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 2025  giugno 30 Lunedì calendario

Caldo e stop ai gettonisti. Allarme Pronto soccorso

Altri dieci giorni di assedio del grande caldo, ventuno città in tutta Italia con il bollino rosso, il Ministero della Salute indica «allerta massima». E dalla Valle d’Aosta arriva una notizia che ben spiega cosa sta succedendo nel nostro Paese, ma anche in gran parte dell’Europa: la temperatura è salita sopra lo zero anche sul Monte Bianco. Le conseguenze sono un incremento degli accessi nei pronto soccorso, con percentuali differenti da regione a regione: in Emilia-Romagna l’aumento è del 5 per cento, in Lombardia in alcune province del 15, in Toscana ci sono anche punte del 20.
ONDATA
Racconta il dottor Pier Luigi Bartoletti, leader romano dei medici di famiglia: «Le richieste sono aumentate, soprattutto da parte degli anziani. La prima ondata, ogni anno, è sempre la più insidiosa». Ma se nei pronto soccorso, nelle grandi città ma anche nelle località turistiche, la mole di lavoro è cresciuta, all’orizzonte c’è il rischio del collasso perché se non ci saranno provvedimenti tampone molti dei medici in servizio non saranno più disponibili. Sono i gettonisti, vale a dire i professionisti esterni chiamati in servizio tramite cooperative. Vengono pagati molto di più di chi è dipendente. Addirittura c’è chi si è licenziato dal servizio pubblico per lavorare in queste cooperative e incassare compensi assai più alti. Per contrastare questo fenomeno, il Ministero della Salute aveva fissato nuove regole con il cosiddetto decreto bollette del 2023, a cui ne è seguito un altro a giugno 2024 che di fatto, semplificando, consente alle aziende sanitarie di ingaggiare i gettonisti solo per un altro anno. Salvo rarissime eccezioni, questi contratti non sono prorogabili. Il provvedimento in sé ha un obiettivo nobile, contrastare un fenomeno che danneggia il servizio sanitario pubblico, ma non è stata prevista un’alternativa. E da fine luglio, gradualmente, molti contratti andranno a scadere e i pronto soccorso rischieranno la paralisi. Racconta il dottor Mario Guarino, vicepresidente di Simeu (società italiana medicina di emergenza e urgenza): «Molto semplicemente: non è stato previsto un piano B. Dunque, può essere giusto limitare il fenomeno dei gettonisti, ma senza di loro i pronto soccorso si fermeranno». Simeu ha messo in fila anche una serie di numeri: attualmente il 30 per cento dei pronto soccorso italiani dipende dai contratti con medici esterni forniti dalle cooperative.
EMERGENZA
«In altri termini – ricorda Guarino – in alcune strutture sanitarie l’80 per cento dei turni è garantito da questi colleghi a gettone. Ecco, provate a immaginare cosa potrà succedere da fine luglio quando la maggior parte dei contratti arriverà in scadenza e non potrà essere prorogata». L’allarme dei medici dei pronto soccorso era già partito due settimane fa quando da Simeu il presidente Alessandro Riccardi aveva avvertito: «Con l’arrivo dell’estate e in concomitanza con l’allerta caldo, il maggiore problema è rappresentato dalla carenza di medici e infermieri negli ospedali e nei pronto soccorso. Agli organici già attualmente insufficienti si aggiunge il “fattore ferie”, che porta ad avere un numero ancora minore di medici al lavoro. Ma un altro fattore critico sarà appunto il termine deciso dal ministero per la chiusura dei contratti in essere con le cooperative per l’impiego temporaneo di camici bianchi. Questo porterà a una ulteriore drastica diminuzione del numero dei medici presenti». Pierino Di Silverio, presidente di Anaao-Assomed, associazione di dirigenti medici e sanitari, aveva quantificato in 10mila i medici gettonisti in servizio nella sanità italiana: «Ma quel dato è superato perché la situazione è in continuo cambiamento e manca perfino un numero preciso».
Questo è il quadro mentre per i pronto soccorso si susseguono giornate complicate proprio a causa dell’aumento delle richieste d’aiuto per il caldo. «Ciò che notiamo – osserva il dottor Guarino – è che i numeri di accessi stanno tornando ai livelli pre Covid, ma con patologie più gravi perché paghiamo gli effetti degli anni della pandemia quando la prevenzione è rallentata. Con il grande caldo, la situazione poi si complica». Cosa dice il bollettino del Ministero della Salute? Il bollino rosso, di massima allerta, ieri riguardava Ancona, Bologna, Bari, Brescia, Catania, Civitavecchia, Firenze, Frosinone, Latina, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Pescara, Rieti, Roma, Torino, Trieste, Venezia, Verona e Viterbo. In sintesi: 21 città, quattro in più del giorno precedente. Le temperature sfioreranno i 40 gradi e si teme che l’assedio possa durare almeno dieci giorni. Le proiezioni che arrivano da ilMeteo.it, non riescono a vedere per i prossimi giorni un importante cambio dello scenario. E l’anticiclone si espanderà fino a Scozia e Scandinavia. In Spagna l’allerta riguarda picchi di temperature superiori ai 42-43 gradi in Andalusia.