Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  giugno 29 Domenica calendario

Ecco la proposta FdI. Uno “scudo” penale per gli agenti violenti

La relazione con cui la Cassazione ha criticato il decreto Sicurezza ha risvegliato gli animi “securitari” nella maggioranza che sostiene Giorgia Meloni. Ieri mattina la Lega ha rilanciato chiedendo un nuovo provvedimento “con particolare riferimento alla tutela delle forze dell’ordine”, ma è stata anticipata sul tempo da Fratelli d’Italia: venerdì, il capogruppo del partito di Meloni alla Camera, Galeazzo Bignami, ha depositato una proposta di legge per introdurre una forma di “scudo” per le indagini che riguardano le forze dell’ordine. L’obiettivo del provvedimento, letto in anteprima dal Fatto, è quello di evitare l’iscrizione nel registro degli indagati per le forze dell’ordine (ma non solo) che commettono reati nell’esercizio delle proprie funzioni o legittima difesa.
La norma era stata già ipotizzata a inizio anno dopo il caso del maresciallo Luciano Masini da inserire nel decreto Sicurezza, ma FdI aveva evitato per far procedere più speditamente il provvedimento senza incappare in rilievi del Quirinale. Un’urgenza che è tornata, secondo i meloniani, dopo l’episodio di Francavilla Fontana (Brindisi) in cui è morto il brigadiere Carlo Legrottaglie, ucciso da alcuni ladri in fuga. Gli altri due agenti che hanno sparato al ladro sono finiti sotto indagine per eccesso colposo nell’uso legittimo di armi. Episodi che, si legge nella relazione tecnica della proposta, “hanno evidenziato una falla nell’attuale sistema”.
Così FdI ha deciso di depositare la proposta alla Camera. Il testo è firmato da Bignami e dal deputato tarantino Giovanni Maiorano. È composto da un articolo che modifica l’articolo 335 del codice di procedura penale che disciplina le modalità di iscrizione del registro degli indagati da parte del pubblico ministero. Per non essere incostituzionale, il provvedimento riguarda tutti i cittadini.
La proposta prevede che, in caso di presenza di una “causa di giustificazione”, il pm non iscriva nel registro degli indagati l’autore del reato. Di cosa stiamo parlando? Nel codice penale sono tutti quei casi in cui una persona commette un reato ma non è punibile perché ha agito in una situazione particolare, come l’esercizio o l’adempimento di un dovere, la legittima difesa, l’uso legittimo delle armi o lo stato di necessità. Per fare qualche esempio, è il caso del poliziotto che spara a un ladro o manganella un manifestante violento a un corteo, ma anche del chirurgo che opera un paziente e quest’ultimo muore.
In questo caso sta al pm e poi al giudice stabilire se il fatto sia punibile, ma per FdI non si deve nemmeno iscrivere il soggetto nel registro degli indagati. Questo perché, si legge ancora nella relazione tecnica, sebbene l’indagine “non implichi automaticamente che la persona sia considerata colpevole e nonostante molto spesso si concludano con una richiesta di archiviazione” questo automatismo “espone l’iscritto a una vera e propria gogna mediatica e soprattutto a un ingiustificato calvario giudiziario”, a maggior ragione se riguarda reati “in cui è coinvolto personale appartenente alle forze dell’ordine” e si configuri come atto dovuto. Così FdI tenta di bilanciare l’esigenza di avvalersi delle garanzie dell’indagato e quella di “non subire le conseguenze dannose” dell’iscrizione nel registro. La proposta prevede che nei casi in cui ci sia una “causa di giustificazione”, il pm non iscrive nessuno ma entro 7 giorni fa accertamenti preliminari che servono per verificarne la sussistenza. Se in questi 7 giorni (termine perentorio) emergono accertamenti che fanno ritenere il fatto come “antigiuridico” archivia. In caso contrario iscrive nel registro degli indagati. Ora FdI tratterà con il ministero dell’Interno e della Giustizia per far diventare la proposta come governativa.
Testo che farà discutere in ambito giuridico. Il professore di Diritto penale all’Università Statale di Milano, Gian Luigi Gatta, spiega che così “si crea una bolla di una settimana durante la quale la notizia di reato non è iscritta, non c’è un indagato, noto o ignoto, non c’è quindi un procedimento penale avviato, eppure il pm compie non meglio precisati accertamenti preliminari (può ordinare un’autopsia?), non è dato comprendere se assistiti da garanzie per il possibile indagato e per la vittima”. Quindi, conclude Gatta, “sul piano sistematico, dei principi e delle garanzie, mi pare una proposta molto problematica”.