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 2025  giugno 29 Domenica calendario

Israele fa i conti con i traumi del conflitto «Disturbi da stress per il 70% dei cittadini»

Uno shock continuo. Iniziato con l’orrore di Hamas il 7 ottobre 2023, continuato con la guerra e l’arruolamento di migliaia di riservisti. Proseguito poi con il fitto lancio di razzi e droni da parte di Hezbollah e degli Houthi. E terminato con la pioggia di missili che hanno preso di mira Tel Aviv, Haifa, e vari centri del nord e del centro dello Stato ebraico, mietendo decine di vittime e distruggendo molti edifici.
L’ESCALATION
La popolazione israeliana è in larga parte traumatizzata. In questo anno e mezzo di conflitto, la guerra è arrivata fino al cuore del Paese, paralizzando, di fatto, la vita di milioni di persone. E l’escalation con l’Iran, con gli attacchi che hanno fermato tutto e costretto le persone a correre nei rifugi e passare intere notti insonni, hanno messo a dura prova la psiche dei cittadini. I dati parlano chiaro. Come spiegato a Ynet da Eyal Fruchter, co-fondatore dell’Icar Collective (un centro che raccoglie esperti e ong per curare i traumi psichici), il 70% della popolazione ha dei sintomi da trauma. «Una delle cose più importanti causate dagli shock è un cambiamento nella percezione del mondo come ingestibile e pericoloso», ha raccontato Fruchter, «e una volta che ci si sente fuori controllo, è molto difficile riprendere il controllo della propria vita». Una condizione che in questo momento appare trasversale. Da quando è esploso il Covid, di fatto Israele ha sempre vissuto in un continuo stato d’allerta. E se i 12 giorni di fuoco con l’Iran hanno minato le certezze di molti che si sentivano al sicuro, in realtà gli esperti segnalano un vero e proprio male oscuro all’interno della società. Il boom degli attacchi di panico e degli stati di ansia è parallelo all’aumento del numero di persone che si rivolge a psicologi e a centri che forniscono assistenza psicologica al telefono. Ma in tutto il Paese si assiste anche a un incremento dell’utilizzo di psicofarmaci. E cresce anche in maniera sempre più evidente il numero di persone che fa uso di cannabis.
I GIOVANI
La crisi depressiva che coinvolge tutta la popolazione incide in maniera ancora più evidente tra i giovani. Tra chi non riesce a vedere un futuro, chi si sente soffocare dall’idea di un conflitto eterno e chi ha visto scomparire la propria quotidianità, in molti sentono il bisogno anche di lasciare il Paese. «Non avete idea di quanto siamo depressi. È come se stessimo sprecando i nostri anni con questa guerra senza fine» dice Reema, che vive ad Haifa e ha passato diverse notti insonni nei bunker. «E se pensiamo al dopoguerra, sappiamo già che pagheremo noi per tutto questo. Non solo con le tasse, ma anche con tantissime persone sotto shock, a partire dai soldati». E per i militari, in particolare per i riservisti, l’allarme è scattato già da diverso tempo.
Secondo le ultime ricerche realizzate dall’Università di Tel Aviv, il numero di soldati che registrano sintomi legati al disturbo da stress post-traumatico è in aumento, specialmente per coloro che hanno prestato servizio nella Striscia di Gaza. Come ha raccontato il Times of Israel, il professor Yair Bar-Haim, direttore del National Center for Trauma and Resilience dell’ateneo di Tel Aviv, ritiene che il 12% dei soldati congedati ha manifestato sintomi «significativi». Un soldato su otto che ha combattuto contro Hamas sarebbe in realtà inadatto a tornare in servizio. E il disagio psicologico è sempre più chiaro all’Idf, ma anche tra i familiari dei militari.