Il Messaggero, 29 giugno 2025
I bambini-lupo cresciuti nel bosco Il papà era ossessionato dal Covid
Per lo Stato italiano sono come fantasmi. Non hanno un nome, non sono mai stati visitati da un medico, né sono mai andati a scuola. Hanno 9 e 6 anni, un maschio e una femmina, ma parlano a stento. Non sanno né leggere, né scrivere. Usano ancora il pannolino. Il padre, uno scultore olandese di 54 anni, ha scelto di farli vivere isolati da tutto, nel cascinale che aveva acquistato anni fa a Lauriano, una ventina di chilometri da Torino. Ci si arriva percorrendo un lungo sentiero in mezzo ai boschi. Una fattoria resa indipendente anche dal punto di vista energetico. Così da non aver bisogno di nessuno. E se non ci fosse stata l’alluvione, nessuno sarebbe arrivato a bussare a quella porta. I carabinieri di Torino, su ordinanza della sindaca di Lauriano, hanno notificato un ordine di sgombero. Ma quando i militari dell’Arma sono arrivati alla casa, si sono trovati davanti due bambini. «Non vanno a scuola – ha spiegato il padre – perché li istruisco io a casa». Ma è bastato uno sguardo per capire. I bambini quasi non parlavano. Cresciuti nei boschi, isolati, avevano sviluppato un’aggressività dettata dall’istinto. Avvicinarli non è stato semplice. Il primo pensiero è stato mettere in salvo la famiglia, il padre e i due piccoli. La storia risale allo scorso aprile, ma solo adesso è venuta alla luce. Lui, il padre, era ossessionato dal Covid, dal 2020 non mandava i figli a scuola perché non voleva che indossassero la mascherina. E perché convinto della creazione di nuovi virus potenzialmente diffusi nel mondo.
LA RICOSTRUZIONE
Nati in Germania, Richard e Andrea (nomi di fantasia) non sono mai stati registrati in Italia. Non hanno amici perché non vanno a scuola. Non hanno la carta d’identità, il codice fiscale, e non hanno un pediatra. Vivevano insieme al padre e ogni tanto anche alla madre, 38enne, disoccupata e senza fissa dimora che veniva a trovarli. I due fratellini sono stati trovati in condizioni igieniche precarie. La segnalazione ai servizi sociali è scattata praticamente subito. In un primo momento il papà e i due fratellini sono stati ospiti di Cascina Caccia a San Sebastiano Po. Poi sono stati presi in carico dagli psicologi dei servizi sociali del Ciss di Chivasso, il Consorzio intercomunale per i servizi sociali. Ora i bambini vivono in due comunità protette. Li hanno dovuti separare per paura, vista la loro indole aggressiva che si facessero male. Nel frattempo la procura dei Minori ha aperto la procedura di adottabilità. Per i magistrati coordinati dalla dirigente Emma Avezzù, è stato violato l’obbligo scolastico. I genitori sono ritenuti inadeguati «per le problematiche materne (completa assenza della madre e suo disinteresse dei figli) e paterne (incuria, condizioni di isolamento e di assenza di stimoli in cui ha fatto vivere i figli)». Il padre si difende. L’uomo assistito dall’avvocata Afrikah De Mattia giura di voler bene ai figli. «Io e mia moglie offriamo loro tutto ciò di cui hanno bisogno. Hanno molti giocatoli, ognuno il proprio computer portatile, molti strumenti musicali e la propria attrezzatura da sci. Vanno a cavallo sui pony al maneggio e trascorrono molto tempo all’aperto nei ristoranti e nei musei».
LA DECISIONE
Il padre ha anche dichiarato di aver vissuto in Germania prima di trasferirsi in Italia e di aver acquistato il cascinale per una vita più ritirata. Ha sostenuto che i figli fossero arrivati solo due settimane prima, che seguissero lezioni online e avessero appunto strumenti musicali, sci, cavalli, giochi. Ma nulla di tutto questo è stato confermato. Intanto gli assistenti sociali e gli educatori del Ciss sono al lavoro per le pratiche di registrazione dei due fratellini. Da pochi giorni hanno un codice fiscale. Tra poco la carta d’identità e una residenza. Lui, il padre, li ha rivisti solo pochi giorni fa. Dice di sentirli al telefono ogni giorno. Ma la storia, ormai, è diventata un caso e, purtroppo, non è l’unico. In Italia ci sono bambini che crescono senza essere mai stati registrati, senza un codice fiscale, un pediatra, un banco a scuola. I bambini “fantasma”, sono spesso figli di migranti, di genitori che rifiutano le istituzioni o che vivono ai margini della società. Ogni anno circa 400 neonati non vengono riconosciuti alla nascita: il 70% sono figli di donne straniere, il restante di madri italiane in condizioni di forte vulnerabilità. Bambini invisibili agli occhi dello Stato, quindi privi di qualunque diritto.