la Repubblica, 29 giugno 2025
Trump, sfida sul bilancio dopo la Corte Suprema. Musk lo accusa di nuovo
Donald Trump ha avvertito subito: l’amministrazione approfitterà immediatamente della sentenza della Corte Suprema sui poteri dei giudici federali, per eliminare appena possibile tutti i blocchi alla sua agenda, che in queste ore conta di ottenere una forte spinta dal voto in Senato sulla legge di bilancio. Perché è vero che il massimo tribunale non si è espresso nel merito dello ius soli, e quindi potrebbe ancora bocciare il decreto con cui il presidente vuole cancellare la cittadinanza automatica per chiunque nasca sul territorio americano, ma per certi versi ha fatto molto peggio. Negando infatti la validità delle ingiunzioni a livello nazionale emesse dai giudici federali, ha aperto la porta all’applicazione di qualsiasi ordine emetta il presidente. Se è legale o no si valuterà dopo, con tutte le conseguenze devastanti per chi ne subirà subito gli effetti, che in molti casi potrebbero lasciare le vittime dell’abuso costituzionale senza alcuna possibilità di ottenere rimedio. Madri che non possono registrare i figli come americani, famiglie costrette a lasciare il Paese, genitori che perdono il lavoro, diritti di ogni genere negati.
Trump però ha vinto e vuole procedere con la marcia verso l’autoritarismo, partendo da settori come immigrazione, istruzione pubblica e privata, i tagli del Doge già guidato da Elon Musk, lo smantellamento di agenzie federali come quella per lo sviluppo Usaid. L’emergenza quindi per chi vuole resistere è individuare al più presto possibile alternative, per ottenere il blocco delle iniziative potenzialmente illegali che l’amministrazione si prepara a prendere a tappeto, per far avanzare l’agenda di Trump.
Secondo un’analisi del sito Politico, la sentenza scritta dalla giudice Amy Coney Barrett lascia aperte tre scappatoie: class action; cause presentate dagli Stati e quelle basate sull’Administrative Procedure Act.
Dunque la sfida per salvare i principi basilari dello stato di diritto nelle democrazie liberali resta aperta, per quanto difficile, mentre Trump punta a far avanzare la sua agenda economicacon il “Big Beautiful Bill”, che gonfierebbe il debito nazionale per finanziare 4.500 miliardi di tagli alle tasse. Per questo motivo ieri Musk è tornato a schierarsi contro: «Questa legge distruggerà milioni di posti di lavoro e danneggerà il Paese, è completamente folle e distruttiva». Almeno due senatori repubblicani la pensano come lui e questo potrebbe far saltare il provvedimento o costringere il vicepresidente J D Vance a intervenire per salvarlo. Mentre i democratici vogliono allungare i tempi facendo leggere l’intero testo in aula.