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 2025  giugno 28 Sabato calendario

Regionali, sfida sulla data del voto. I partiti (trasversali) dei presidenti

La partita si riapre, lo scorso 18 giugno, con una lettera firmata dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca. È indirizzata al presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga e chiede «un breve rinvio delle elezioni regionali». In autunno, infatti, è previsto il voto, oltre che in Campania, nelle Marche, in Puglia, in Toscana, in Valle d’Aosta e in Veneto.
Fedriga inserisce la lettera al punto 5 dell’ordine del giorno sotto il titolo: «Problematiche inerenti il Pnrr e le prossime consultazioni elettorali». Nella sua lettera, De Luca mette in fila un lungo elenco di «interventi di assoluto valore strategico», opere avviate il cui iter sarebbe «messo in sicurezza» dal rinvio alla primavera 2026. Con il macigno delle scadenze legate appunto al Pnrr. Ma al termine della riunione, assenti Emilia-Romagna, Marche e Puglia, nulla viene deciso. Una posizione comune tra le Regioni non c’è: i presidenti hanno dato mandato a Fedriga di prospettare alla premier Giorgia Meloni le due linee, i favorevoli e gli ostili.
Certo, c’è chi pensa che l’allungamento dei tempi possa anche riaprire un’esilissima possibilità per il terzo mandato dei governatori, naufragato l’altro giorno con un nuovo voto negativo (il quinto) al Senato. Ma è vero che il rischio paventato da De Luca, le scadenze del Pnrr e anche il rischio di esercizio provvisorio per Regioni che sarebbero operative, con giunta costruita, magari a novembre inoltrato. Soprattutto, le prossime elezioni regionali vanno assumendo una fisionomia cruciale: sono il primo stadio della campagna elettorale per le Politiche 2027. Passando per le amministrative 2026 che includono città come Milano, Torino, Bologna e Venezia. Ma le Regionali non saranno una passeggiata per il centrodestra, il rischio che finiscano 4-1 (la Val d’Aosta ha una dinamica tutta sua) è concreto.
La posta in gioco
Il risultato delle urne aprirà nei fatti la campagna elettorale per le Politiche 2027
Fatto sta che la posizione, anche sullo slittamento del voto, è trasversale agli schieramenti. Se De Luca ha posto il problema nella maniera più ufficiale, il governatore pd della Toscana, Eugenio Giani, ieri ha suonato la carica, ma in direzione contraria: «Ai toscani dico: prepariamoci. Voteremo il 12 o il 19 ottobre, secondo quanto ci dice la Costituzione. Questo significa presentare le liste 30 giorni prima, a settembre, indire i comizi elettorali per la seconda metà di agosto». Avrà apprezzato Elly Schlein, che di rinvii non vuole sentir parlare. E difatti sarebbe contrario anche Michele de Pascale, dall’Emilia-Romagna, sia pure non interessato alla scadenza. Mentre al veneto Luca Zaia, al di là della questione dei mandati, certamente non dispiacerebbe inaugurare le Olimpiadi di Milano-Cortina il 6 febbraio 2026. Mentre Forza Italia, con il segretario campano Martusciello, è contrarissima ai rinvii: «Si doveva votare ieri». Il governo pare stia riflettendo sulla possibilità di fare un election day autunnale ma ad oggi non è aria, se la Toscana andrà al voto a metà ottobre, le Marche forse anche prima. Mentre in Veneto la data pare il 16 novembre.
Tutto resta insomma in altissimo mare. Perché in ogni caso il rinvio dovrebbe essere stabilito con decreto, che dovrebbe rispondere ai criteri di necessità e urgenza. Si dovrebbero rinviare le elezioni, affare delicatissimo nelle democrazie, a meno di due mesi dalla convocazione dei comizi secondo scadenza naturale. Difficile che il presidente Mattarella possa esser d’accordo in assenza di motivi gravi come fu, nel 2021, l’epidemia di Covid. Una fonte autorevolissima della maggioranza la dice così: «Sarebbe stata un’ipotesi percorribile nel caso in cui tutte le Regioni avessero chiesto il rinvio. Forse con un’unanimità