la Repubblica, 29 giugno 2025
Stipendi inferiori ai commessi lo sciopero dei farmacisti
Un farmacista guadagna meno di un commesso». Nello Campochiaro, farmacista collaboratore (il livello contrattuale più alto, che include anche la possibilità di sostituire il titolare della farmacia), delegato della Uil-Tucs Sardegna, indossa da settimane sul camice la targhetta: “Io difendo la mia professsione”. «Le tre “s” non sono un errore – spiega – indicano la nostra essenza, la nostra identità, il nostro diritto di essere parte delle decisioni che ci riguardano». I 58mila farmacisti collaboratori aderenti a Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTucs, con gli altri circa 18mila dipendenti che svolgono mansioni diverse (dai magazzinieri agli addetti alla consulenza estetica ai tecnici) sono da tempo in agitazione, e per l’1 luglio hanno proclamato uno sciopero di quattro ore, dalle 8 alle 12, con un presidio dalle 9 alle 11 davanti alla sede di Federfarma, a Roma.
Allo sciopero seguiranno poi un presidio a Cesena il 2, un flash mob a Vicenza alle 20.30 in piazza dei Signori il 3, un altro presidio il4 a Modena davanti alla sede di Federfarma e nella stessa giornata a Belluno davanti alla Prefettura.
«Chiediamo il rinnovo del contratto, scaduto il 31 agosto dell’anno scorso – spiega Marco Beretta, segretario nazionale Filcams – con un aumento salariale che tenga conto della perdita di potere d’acquisto tra il 2021 e il 2024, e delleprevisioni per il prossimo triennio. Ma anche della elevatissima professionalità dei farmacisti, che dopo un corso di laurea di cinque anni, che non è certo una passeggiata, in questo Paese costituiscono un presidio sanitario indispensabile, con nuove mansioni che devono essere riconosciute in termini di inquadramento e retribuzione». Pur essendo laureati Stem, i farmacisti, spiegano i sindacalisti, guadagnano circa 1.500 euro netti in entrata, e circa 1.800 con vent’anni di anzianità. Stipendi magri che «spingono molti giovani a cercare altro, in Italia o all’estero». L’attuale richiesta di aumento contrattuale è di 360 euro lordi mensili, Federfarma ne offre 120, perché, ha spiegato in una nota, «la richiesta dei sindacati non tiene conto del fatto che le farmacie e i contesti territoriali in Italia non sono tutti uguali. Per circa 6mila farmacie private, pari a un terzo del totale, un incremento così rilevante avrebbe un impatto tale da metterne a rischio l’esistenza». «Mentre ci offrono 120 euro lordi in tre anni, circa 69 centesimi lordi l’ora obietta Campochiaro – in parallelo si lancia la “Farmacia dei servizi”, che digitalizza, offre screening, Ecg, prenotazioni Cup, consulenze, tessere sanitarie, assistenza. Ma chi la fa funzionare questa farmacia moderna?». Per i sindacati di categoria «la proposta economica avanzata da Federfarma è completamente scollegata dalla realtà economica del settore. Serve un rinnovo contrattuale dignitoso»