembre 2024, del conferimento che era condizionato al via libera del governo Meloni. L’apporto da 240 milioni, poi svalutato a 220 in sede di perizia, ha rivalutato di almeno 25 milioni gli asset, come si desume dall’ultimo bilancio disponibile di Newcleo Ltd a fine 2023. Nell’apporto le componenti patrimoniali immateriali valevano 80 milioni, tra cui avviamenti per 38 milioni, a fronte di perdite operative per 65,3 milioni su 9,2 di ricavi, e i diritti d’uso altri 21. In totale ben 101 milioni di patrimonio su 220 sono rappresentati da asset immateriali, a fronte dei 58 delle società operative (tranne quella in Repubblica Ceca). Newcleo risponde che “l’apporto è stato effettuato secondo le norme applicabili. Le cifre nella perizia di stima e nei bilanci riflettono i valori degli attivi delle società gruppo, inclusi brevetti, beni immateriali e la capitalizzazione di importanti investimenti necessari allo sviluppo, in base alla corretta e prudenziale applicazione dei principi contabili internazionali. I bilanci sono revisionati da una primaria società internazionale, col supporto di uno studio legale e approvato da una figura indipendente. Newcleo ha notificato l’operazione al governo italiano perché anche le operazioni infragruppo tra società attive nei settori rilevanti sono soggette al Golden Power. Il governo ha deciso di non esercitare i poteri speciali in assenza di rischi gravi per gli interessi statali”.
Ma Newcleo deve vedersela anche con una concorrenza che cresce e non solo all’estero. In Italia il colosso Eni sta investendo pesantemente nella tecnologia alternativa della fusione nucleare a confinamento magnetico: a marzo ha firmato un accordo con l’Autorità per l’energia atomica del Regno Unito. Paese nel quale il gigante Rolls Royce ha appena vinto la gara sui fondi pubblici per costruire gli Smr a fissione, in piena competizione con Newcleo. Non basta: la società di Buono è finita in mezzo agli scontri interni al governo Meloni. Ad aprile il ministro delle Imprese, Adolfo Urso (Fratelli d’Italia), e quello dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin (Forza Italia), ipotizzavano un investimento pubblico diretto da 200 milioni per una quota del 20% del capitale della start up. Ma Matteo Salvini, ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, si è messo di traverso: “Se c’è un trust pubblico con Enel, Ansaldo e Leonardo” appena formato per sviluppare nuove tecnologie nucleari, “non capisco perché mettere centinaia di milioni nel privato e non in una partecipata pubblica”, ha detto il leghista. Nata per scindere l’atomo, Newcleo ora deve navigare anche nelle perigliose acque della politica italiana.