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 2025  giugno 29 Domenica calendario

Gli italiani schiacciati da alimenti e tasse 4 su 10 si sentono più poveri di un anno fa

Il 42.4% degli italiani dichiara di sentirsi più povero rispetto ad un anno fa e il 46.0% è convinto di avere le stesse possibilità economiche dello scorso anno, solo il 6.7% si sente più ricco. Sono questi i risultati di un sondaggio di Only Numbers. Tra il 2019 e il 2024, l’Istat ha rilevato una perdita del 10,5% del potere d’acquisto delle retribuzioni contrattuali, mentre le retribuzioni “effettive” secondo le loro rilevazioni hanno perso circa il 4,4%, a causa dell’inflazione elevata. Il rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) segnala che dal 2008 al 2024, l’Italia ha registrato un calo dei salari pari all’8.7% tra i Paesi del G20, anche se -sempre dalla stessa fonte Oil- viene comunicato che i salari reali hanno recuperato un +2.3% nell’arco del 2024. Questo scenario suggerisce che il potere d’acquisto dei lavoratori italiani è ancora significativamente ridotto rispetto al periodo pre-inflazione, nonostante i recenti segnali positivi rilevati ad esempio con il taglio del cuneo fiscale deciso dal Governo di Giorgia Meloni nel 2023, che ha permesso un leggero aumento del netto in busta paga per i redditi medio-bassi. Affiora comunque una certa differenza tra percezione soggettiva della povertà e i dati oggettivi. In effetti, molti italiani si sentono più poveri anche quando i numeri ufficiali non mostrano un peggioramento altrettanto marcato. Le sensazioni che si registrano nascono anche per una combinazione di fattori economici strutturali e – sicuramente – psicologici che si sono aggravati negli ultimi anni a causa anche dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente. I cittadini oggi non si sentono solo più poveri economicamente, ma anche più insicuri, più frustrati e meno speranzosi nel futuro che in maggioranza non riescono a pianificare. Emerge quindi un vincolo esterno nella percezione di impoverimento degli italiani che influenza negativamente la vita quotidiana delle persone e rafforza la sensazione soggettiva di essere più poveri, anche se non dipende direttamente dalle scelte individuali o interne del Paese. Ad esempio, l’inflazione “importata” a causa delle guerre, dei blocchi delle vie di trasporto e delle tensioni internazionali, ha causato un aumento dei prezzi delle materie prime (petrolio, gas, grano, …), mettendo in difficoltà il nostro Paese che, importando questi beni, subisce tutti i rincari che si riflettono sui prezzi al consumo quindi, la bolletta del gas aumenta perché il costo del gas russo è salito e così via... Le principali voci di spesa delle famiglie italiane sono influenzate da fattori come reddito, inflazione, zona geografica e composizione del nucleo familiare. I cittadini intervistati nel sondaggio di Only Numbers hanno identificato gli alimentari (54.4%) e le tasse (53.5%) – siamo giusto in periodo di dichiarazione dei redditi – come ciò che incide maggiormente sul loro portafoglio. Anche il costo della gestione della casa (42.9%) con affitto, mutuo, utenze, … è diventato per loro una spesa importante. Tutto ciò riflette anche una perdita di un importante punto di riferimento, perché la casa, che una volta era vista come un bene rifugio e un simbolo di stabilità, oggi è vissuta, per chi si sente in difficoltà, come un costo pesante, un impegno “rigido” e una fonte di incertezza. Anche le spese mediche rappresentano un problema crescente per molte famiglie italiane (35.1%), e contribuiscono alla percezione generale di impoverimento. Oggi la sanità è pubblica, tuttavia non sempre accessibile nei tempi e nei modi necessari, così, per molti italiani, curarsi è diventato un costo imprevisto e spesso insostenibile, che aggrava l’equilibrio economico familiare. Infine tra le spese più importanti del budget familiare il campione di italiani intervistati da Only Numbers ha indicato l’auto, considerandola quasi un bene necessario, ma molto costoso. L’auto in Italia non è considerata un lusso, tuttavia è diventata una necessità costosa. Il problema non è solo comprarla, ma mantenerla nel tempo, questo la rende una delle spese pesanti e “ineliminabili” per milioni di famiglie. Al fondo del bilancio stimato dal campione di italiani compaiono lo svago e il divertimento (10.2%), la scuola e l’Università, il doposcuola, i campus, le colonie per i figli (6.4%), l’abbigliamento (4.2%) e il trasporto pubblico (2.9%). È questa la classifica delle spese individuate –insieme a poche altre- che incidono maggiormente sul bilancio delle famiglie italiane. L’Italia, come molti altri Paesi, è vincolata da diversi fattori esterni che limitano – o condizionano fortemente – le sue azioni e decisioni politiche. Questi limiti derivano da obblighi internazionali, economici e geopolitici, tuttavia il nostro Paese non è del tutto impotente nelle sue azioni. Sulla base di queste convinzioni il 62.6% dei cittadini intervistati è molto severo nel giudizio, non essendo convinto che siano stati fatti passi in avanti nel realizzare qualcosa di utile per aiutare le famiglie di fronte alle difficoltà economiche, mentre un italiano su quattro (27.9%) si dichiara più ottimista sostenendo l’azione del Governo e riconoscendo che, nonostante tutto, sta ottenendo dei risultati nell’aiutare i cittadini a contrastare il carovita. Il giudizio sul Governo di Giorgia Meloni si “blocca” sugli elettorati perché prevale l’identità politica sulla valutazione razionale delle condizioni di vita. Così il centro destra risulta cautamente ottimista con dei buoni giudizi, mentre il centro sinistra si dimostra molto duro ed inflessibile esprimendosi compatto sulla mancanza di risultati in tal senso. La sensazione di impoverimento che tanti italiani provano oggi, nasce dalla fatica quotidiana di far quadrare i conti. Quando la casa e il mangiare diventano un peso, la salute un lusso e l’auto una necessità troppo cara, non si parla solo di economia, ma di dignità. La percezione di un’Italia più povera è lo specchio di un disagio profondo, ma anche di una domanda di risposte concrete. Dare ascolto a questo disagio diffuso non è solo un dovere politico, ma una responsabilità collettiva. Sebbene i dati non sempre mostrino un collasso economico, la percezione di povertà è reale e va compresa come un indicatore sociale importante.