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 2025  giugno 28 Sabato calendario

Bull, il vice-Farage e la corsa di Reform

È così filo-Donald che subito dopo l’attentato del luglio 2024 all’allora candidato repubblicano apparve in televisione con un cerotto all’orecchio in segno di solidarietà, tanto che i lib-dem, quando è stato eletto presidente di Reform UK, lo hanno definito «un sicofante di Trump». Ma David Bull sembra impermeabile alle critiche. Se lo fosse sarebbe molto imbarazzato per aver definito in passato «un idiota» Nigel Farage, cioè chi lo ha voluto a tutti i costi in questo incarico e di cui diventerà il braccio destro nel partito. Forse anche a Downing Street, perché ormai non è più fantapolitica ipotizzare che il leader nazional-populista possa diventare un giorno, come indicano gli ultimi sondaggi, il nuovo primo ministro britannico. «La vera questione – scrive su The Times Fraser Nelson – è che cosa o chi lo fermerà».
«Darà una leadership al nostro esercito di volontari e ispirerà la base del partito» dice Farage di questo presentatore televisivo e conduttore di reality show, molto conosciuto dal pubblico, ex conservatore durante l’era Cameron ed eurodeputato del Brexit Party prima dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. Sostituirà il milionario islamico Zia Yusuf, islamico praticante, che è dovuto tornare dietro le quinte, dove continuerà a essere molto influente, per essersi espresso contro la proposta di vietare il burka scontrandosi con la neoparlamentare Sarah Pochin, vincitrice a sorpresa delle suppletive nel bastione laburista di Runcorn e Helsby.
Ex medico ospedaliero, Bull è accusato di avere studiato un piano di privatizzazione che porterà i cittadini a pagare cifre elevate per trattamenti di routine. «Le facce cambiano alla guida di Reform UK ma l’impegno di porre fine al servizio sanitario nazionale come lo conosciamo rimane lo stesso», ha detto un portavoce del Labour cercando di mettere in difficoltà un uomo che sembra essere pericoloso per il malandato governo Starmer. «Il mio ruolo sarà di tenere insieme le due parti della nostra organizzazione, quella dei volontari e quella professionale», ha promesso il vice di Farage, convinto della necessità di attenuare i malumori dei militanti che hanno poco potere decisionale. È il paradosso, questo verticismo, di molti partiti «anti-establishment».