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 2025  giugno 28 Sabato calendario

La propaganda russa ha Meloni nel mirino. “Festa con Zelensky?”

Le smorfie, gli occhi sbarrati, lei che si tocca il naso: un montaggio di tutte le espressioni facciali che in un pugno di minuti Giorgia Meloni assume diventa strumento della propaganda russa per avanzare insinuazioni pesanti. Il filmato, esempio purissimo di manipolazione tipica del regime di Mosca, è stato pubblicato dal profilo social di Russia Today, network, diretta espressione mediatica del Cremlino e bandito dal territorio europeo dopo l’invasione dell’Ucraina ordinata da Vladimir Putin.
Il materiale originale, poi riplasmato con perfidia e malizia, sono le dichiarazioni che Meloni ha rilasciato ai giornalisti durante un rapido punto stampa a margine del vertice Nato de L’Aja, mercoledì 25 giugno.
La macchina taglia e cuce insieme secondi diversi, in cui la premier italiana si esibisce nelle classiche “faccette” e movenze esasperate che ormai sono diventate cifra della sua comunicazione politica, riconoscibili, spesso usate in Parlamento, finite una volta addirittura sulla prima pagina del Wall Street Journal.
Ma in questo caso i canali di RT vanno oltre. Sopra il video scrivono «“Tutto bene Giorgia Meloni? Avete fatto troppa festa con Zelensky a L’Aja?». Tanto per essere ancora più espliciti con i pochi che magari non capiscono al volo il sottinteso, i russi fanno rimbalzare su migliaia di altri profili collegati a RT screenshot della leader mentre strabuzza gli occhi di fronte alle telecamere o si tocca il naso, come a lasciar intendere che fosse in stato di alterazione per aver assunto chissà cosa.
Metodi non nuovi: la demolizione pubblica del presidente ucraino Volodymyr Zelensky è passata quasi da subito da manipolazioni di questo genere, fino a vere e proprie fake news, come quando in un video apparve un mucchietto di cocaina sulla scrivania, accanto alla sua mano. Il video di Meloni in poche ore è diventato virale, diffondendosi a livello globale, fino a penetrare i social italiani, nel reticolo dei profili filo-Putin, con quella stessa battuta, tradotta e rilanciata.
Strategie di disinformazione di cui la destra e i populisti italiani, compreso il partito della premier Fratelli d’Italia, un tempo tra gli ammiratori della leadership spirituale di Putin, hanno approfittato non troppi anni fa. E che impazzano senza controllo su X, il social di Elon Musk, il magnate amico della premier che, con il suo sostegno, si batte per limitare i vincoli europei contro gli inquinamenti social in nome del free speech.
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Ma si sbaglierebbe a pensare che si tratti di un fatto isolato e casuale. Non è nessuna delle due cose. La propaganda di Mosca non si muove mai senza una ragione. E Meloni recentemente ha offerto più di un motivo ai putiniani per scatenarsi. Il Cremlino è rimasto certamente deluso dal fatto che la premier, leader della destra sovranista, fan da sempre di Donald Trump e del Movimento Maga, il popolo del Make America Great Again, non abbia seguito la svolta del presidente americano sulla Russia e sulla guerra in Ucraina: quell’approccio più soft e più compiacente verso Putin è una delle pochissime imposizioni di Trump a cui la presidente di FdI non ha ceduto. Tranne qualche premura iniziale, per non irritarlo e nell’attesa di capire bene se il tycoon avrebbe fatto sul serio o meno, Meloni è sempre stata netta nella condanna di Putin.
Anche alla Casa Bianca, in una situazione di potenziale imbarazzo, quando questo giornale le chiese se era d’accordo con Trump che aveva addossato a Zelensky le responsabilità della guerra. Meloni scelse toni pacati, visto anche chi aveva seduto accanto a sé nello Studio Ovale, ma ribadì, citandolo, che la colpa era di Putin. Concetto, poi, ripetuto al G7 in Canada e alla Nato in Olanda, dove Meloni ha rivendicato il sostegno a Kiev e la necessità di nuove sanzioni contro Mosca.
Non solo. Anche su altre aree di conflitto la premier ha assunto una postura di sfida verso i tentativi di infiltrazione russa. Su tutte, la Libia. Da settimane, dopo riunioni a Palazzo Chigi dedicate a report specifici dei servizi segreti, Meloni mette in guardia gli alleati sulle ambizioni della Russia di ritrovare nel paese del Nord Africa, eternamente sull’orlo della guerra civile, lo sbocco portuale perso in Siria dopo la cacciata di Assad.
Sempre perché le manovre mediatiche russe hanno ben poco di casuale e a proposito di dittatori amici di Putin in Medio Oriente, finiti in disgrazia: una settimana fa non ha avuto grande evidenza la notizia di un altro attacco scagliato da Mosca contro Meloni. Questa volta ufficiale e più istituzionale. Firmato Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri, da sempre molto attiva a replicare alle voci critiche italiane.
Al termine del G7 di Kananaskis, mentre erano in corso i raid israeliani, parlando con gli inviati della stampa italiana, Meloni aveva sostenuto di sognare una sollevazione popolare in Iran che portasse alla caduta del regime dell’ayatollah Khamenei. «Ricordo al capo del governo italiano che nel 1965 l’Assemblea generale Onu ha adottato una risoluzione intitolata “Dichiarazione sull’inammissibilità dell’intervento negli affari interni degli Stati e sulla protezione della loro indipendenza e sovranità”». Questa la risposta di Zakharova in soccorso della teocrazia amica. Superfluo aggiungere cosa ha imperversato su X.